giovedì, Marzo 28, 2024
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Open Source Software e licenze Open Source: un’introduzione

A tutti sarà capitato di scaricare da Internet, forse anche per caso, Mozilla Firefox, apririlo e notare che si tratta di un browser, una sorta di Internet Explorer, ma diverso (alcuni direbbero migliore). Mozilla è un Software Open Source, per comprendere di cosa si tratta è necessaria, tuttavia, una premessa.

I software sono tutelati dai principali diritti di proprietà intellettuale (d’ora in poi PI), ma, sin dagli anni ‘90, il diritto d’autore è stato considerato come la tipologia di tutela che meglio si adatta alle peculiarità dei software[1]. Dunque, per utilizzarlo e svilupparne opere derivate senza violare i diritti del titolare del software, deve essere concessa una licenza.

Sulla base del tipo di licenza concessa, si distinguono i cosiddetti closed-source software, o proprietary software, che utilizzano in modo “tradizionale” della tutela attribuita dal copyright per limitare l’accesso agli utenti ternzi e mantenere il codice sorgente [2] del software non disponibile, e i software open source o free software.

La creazione e la continua diffusione dei software open source ha rappresentato un importante punto di svolta nelle regole del gioco del sistema dei diritti di proprietà intellettuale riguardo ai software. Infatti, anziché utilizzare i diritti di PI per aumentare gli introiti tramite licenze, il sistema open source li utilizza per garantire che sia il software che i prodotti da esso derivati, siano liberamente e ampiamente accessibili e condivisibili[3].

Difatti, i termini software open source,o free software, definiscono un software che è distribuito tramite un accordo di licenza particolare, in base al quale il codice sorgente può essere condiviso, modificato e ridistribuito da terzi senza necessità di ulteriori autorizzazioni, secondo il cosiddetto principio del copyleft. In particolare, la licenza è concessa a chiunque, essendo necessario solamente attenersi ai termini della licenza per poter utilizzare il software.

“The Open Source Definition”, pubblicata dall’organizzazione Open Source Initiative (OSI), composta da membri della comunità open source, stabilisce le condizioni che una licenza deve soddisfare affinché il codice oggetto della licenza possa qualificarsi come software open source[4]. La definizione è composta da alcuni termini relativi alla distribuzione del codice, in cui si afferma che le licenze devono consentire modifiche e opere derivate, nonché consentire la distribuzione delle opere derivate con gli stessi termini della licenza del software originale. Inoltre, contiene alcuni altri requisiti, come la non discriminazione tra persone, gruppi o campi di attività.

Quindi, nell’eventualità di un software open source, l’accesso libero al codice sorgente consente agli utenti, innanzitutto, di eseguire il programma e studiare come funziona, quindi adattarlo a esigenze diverse, ridistribuire copie e migliorare il programma, rilasciando miglioramenti al pubblico, così da poterne far beneficiare l’intera comunità.

Una licenza, per essere definita open source, deve essere sottoposta al controllo dell’Open Source Initiative attraverso un procedimento specifico di revisione. Alcune società hanno sottoposto le proprie licenze al controllo dell’OSI, quali I.B.M, Apple Computer, Intel e Sun Microsystem, che hanno superato la revisione e vedono le proprie licenze parte integrante dell’elenco ufficiale pubblicato dall’OSI[5].

Molte licenze soddisfano la Open Source Definition descritta sopra. La GNU GPL ne rappresenta l’archetipo ed è una delle licenze più severe: la GPL, infatti, consente al licenziatario di utilizzare, copiare, distribuire e modificare il software, imponendo al contempo la licenza di tutte le opere derivate con le stesse clausole della licenza originale, nonché e di concedere in licenza tutti i brevetti per l’uso gratuito. Altre licenze open software note sono, inoltre, le seguenti:

  • Apache License 2.0 (Apache-2.0)
  • 3-clause Berkeley Software Distribution (BSD) license (BSD-3-Clause)[6]
  • 2-clause Berkeley Software Distribution (BSD) license (BSD-2-Clause)
  • GNU Lesser General Public License (LGPL)
  • MIT license (MIT)
  • Mozilla Public License 2.0 (MPL-2.0)
  • Common Development and Distribution License version 1.0 (CDDL-1.0)
  • Eclipse Public License version 2.0

Inoltre, le licenze open source sono classificate in base alla tipologia e alla finalità dell’accordo; le due categorie più importanti sono quelle delle licenze accademiche e quella delle licenze reciproche. Le prime sono licenze, tra cui la BDS, MIT, Apache 1.1 e Artistic License 2.0, in base alle quali il licenziante cede l’esclusività del suo diritto di adattare il software senza imporre alcun obbligo relativo alle opere derivative. Le licenze reciproche, invece, come la GPL e la Mozilla Public License, richiedono al licenziatario di distribuire copie di opere derivate solo in forma di codice sorgente, senza alcuna remunerazione o restrizione all’uso[7].

I due esempi più importanti di software open source sono il sistema operativo Linux e il server Web Apache. Attualmente, software open source popolari sono, inoltre, Mozilla Thunderbird, Google Chrome, OpenOffice, Android e WordPress e Mozilla Firefox menzionato sopra.

Ma quindi, cosa significa che Mozilla Firefox è open source? Significa che si può chiedere assistenza online alla community Mozilla[8], o, qualora si conoscessero dei linguaggi di programmazione, si può entrare a far parte della community apportando modifiche al software o suggerendo modifiche[9].

 

[1]Infatti, alcuni elementi o miglioramenti tenuti nascosti possono essere tutelati dal trade secret, i brevetti tutelano le invenzioni realizzate a mezzo di un computer e il marchio, anche se meno rilevante dal punto di vista dell’innovazione tecnologica, protegge il brand del software dalle imitazioni. Il copyright tuttavia è ritenuto più adatto a tutelare le specificità del software, non necessitando di alcune registrazione che, nel caso del brevetto, viene concessa dopo un periodo di tempo -circa 3 anni- che molte volte è più lungo del tempo in cui il software è utilizzato e redditizio.

[2]Il codice sorgente è un insieme di istruzioni scritte in linguaggio di programmazione, leggibile anche dagli umani. Il codice sorgente viene poi tradotto in un codice binario, il codice oggetto, che è elaborato dal computer.Si veda Pitegoff, Open Source, Open World, Business Law Today, n. 11, September-October 2001, pagine 52 – 56, accessibile tramite Heinonline.org.

[3]Lemley, Shafir,Who Chooses Open source Software, 78, The University of Chicago Law review, 139, 2011, accessibile tramite Heinonline.org; si noti che l’iniziativa open software non ha l’obiettivo di eliminare i diritti di PI, ma piuttosto di utilizzarli in modo da creare uno spazio per produrre codici accessibili e modificabili, si McGowan, Legal Implications of Open source Software, accessibile qui https://ssrn.com/abstract=243237.

[4]Accessibile al seguente link https://opensource.org/osd.

[5]Accessibile al seguente link https://opensource.org/licenses/alphabetical.

[6]La BSD era la licenza tramite cui l’Università di Berkeley distribuiva una versione open source di UNIX negli anni 80. È meno restrittiva della GPL e consente al licenziatario di modificare il codice sorgente e distribuire l’opera derivativa come codice oggetto, senza il corrispondente codice sorgente, in una versione commerciale. Si veda Pitegoff, supra.

[7]For further details about Academic and Reciprocal licenses, please see Rehm, Navigating the Open Source Minefield: What’s a Business to Do, Wake Forest Intellectual Property Law Journal, 2010, vol. 10, num. 3, pages 289 – 322, available at Heinonline.org.

[8]Consultando il sito https://www.mozilla.org/en-US/contact/communities/.

[9]Per tutte le informazioni su come diventare un Mozilla contributor, si veda https://developer.mozilla.org/en-US/docs/Mozilla/Developer_guide/Introduction.

Lucrezia Berto

Classe 1992, piemontese di nascita ma milanese d’adozione, si laurea nel 2016 in giurisprudenza alla School of Law dell’Università Bocconi. Dopo l'inizio della carriera professionale negli Stati Uniti e la pratica forense presso uno dei principali studi legali milanesi, decide di seguire le sue passioni iscrivendosi all’LL.M in Law of Internet Technology dell’Università Bocconi. Attualmente vive in Spagna, a Barcellona, dove si occupa di consulenza in materia IP, IT e Data Protection a startup ad alto livello tecnologico. Appassionata di nuove tecnologie, proprietà intellettuale e big data, è un’amante dei viaggi e dello sport. Contatto: lucrezia.berto@iusinitinere.it

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