Risoluzione ONU per investigare crimini commessi dall’ISIS
Il 21 settembre 2017 il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha adottato all’unanimità la risoluzione 2379, presentata dal Regno Unito; con tale documento, il CdS chiede al Segretario generale dell’ONU (attualmente in carica: Antonio Guterres) di formare un Investigative team, guidato da uno Special Adviser, per indagare sui crimini commessi dall’ISIS.
Nello specifico, compito della task force sarà quello di coadiuvare le autorità irachene nella raccolta di prove di atti commessi dai terroristi del Daesh (tra cui uccisioni, rapimenti, attentati suicida, schiavitù, matrimoni forzati, human trafficking, stupri, violenze sessuali, reclutamento ed uso di bambini, attacchi e distruzioni di patrimonio culturali) che potrebbero essere qualificati, secondo il diritto internazionale, come crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio.
Spetta, adesso, al segretario ONU presentare, nel termine di 60 giorni, dei Terms of Reference che siano condivisi anche dal governo dell’Iraq, nel pieno rispetto della sovranità di quest’ultimo; è, infatti, sottolineato, al par. 5, che lo stato iracheno manterrà la giurisdizione sui crimini commessi nel proprio territorio, che dovranno far parte del team investigativo anche giudici e professionisti iracheni e che qualsiasi altro utilizzo delle prove al di fuori delle corti nazionali dovrà essere deciso in accordo col il governo, case by case.
La risoluzione costituisce, secondo l’avvocato Amal Clooney, “una tappa fondamentale (huge milestone)” per tutti coloro che attendevano giustizia ed è, sicuramente, un primo passo per arrivare a dichiarare la responsabilità penale dei crimini commessi dall’ISIS dinanzi ad organi giurisdizionali.
D’altro canto, come sottolineano sia Amnesty International UK che Human Rights Watch, il documento non contiene alcun tipo di misura per accertare, ugualmente, la responsabilità di atti commessi dalle forze irachene nel corso dei conflitti. In un report risalente a Luglio 2017 gli attivisti di Amnesty hanno, infatti, verificato che nei combattimenti a Mosul sia le forze governative che i militanti dell’ISIS hanno mancato di adottare misure adeguate per proteggere la popolazione civile; Human rights Watch ha, inoltre, denunciato torture e trattamenti disumani o degradanti commessi dalle forze irachene.
“Initiatives that can help ensure justice for victims of atrocities by ISIS members in Iraq are of course welcome news. But, this flawed resolution sends a dangerous message to all the other parties to the conflict who have also committed serious violations and crimes that they are above justice” dichiara Sherine Tadros, Head of Amnesty International UN Office in New York.
Attendiamo, impazientemente, di vedere come si muoverà il futuro Investigative team nello svolgimento del difficile compito che gli spetta.
Laureata con lode e menzione presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Napoli “Federico II”, ha conseguito il dottorato di ricerca in “Internazionalizzazione dei sistemi giuridici e diritti fondamentali” presso l’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”. Durante gli anni di formazione, ha periodi di ricerca all’estero presso l’Università di Nantes (Francia), l’Università di Utrecht (Olanda) e il King’s College London (Regno Unito). Avvocato presso lo studio legale “Saccucci & Partners“, specializzato nel contenzioso nazionale e internazionale in diritti umani e diritto penale europeo e internazionale.
Indirizzo mail: claudia.cantone@gmail.com