giovedì, Aprile 18, 2024
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Separazione tra i coniugi: a chi vengono affidati gli animali domestici?

È ormai sempre più frequente che nell’ambito della crisi coniugale si vengano a creare problematiche varie e non poco rilevanti.

Il divorzio tra i coniugi comporta come ben sappiamo diverse conseguenze oltre che da un punto di vista patrimoniale anche strettamente personale. Varie questioni sono state affrontate negli anni con specifico riferimento circa l’affidamento dei figli, cercando di ritrovare la soluzione più idonea al loro sviluppo ed educazione.

Ad oggi, tuttavia, è sempre più comune l’idea di affiancare alla propria vita un animale domestico. Da recenti indagini infatti è emerso che circa il 40% della popolazione residente in Italia possiede un animale da compagnia.

In ragione di un tale aumento c’è stata una fioritura proprio in riferimento alla normativa sui diritti degli animali. Tra le modifiche più rilevanti possiamo fare sicuramente riferimento ai delitti introdotti dal legislatore, di cui agli artt. 544-bis544-sexies c.p. nonché la possibilità di intervento che «lo Stato e le regioni possono promuovere di intesa mediante l’integrazione di programmi didattici delle scuole e degli istituti di ogni ordine e grado, ai fini di una effettiva educazione degli alunni in materia di etologia comportamentale degli animali e del loro rispetto, anche mediante prove pratiche».[1]

L’educazione  così impartita sin dall’età scolare al rispetto degli animali consente di diffondere i principi contenuti nella Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia[2], dove si prevede espressamente l’obbligo morale di rispettare tutte le creature viventi e si afferma «l’importanza degli animali da compagnia a causa del contributo che essi forniscono alla qualità della vita e, dunque, il loro valore per la società».

Vista dunque la rilevanza che questi assumono nel contesto familiare emblematica appare essere il ruolo che essi assumono nella circostanza del divorzio tra i coniugi, soprattutto in virtù dei legami affettivi che li possono unire maggiormente a uno dei componenti della famiglia.

Nel nostro ordinamento manca una normativa di riferimento che disciplini la circostanza di affidamento di un animale domestico in caso di separazione o divorzio dei coniugi o dei conviventi.

Questo fondamentalmente come conseguenza della scarsa reattività del legislatore dinanzi al mutamento dell’ evoluzione sociale. Non di rado difatti il giudice si è ritrovato dinanzi alla richiesta dei coniugi di decidere circa “l’affidamento” dello stesso, senza non poche problematiche.[3]

Per quanto possa essere condivisibile o meno i giudici in questione hanno optato per una disciplina analoga a quella prevista nell’ipotesi dell’affidamento dei figli.

Due sono state al riguardo le pronunce più significative sul punto: una, relativa al Tribunale di Foggia che, ha previsto l’affidamento del cane ad uno dei coniugi, concedendo all’altro il diritto di visita per alcune ore, l’altra, del Tribunale di Cremona che, in una causa di separazione, ha disposto l’affido condiviso del cane con obbligo di suddivisione delle spese.[4]

Ad oggi tuttavia non sembra ancora raggiunta sul punto una decisione unanime, e se per un verso nel caso di separazione consensuale il giudice chiamato ad omologare l’accordo delle parti può disporre anche l’eventuale affido dell’animale domestico sulla base delle proposte formulate dai coniugi; diverso è il discorso nell’ipotesi di separazione giudiziale, dove i Tribunale in svariate sentenza hanno deciso all’unanimità sulla impossibilità di determinarne l’eventuale affidamento nonché le spese ad esso collegate.[5]

Per cui solo l’accordo dei coniugi può definire la sorte del cane o del gatto, ma se manca l’intesa non spetta al giudice definire con chi vada a stare e l’ammontare del mantenimento.

Tuttavia, sembra sussistere la possibilità, seppur remota che il giudice prenda in considerazione il problema dell’affidamento dell’ animale domestico nel momento in cui nel nucleo familiare ci sono dei minori particolarmente legati all’animale, sulla base dei principi generali del codice civile, per cui il principale scopo che deve perseguire il giudice, nel momento in cui stabilisce le condizioni di separazione e divorzio dei coniugi, è la tutela dell’interesse morale e materiale del minore.

Ciò quindi non è di ostacolo ad un provvedimento che disciplini, nel complesso dei valori affettivi del minore, anche la sorte dell’animale.

[1]C.Calabrese, “Ci separiamo. E il cane?”, gennaio 2017

[2]Conv. Strasburgo, 13 novembre 1986, ratificata in Italia con Legge 4 novembre 2010, n. 201

[3]M. Rovacchi, Gli animali da compagnia nella separazione di partners”, in Il Familiarista

[4]“ Affidamento cane. Che succede con la separazione dei coniugi?”, novembre 2018, La legge per tutti

[5]E. Bassoli,”Animali da compagnia: Tutele – Diritti – Responsabilità”, Milano, 2012

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