Lo strano caso della zona di transito negli aeroporti
Viaggiando all’estero può capitare di dover far scalo in un paese terzo, diverso sia da quello di partenza, sia da quello di destinazione. In questi casi per raggiungere la propria coincidenza, molto probabilmente, si attraverserà quella che, all’interno degli aeroporti, è nota come “zona di transito internazionale”, dove, però non è richiesta nuovamente l’esibizione dei documenti.
Il dubbio collegato a tale situazione è capire in quale paesi ci si trovi in quel determinato frangente di tempo.
La risposta è, da un lato, semplice, dall’altro complessa: la zona di transito internazionale di un aeroporto è, sicuramente, parte del Paese nel quale è fisicamente posizionato, difatti qualsiasi crimine commesso all’interno di tali zone è sottoposto alle leggi del Paese nel quale lo scalo si trova; ma, allo stesso tempo, lo status di un soggetto che si trova all’interno di tale zona è indubbiamente diversa da quello di un soggetto che abbia effettivamente attraversato la dogana.
La situazione si fa ancora più complessa: gli USA possiedono un particolare sistema di dogane posizionato al di fuori del loro territorio nazionale in numerosi aeroporti stranieri, in particolare in Canada, ma alcuni sono presenti anche in Europa, come, ad esempio, l’aeroporto Internazionale di Dublino.
Questo sistema permette ai viaggiatori di attraversare tutto l’iter burocratico prima della partenza ed una volta giunti negli Stati Uniti non c’è la necessità di passare nuovamente per la dogana. In questi casi i viaggiatori che superano tali dogane continuano ad essere assoggettati alle leggi del Paese dove è fisicamente localizzato l’aeroporto, ma d’altro canto hanno già superato la dogana Americana: si trovano in America, eppure non su suolo americano.
Gli agenti della dogana americana che lavorano in territorio straniero non sono soggetti alla giurisdizione estera e vengono trattati come agenti diplomatici.
La questione delle zone di transito internazionale all’interno degli aeroporti è, come si vede, molto spinosa; nonostante la Convezione di Tokyo del 1988 abbia regolato la sovranità territoriale a bordo dei velivoli sul modello della Convenzione di Montego Bay per il diritto marittimo, prevedendo che la giurisdizione per i crimini commessi su un aereo in volo sia legata al Paese presso cui l’aereo è registrato, poco si è fatto per qualificare le zone di transito Internazionale all’interno degli aeroporti.
Questa mancata qualificazione ha portato a casi molto complicati, su tutti il caso di Edward Snowden.
L’uomo era ricercato dagli Stati Uniti dopo aver rivelato pubblicamente dettagli di diversi programmi di sorveglianza di massa del governo statunitense e britannico; dopo essere arrivato all’aeroporto Internazionale Sheremetyevo di Mosca rimase bloccato per 40 giorni all’interno della zona di transito internazionale. Il Governo USA, infatti, nel tentativo di bloccare la sua fuga, aveva revocato il suo passaporto e, a causa di questa revoca, egli non poteva più entrare legalmente nel Paese.
La Russia, nello stesso tempo, ha utilizzato questa situazione per affermare che non aveva nessuna giurisdizione su Snowden proprio a causa del mancato ingresso nel Paese; questa situazione si è protratta fino al momento in cui il Governo Russo ha deciso di accettare la richiesta di asilo dello stesso Snowden.
Questo caso ci fa capire come sia volubile il concetto di zona di transito internazionale, considerabile una fictio iuris che i Paesii usano per raggiungere gli scopi più vari, dal semplificare la vita dei viaggiatori a strumento per imporre il proprio peso internazionale.
Mattia Monticelli è nato a Napoli nel 1993, diplomato al Liceo Scientifico Elio Vittorini ed attualmente studente di Giurisprudenza presso la Federico II di Napoli, collabora con Ius in Itinere per l’area di Diritto Internazionale.
È da sempre appassionato dei risvolti pratici del diritto. Il suo interesse lo ha spinto ad entrare in ELSA Napoli ed a partecipare alla MOOT Court di Diritto Privato fin dal primo anno.
Ama viaggiare e scoprire culture e modi di vivere diversi, questo lo ha portato a studiare, fin dal Liceo, l’Inglese conseguendo numerosi certificati. La voglia di viaggiare lo ha motivato a specializzarsi in futuro nel Diritto Internazionale.
Email: mattia.monticelli@iusinitinere.it