giovedì, Marzo 28, 2024
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PiGreco Day: analisi dello scenario economico attuale in rapporto col passato

Il quattordici marzo scorso in tutto il mondo è stato celebrato il PiGreco Day. Una grande festa per ricordare l’importanza di questa magica costante dell’Universo (come recitava Einstein), e della matematica in generale[1]. Ogni narrazione di PiGreco non può che partire dalla storia greca, dalla storia di Archimede, uno dei primi ad approssimarne il valore a 3,14. Questa riflessione, fonti alla mano, consente di riscoprire le osservazioni condotte dai pensatori greci sui modelli socio-economici. Osservazioni che, ancora oggi, sono fortemente attuali.

Il contesto è l’Atene del VII-VI secolo a.C. Lo sviluppo di una florida attività mercantile determina la messa in primo piano di tre questioni cruciali: legislazione delle attività commerciali, problema della distribuzione della ricchezza e valore della moneta. In questo quadro sono tanti i piccoli artigiani che diventano ricchi mercanti, in un processo di sempre maggior accumulo che determina una distorsione degli equilibri sociali. E per la prima volta l’umanità si trova dinanzi ad un quesito: come agire su questo meccanismo che produce da un lato opportunità, anche se per pochi, e dell’altro tanta disparità?

La prima di queste risposte arriva dal fronte dei Sofisti, come Protagaro, Gorgia, Prodico ed Ippia. Favorevoli alla nuova situazione economica, esigono azioni politiche volte alla liberalizzazione. Va letta in questa direzione la loro richiesta di abolizione della schiavitù e la richiesta di un “salario minimo” per i lavoratori. Analisi socio-economiche frutto della richiesta di priorità dei diritti del singolo, come soggetto economico attivo, rispetto alle norme vigenti e vincolanti, ad avviso dei sofisti, della città. Si può leggere in queste contingenze il primo marchio del pensiero liberale[2].

Platone, allievo di Socrate, ribalta la prospettiva sofista: sono l’interesse ed il bene della collettività a dover dettare le linee socio-economiche. Tra le pagine dei Dialoghi, Repubblica e Leggi in primo luogo, il filosofo greco traccia le linee della “Città Ideale” (Utopica, ndr) che dovrebbe essere guidata dal principio di immortalità dell’Anima. La vita sociale sulla terra deve essere organizzata nel modo più giusto possibile al fine di assicurare la salvezza dell’anima. Platone affronta i problemi economici attraverso tale ricerca.

Il modello liberale dei sofisti è per Platone solo “mero spirito di concorrenza”, mentre la giustizia dovrebbe garantire ad ognuno la funzione sociale, con relativa posizione economica, corrispondente alle qualità morali, intellettuali e fisiche. La selezione delle classi superiori si basa sulle attitudini individuali e si effettua attraverso esami. Un tale modello dovrebbe garantire equilibri sociali.

[…] e se un loro rampollo (dell’aristocrazia, ndr) nasca con una certa commistione di bronzo e di ferro, non si lascino commuovere in alcun modo, ma assegnando alla natura il valore che le spetta lo caccino tra gli artigiani e gli agricoltori; e se per contro qualcun di costoro nasca con una vena d’oro o d’argento, lo apprezzino e sollevino gli uni all’ufficio di guardiano, gli altri a quello di ausiliare; essendovi un oracolo che allora la città andrà in rovina quando la custodisca il guardiano di ferro o di bronzo.’’[3]

Le possibilità dei cittadini devono essere indipendenti dalla condizione sociale ed economica dettata dalla nascita. Il “governo” deve garantire pari opportunità ai cittadini, rispetto alle competenze di ciascuno. In quest’ottica la proprietà privata diventa un ostacolo che andrebbe limitato per una più equa giustizia sociale. Per questo motivo, Platone è stato visto come un precursore del comunismo. Ma se Marx è mosso da osservazioni ed analisi scientifiche, Platone lo è da pretese spirituali, quali l’immortalità dell’anima.

Presso l’Accademia di Platone, si forma Aristotele, il terzo (primo, in senso scientifico) studioso dell’economia nell’antichità. La sua analisi socio-economica è mossa da motivazioni prettamente scientifiche: cerca di capire la società e le dinamiche economiche, scomponendone i meccanismi attraverso l’osservazione empirica. Lontano dal pensiero dell’immortalità dell’anima, Aristotele ritiene che l’uomo deve essere messo nelle migliori condizioni per essere felice, essendo quella sulla terra la sua “unica opportunità’’[4].

Aristotele è un forte sostenitore dell’economia di stampo mercantile, così come delle possibilità di arricchimento dell’uomo che decide di rischiare. D’altro canto, pone una forte critica verso l’accumulo sterile di denaro.

“[…] al contrario taluni ritengono la moneta un non senso, una semplice convenzione legale, senz’alcun fondamento in natura, perché, cambiato l’accordo tra quelli che se ne servono, non ha più valore alcuni e non è più utile per alcuna delle necessità della vita, e un uomo ricco di denari può spesso mancare del cibo necessario […]”

L’analisi aristotelica presenta una grande rilevanza alla luce della prima critica storica al concetto di moneta.

“[…] la moneta è sorta per convenzione come mezzo di scambio per i bisogni. E per questo la moneta è detta “cosa legale”, perché sorge non per natura ma per legge e sta in nostro potere il mutarla e il renderla fuori uso. […] La moneta quindi, come una misura, serve a pareggiare le cose, rendendole commensurabili[…]’’[5]

 Aristotele intuisce il potere della moneta come informazione da scambiare e non come bene intrinseco. Nel suo complesso, la posizione assunta è analoga a quella della socialdemocrazia contemporanea. Difatti, la pretesa di arricchimento dell’uomo è supportata, seppur in un quadro di regolamentazione monetaria e di trasparenza degli scambi. Tuttavia, linea di confine rispetto al pensiero dei giorni d’oggi resta l’accettazione del fenomeno della schiavitù, come fatto naturale.

Attualmente, con la crisi di valori e di punti di riferimento che imperversa, l’analisi del pensiero socio-economico delle origini può essere un giusto punto di inizio per meglio comprendere l’evoluzione che ha condotto alla società 4.0. Un società in cui la velocità ed il progresso subiscono il contrappeso delle disuguaglianze e del blocco del mercato del lavoro.

Procedendo per analogie, i sofisti rappresenterebbero le vicissitudini dell’alta finanza, Platone le richieste di un nuovo fronte socialista ed Aristotele il modello per un più attuale movimento popolare.

[1] P. Greco, Storia di π, Carocci Editore.

[2] J. Boncouer & H. Thouément, Le idee dell’economia, Edizioni Dedalo.

[3] Platone, La Repubblica, libri I-III, IV-X.

[4] Aristotele, Politica, libro I.

[5] Aristotele, Etica Nicomachea, libro V.

Fonte immagine: https://www.borderline24.com/2017/03/13/pi-greco-day-le-scuole-italiane-si-sfidano-online-14-marzo-2017/

 

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