giovedì, Marzo 28, 2024
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Il ruolo del giurista e della legge nella grande sfida per la salvaguardia dell’ambiente

Premessa: questo è il primo di una serie di articoli che mirano ad analizzare, da un punto di vista del diritto internazionale, le legislazioni ambientali ed energetiche dei principali paesi firmatari della COP21. Questo primo articolo, tuttavia, ha l’obiettivo di inquadrare in via generale il ruolo che il giurista deve assumere, nel teatro internazionale, nella lotta per la salvaguardia dell’ambiente.

I giuristi, o aspiranti tali, che si occupano di diritto ambientale (o delle sue innumerevoli branche, come il diritto dell’energia) si rendono da subito conto dell’importanza che riveste l’analisi giuridica in questi ambiti. Lo studio della normativa, in primis internazionale e poi locale, che i paesi pongono per la tutela dell’ambiente dovrebbe essere al primo posto nella rubrica del dibattito pubblico. Ma così non è.
Il ruolo del giurista, e della cogenza normativa nel settore ambientale, è molto spesso sottovalutato. Si ritiene che la tutela dell’ambiente debba essere valutata da un punto di vista tecnico-ingegneristico, biologico, geologico e, solo in ultima battuta, normativo.
Ma negli ultimi anni, le grandi sfide che la crisi ambientale ha posto al mondo ci hanno obbligato a rivalutare il ruolo che il giurista e la norma possono svolgere nel teatro internazionale. Sterminata è la bibliografia di tantissimi giuristi di ogni parte del globo che si appellano al senso comune dei governanti. In Italia, ad esempio, di questo tema ne ha parlato Luigi Ferrajoli configurando l’esistenza di un “costituzionalismo internazionale” che dovrebbe porsi come primo obiettivo la tutela dell’ambiente.
Obiettivo di questa breve riflessione non è di certo entrare nelle storiche e irrisolvibili contraddizioni che, sin da Kelsen, solleva la tematica di un ordinamento unico ed internazionale che porterebbe alla formazione di una “costituzione internazionale”. Tuttavia, a parere di chi scrive, oggi il giurista non può non prendere atto che il futuro per lo sviluppo delle nuove energie e delle nuove tecnologie volte alla tutela ambientale, passa anche e soprattutto per una corretta normazione internazionale.
Prendere atto di questo nuovo ruolo che il giurista svolge nel teatro internazionale, vuol dire altresì prendere atto che la norma dovrà essere studiata da un diverso angolo visuale. Per capire come, posso citare Zagrebelsky, che incomincia il suo saggio dedicato ad Antigone citando un quadretto di Paul Klee che prende il nome di Angelus Novus. Un angelo che, spinto dal vento della modernità, procede in avanti con la testa sempre rivolta all’indietro. Con questo breve excursus Zagrebelsky esprime la necessità di studiare la norma spinto dal vento della modernità ma con uno sguardo rivolto sempre al passato.
Oggi, ciò che il giurista che si occupa di ambiente (e non solo) deve aggiungere a questa allegoria di Zagrebelsky, è un ulteriore elemento: una visione completa a 360 gradi. Una visione critica, completa, trasversale e, soprattutto, globale. Ciò vuol dire che lo sviluppo del diritto deve andare di pari passo con lo sviluppo della scienza. Ciò vuol dire, in secondo luogo, che lo studio del diritto internazionale deve essere, sempre più, posto in primo piano.
Il giurista, in altre parole, deve occuparsi di studiare altri ordinamenti, compararli con il suo, studiare fonti in lingua estera, dialogare con i colleghi di altri paesi. Solo così facendo può costruirsi un qualcosa che può avvicinarsi a quel “costituzionalismo internazionale” di cui parla Ferrajoli e, solo attraverso questi nuovi studi, può svilupparsi una normazione degna di questo nome per la tutela dell’ambiente.
Tanti sono i passi che sono stati fatti negli ultimi anni, come nel caso della COP21. Tuttavia, è necessario analizzare da un punto di vista critico anche quei passi in avanti che l’umanità ha compiuto per la regolazione responsabile, da un punto di vista giuridico, dell’ambiente. Ed è proprio questo il punto: per questa valutazione critica occorre una figura nuova, diversa, di giurista. Un giurista che guardi al passato, spinto in avanti dal vento della modernità, e con una visione internazionale e non più settoriale. E’ forse questo il primo passo verso la civitas maxima?

Enrico Corduas

Classe 1993, laureato con lode in  giurisprudenza (Federico II) in diritto dell'energia con una tesi dal nome "Europa-Cina: politiche energetiche a confronto", frutto di un'esperienza di ricerca tesi a Shanghai (Koguan Law school). Attualmente svolge il tirocinio ex art 73 presso la Corte d'Appello di Napoli, I sezione penale.

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