venerdì, Marzo 29, 2024
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Quel 9 maggio in cui nacque l’Unione Europea

Il 9 maggio si celebra la festa dell’Unione Europea: sono trascorsi 68 anni dal solenne discorso che Robert Schuman, l’allora ministro degli Esteri francese, pronunciò a Parigi nel 1950. Il ministro francese invitò gli Stati ad unirsi per dare vita alla Comunità dell’Acciaio e del Carbone (CECA), un’istituzione che avrebbe permesso la messa in opera del mercato comune nel settore dell’acciaio e del carbone. Lo scopo, principalmente politico, era creare un’unione tra i paesi del continente europeo all’indomani della guerra e, soprattutto, allentare le tensioni tra Francia e Germania. Metaforicamente, la gestione comune di questi due materiali, utilizzati fino a quel momento per la creazione d’armi da guerra,  avrebbe garantito la pace al popolo europeo.

Il trattato istitutivo della CECA fu firmato un anno dopo nella capitale francese da sei Stati, considerati i “padri fondatori” dell’Unione Europea: la Francia, la Germania, l’Italia, il Belgio, il Lussemburgo e i Paesi Bassi.  [1]

L’Unione Europea, ha, dunque poco più di mezzo secolo di vita, nel corso del quale ha rivoluzionato la vita dei cittadini degli Stati Membri: la libertà di persone, merci, capitali e servizi ha cancellato le “frontiere”; l’adozione della moneta unica europea ha imposto delle politiche economiche comuni, volte alla riduzione del debito pubblico e del deficit; il diritto comunitario con la sua Corte di Giustizia (CGUE) ha invaso i diritti interni, con l’obiettivo di armonizzarli. La politica dei “piccoli passi”, secondo la quale l’Unione Europea andava e va costruita mano a mano, senza privare in maniera violenta gli Stati della propria sovranità nazionale e delle proprie competenze, ha portato, in 68 anni, fino al punto in cui siamo adesso.

Eppure non sempre tutto è stato fatto per bene, non sempre ogni passo è stato compreso: ne è una dimostrazione la Brexit con il voto dei cittadini inglesi che hanno deciso di abbandonare la comunità europea o l’insorgere delle forze anti-europeiste in tutto il continente, che invocano la sovranità nazionale, mettendo in dubbio i traguardi raggiunti. Ne è un altro eclatante esempio la politica dell’immigrazione, che divide tra chi invoca la solidarietà e chi costruisce i muri.

Il dubbio che sorge, ad opinione di chi scrive, è che l’Unione Europea sia cresciuta troppo in fretta senza riuscire ad avere un percorso sempre chiaro e coerente. Quali sono le priorità per il futuro: costruire una comunità politica o le priorità sono semplicemente economiche? Perchè, nel primo caso, sarebbe l’ora di iniziare, ad esempio, a mettere in atto un progetto comune in materia di difesa e sicurezza [2] che risulti credibile: non si può pensare di continuare a gestire la politica estera considerandola una semplice accozzaglia delle diverse opinioni nazionali.  Sarebbe altresì giunto il momento di prendere una posizione nei confronti dei Paesi Membri che violano i diritti fondamentali e non timidamente ignorare quanto accade nei paesi dell’Est, soprattutto in Polonia ed Ungheria.

In questo momento di crisi, è doveroso rileggere le parole che posero le basi dell’Unione Europea. E’ doveroso riflettere da dove siamo partiti e, soprattutto, chiederci dove vogliamo arrivare.

Di seguito, il testo integrale della dichiarazione Schumann:

La pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano.

Il contributo che un’Europa organizzata e vitale può apportare alla civiltà è indispensabile per il mantenimento di relazioni pacifiche. La Francia, facendosi da oltre vent’anni antesignana di un’Europa unita, ha sempre avuto per obiettivo essenziale di servire la pace. L’Europa non è stata fatta : abbiamo avuto la guerra.

L’Europa non potrà farsi un una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto. L’unione delle nazioni esige l’eliminazione del contrasto secolare tra la Francia e la Germania: l’azione intrapresa deve concernere in prima linea la Francia e la Germania.

A tal fine, il governo francese propone di concentrare immediatamente l’azione su un punto limitato ma decisivo.

Il governo francese propone di mettere l’insieme della produzione franco-tedesca di carbone e di acciaio sotto una comune Alta Autorità, nel quadro di un’organizzazione alla quale possono aderire gli altri paesi europei.

La fusione della produzioni di carbone e di acciaio assicurerà subito la costituzione di basi comuni per lo sviluppo economico, prima tappa della Federazione europea, e cambierà il destino di queste regioni che per lungo tempo si sono dedicate alla fabbricazione di strumenti bellici di cui più costantemente sono state le vittime.

La solidarietà di produzione in tal modo realizzata farà si che una qualsiasi guerra tra la Francia e la Germania diventi non solo impensabile, ma materialmente impossibile. La creazione di questa potente unità di produzione, aperta a tutti i paesi che vorranno aderirvi e intesa a fornire a tutti i paesi in essa riuniti gli elementi di base della produzione industriale a condizioni uguali, getterà le fondamenta reali della loro unificazione economica.

Questa produzione sarà offerta al mondo intero senza distinzione né esclusione per contribuire al rialzo del livello di vita e al progresso delle opere di pace. Se potrà contare su un rafforzamento dei mezzi, l’Europa sarà in grado di proseguire nella realizzazione di uno dei suoi compiti essenziali: lo sviluppo del continente africano. Sarà così effettuata, rapidamente e con mezzi semplici, la fusione di interessi necessari all’instaurazione di una comunità economica e si introdurrà il fermento di una comunità più profonda tra paesi lungamente contrapposti da sanguinose scissioni.

Questa proposta, mettendo in comune le produzioni di base e istituendo una nuova Alta Autorità, le cui decisioni saranno vincolanti per la Francia, la Germania e i paesi che vi aderiranno, costituirà il primo nucleo concreto di una Federazione europea indispensabile al mantenimento della pace.Per giungere alla realizzazione degli obiettivi cosi’ definiti, il governo francese è pronto ad iniziare dei negoziati sulle basi seguenti.

Il compito affidato alla comune Alta Autorità sarà di assicurare entro i termini più brevi: l’ammodernamento della produzione e il miglioramento della sua qualità: la fornitura, a condizioni uguali, del carbone e dell’acciaio sul mercato francese e sul mercato tedesco nonché su quelli dei paese aderenti: lo sviluppo dell’esportazione comune verso gli altri paesi; l’uguagliamento verso l’alto delle condizioni di vita della manodopera di queste industrie.

Per conseguire tali obiettivi, partendo dalle condizioni molto dissimili in cui attualmente si trovano le produzioni dei paesi aderenti, occorrerà mettere in vigore, a titolo transitorio, alcune disposizioni che comportano l’applicazione di un piano di produzione e di investimento, l’istituzione di meccanismi di perequazione dei prezzi e la creazione di un fondo di riconversione che faciliti la razionalizzazione della produzione. La circolazione del carbone e dell’acciaio tra i paesi aderenti sarà immediatamente esentata da qualsiasi dazio doganale e non potrà essere colpita da tariffe di trasporto differenziali. Ne risulteranno gradualmente le condizioni che assicureranno automaticamente la ripartizione più razionale della produzione al più alto livello di produttività.

Contrariamente ad un cartello internazionale, che tende alla ripartizione e allo sfruttamento dei mercati nazionali mediante pratiche restrittive e il mantenimento di profitti elevati, l’organizzazione progettata assicurerà la fusione dei mercati e l’espansione della produzione.

I principi e gli impegni essenziali sopra definiti saranno oggetto di un trattato firmato tra gli stati e sottoposto alla ratifica dei parlamenti. I negoziati indispensabili per precisare le misure d’applicazione si svolgeranno con l’assistenza di un arbitro designato di comune accordo : costui sarà incaricato di verificare che gli accordi siano conformi ai principi e, in caso di contrasto irriducibile, fisserà la soluzione che sarà adottata.

L’Alta Autorità comune, incaricata del funzionamento dell’intero regime, sarà composta di personalità indipendenti designate su base paritaria dai governi; un presidente sarà scelto di comune accordo dai governi; le sue decisioni saranno esecutive in Francia, Germania e negli altri paesi aderenti. Disposizioni appropriate assicureranno i necessari mezzi di ricorso contro le decisioni dell’Alta Autorità.

Un rappresentante delle Nazioni Unite presso detta autorità sarà incaricato di preparare due volte l’anno una relazione pubblica per l’ONU, nelle quale renderà conto del funzionamento del nuovo organismo, in particolare per quanto riguarda la salvaguardia dei suoi fini pacifici.

L’istituzione dell’Alta Autorità non pregiudica in nulla il regime di proprietà delle imprese. Nell’esercizio del suo compito, l’Alta Autorità comune terrà conto dei poteri conferiti all’autorità internazionale della Ruhr e degli obblighi di qualsiasi natura imposti alla Germania, finché tali obblighi sussisteranno.

[1] Com’è nata l’Unione Europea?

[2] Pesco: l’UE verso la difesa comune

Claudia Cantone

Laureata con lode e menzione presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Napoli "Federico II", ha conseguito il dottorato di ricerca in "Internazionalizzazione dei sistemi giuridici e diritti fondamentali" presso l'Università degli Studi della Campania "Luigi Vanvitelli". Durante gli anni di formazione, ha periodi di ricerca all'estero presso l'Università di Nantes (Francia), l'Università di Utrecht (Olanda) e il King's College London (Regno Unito). Avvocato presso lo studio legale "Saccucci & Partners", specializzato nel contenzioso nazionale e internazionale in diritti umani e diritto penale europeo e internazionale. Indirizzo mail: claudia.cantone@gmail.com

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