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Venezuela: scontro politico o autodeterminazione del popolo?

Elezioni libere e democratiche” è lo slogan che riecheggia tra le strade del Venezuela dal maggio 2018, quando la crisi presidenziale venezuelana ha avuto inizio. Una crisi che, con tutte le sue complessità, ha portato gli studiosi di diritto internazionale a considerare violato il diritto all’autodeterminazione del popolo venezuelano. Prima di affrontare l’esame della questione dal punto di vista del diritto internazionale è opportuno inquadrare il contesto storico-politico in cui la crisi ha maturato la sua nascita ed il suo sviluppo.

Il Chavismo dagli anni ’90 all’ascesa di Guaidò

Per anni, il Venezuela è stato il più grande esportatore di petrolio al mondo, divenendo ben presto il paese più ricco del Sud America. A causa dell’incapacità delle forze politiche di reindirizzare verso politiche efficienti i proventi delle rendite petrolifere, il paese divenne lo scenario di pesanti diseguaglianze sociali[1]. Il Presidente Hugo Chavez, Presidente del paese dal 1999, cercò per anni di riequilibrare i contrasti sociali finanziando, tramite i proventi delle esportazioni petrolifere, programmi di sussidio per le classi meno abbienti, ma anche agendo sul commercio, controllando le importazioni di beni di consumo e osteggiando gli importatori privati. Un modo “autoritario” per porre fine ai contrasti sociali che non ebbe gli effetti sperati e che fece sprofondare il paese in una dura crisi economica che perdura ancora oggi.

La morte di Chavez nel 2012 aggravò ulteriormente un paese già sfibrato dall’instabilità economica, sociale e, ora, anche politica. Gli successe, nel 2013, il suo delfino, Nicolàs Maduro, storico militante della Liga Socialista. Alle elezioni del 2013, l’erede di Chavez ottenne solo il 50% dei voti, risultato che sin da subito mise in dubbio la legittimità del processo elettorale e la sua legittimazione politica[2]. Maduro riuscì solo in parte a portare avanti la pesante eredità del chavismo, non riuscendo a risolvere i violenti conflitti sociali ancora oggi in atto[3].

La travagliata storia politica si è, quindi, tradotta in un quadro politico caratterizzato da una forte frammentazione all’interno delle stesse forze politiche a sostegno del fronte presidenziale e dell’opposizione. Il fronte chavista è apparso, nel corso di questi ultimi anni, spaccato tra una fronda militarista, che annovera, tra le sue fila, molti di coloro che parteciparono al tentato colpo di Stato del 1992,  ed il fronte di provenienza civile. Una prima battuta d’arresto, dopo anni di strapotere chavista, si ebbe con le elezioni legislative del 2015 in cui l’opposizione vinse per la prima volta dopo 15 anni, occupando la maggioranza dei seggi in Parlamento. La dolorosa sconfitta della sinistra del Presidente Maduro innescò una reazione che non attese a mostrarsi in tutto il suo autoritarismo. Nel marzo del 2017 il Tribunale Supremo di Giustizia assunse tutti i poteri dell’Assemblea Nazionale[4], esautorando di fatto il Parlamento dei suoi poteri e avallando lo strapotere di Maduro in direzione di una svolta autoritaria di matrice castrista e bolivarista.

Il sempre più accentuato autoritarismo del regime di Maduro portò ad una crisi economica e sociale, che ha accompagnato il paese fino alle nuove elezioni presidenziali svoltesi nel maggio del 2018 in cui Maduro ha confermato il suo mandato per altri sei anni parlando al popolo venezuelano come di una vittoria storica per il governo del Paese. Ancora una volta gli osservatori internazionali e i membri dell’opposizione si rifiutavano di riconoscere i risultati elettorali, accusando il presidente di brogli ed irregolarità [5]. Stati Uniti, Canada, Brasile, Argentina, Cile, Colombia e Messico dichiaravano di non riconoscere il risultato delle elezioni presidenziali così come l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani e l’Unione Europea denunciavano la mancanza di trasparenza e delle necessarie garanzie elettorali del voto. In una proposta di risoluzione presentata nel 2018 dal Parlamento Europeo[6] proprio sul tema viene più volte sottolineata la necessità dell’osservanza del diritto all’autodeterminazione dei popoli, nel cui rispetto sono improntate le relazioni tra Stati. Il Parlamento europeo, nel documento, riconosce inoltre il diritto del popolo venezuelano di partecipare alle elezioni presidenziali in base alle proprie norme e procedure interne”. 

Il 23 gennaio 2019 il Presidente dell’Assemblea Nazionale (AN) Juan Guaidó si è autoproclamato nuovo legittimo presidente ad interim del Venezuela, richiamando l’art. 233 della Costituzione Venezuelana il quale afferma che, nei casi previsti dalla stessa norma (morte, rinuncia, destituzione per sentenza del Tribunale Supremo di Giustizia, incapacità fisica o mentale permanente o abbandono volontario), “si procede ad una nuova elezione a suffragio universale e diretto“, con reggenza ad interim del Vicepresidente Esecutivo – Jorge Arreaza.

Tale scelta, sebbene contraria al dettato costituzionale, è stata motivata dalle circostanze connesse alla grave crisi politica e, in particolare, alla figura di Maduro: la mancanza di legittimazione internazionale[7] del governo dell’ex presidente chavista, unita alle continue violazioni dei diritti umani nonché allo svuotamento di effettivo potere delle istituzioni democratiche del paese hanno avallato l’azione di Guaidò, che sin da subito ha potuto contare sul sostegno della comunità internazionale, in particolare di Stati Uniti, Canada e della maggioranza dei paesi latinoamericani. Sul versante europeo, pochi giorni dopo la cerimonia di autoproclamazione, anche Germania, Francia, Gran Bretagna e Spagna hanno mostrato il loro sostegno al giovane presidente venezuelano.  A pochi giorni dall’autoproclamazione di Guaidò, anche il Presidente Mattarella dichiarava il pieno appoggio dell’Italia affinché il popolo venezuelano giungesse a nuove elezioni presidenziali libere e trasparenti, tramite un percorso pacifico e democratico e nel rispetto del principio di autodeterminazione [8]. Tuttavia, nonostante l’appoggio internazionale, Guaidò si è visto revocare, nel marzo scorso, la carica di Presidente del Parlamento da Maduro, il quale ha contestualmente dichiarato l’ineleggibilità del neo-presidente ad ogni carica pubblica per i prossimi 15 anni[9].

La dimensione internazionale della crisi politica in Venezuela

Dal punto di vista del diritto internazionale, in merito alla tormentata crisi presidenziale venezuelana, ci si chiede se la forzatura del dettato costituzionale possa essere configurata come la materializzazione del principio di autodeterminazione del popolo venezuelano o se ci si trovi solo di fronte ad un violento scontro politico tra due leader nella loro lotta al potere.

Occorre, prima di tutto, delineare i contorni e il contenuto di questo fondamentale principio.

Il principio di autodeterminazione appartiene al diritto internazionale cogente[10] o jus cogens: esso è, in altre parole, una norma di carattere imperativo ed assolutamente inderogabile. Il diritto dei popoli all’autodeterminazione può essere declinato secondo un’accezione esterna, relativa al diritto dei popoli a divenire indipendenti da ogni sorta di dominio coloniale e straniero, ed un’accezione interna, che sancisce il diritto di ogni popolo di scegliere in maniera libera e consapevole il proprio regime politico. La suddetta istanza è stata più volte richiamata durante vari momenti della crisi presidenziale venezuelana.

Non è agevole incasellare una vicenda così complessa, come quella venezuelana, negli schemi classici del diritto internazionale. I sostenitori del presidente Maduro ritengono che non si possa parlare di violazione dell’autodeterminazione del popolo venezuelano poiché il presidente è stato eletto democraticamente, configurando dunque una legittima espressione della volontà del popolo venezuelano. Ma la rielezione di Maduro come leader del paese, tra brogli elettorali e crescente autoritarismo del suo governo, potrebbe apparire ben lontana dall’essere espressione della legittima volontà del popolo e del suo diritto di scegliere la propria forma di governo[11]. Significativa, in questo senso, appare anche la cancellazione, da parte del governo, di un referendum di richiamo contro Maduro nell’ottobre 2016 nonché l’operato della Corte Suprema, che ha sciolto l’AN controllata dall’opposizione nel marzo 2017.

Mantenendo il potere con mezzi autoritari, il governo Maduro ha sistematicamente ostacolato la possibilità, per il popolo venezuelano, di esprimersi politicamente. L’incapacità di una gestione democratica del potere potrebbe tradursi in una violazione del diritto del popolo venezuelano all’autodeterminazione. La difesa della democrazia partecipativa diventa, dunque, l’elemento chiave per comprendere i termini di una vicenda che per molti invece sembra essere un mero scontro politico tra due leader e forze politiche contrapposte; scontro interno che però si riflette allo stesso tempo sulla formazione di due schieramenti opposti a livello internazionale[12]. Da un lato, Stati Uniti, Canada, il Gruppo di Lima e l’Unione Europea sostengono Guaidò; dall’altro,  Russia e Cina sono stati invece i principali paesi ad appoggiare Maduro, criticando le ingerenze esterne.

L’influenza di attori esterni sul conflitto in corso non è peraltro un fattore trascurabile. I rilevanti interessi economici in gioco rendono le dinamiche politiche interne terreno fertile per pressioni internazionali. Gli Stati Uniti hanno da sempre considerato Maduro un dittatore, imponendo le prime pesanti sanzioni del governo Trump nel 2017 [13], mettendo al bando il trading del debito di Caracas e proibendo la gestione di alcuni bond esistenti posseduti dal settore pubblico venezuelano. I portavoce della Casa Bianca dichiarano che il trattamento sanzionatorio nei confronti del governo di Caracas è volto al ripristino della legge e della democrazia in un momento storico in cui il leader politico ha usurpato i poteri democratici della vecchia assemblea costituzionale democraticamente eletta, sostituendole con un organo svuotato di poteri effettivi e assoggettato alla volontà del “regime”. C’è chi sostiene che le pressioni economiche statunitensi si mascherino dietro la tutela delle istanze umanitarie e democratiche, ponendosi invece come strumento per indebolire politicamente Maduro, violando l’autodeterminazione del popolo venezuelano [14].

 

[1] Mario Giro, Storia del Collasso del Venezuela – Il paese latinoamericano è passato da una condizione di capitalismo selvaggio e predatorio all’autoritarismo chavista para-comunista. Prima lo Stato era privatizzato; ora è fallito, in Limes – Rivista Italiana di Geopolitica, disponibile qui: http://www.limesonline.com/venezuela-crisi-storia-chavez-maduro-guaido-trump-usa-golpe-intervento-militare/110894

[2] Niccolò Locatelli, Maduro, un presidente delegittimato per il Venezuela del dopo Chavez, in Limes – Rivista italiana di geopolitica, disponibile qui: http://www.limesonline.com/maduro-un-presidente-delegittimato-per-il-venezuela-del-dopo-chavez/45065

[3] Edgardo Ricciuti, Venezuela: dietro Maduro il fronte chavista è diviso, in Limes Rivista italiana di geopolitica, http://www.limesonline.com/venezuela-dietro-maduro-il-fronte-chavista-e-diviso/43540,

[4] Maria Zuppello, Venezuela, il colpo di stato di Maduro, in Panorama – Esteri, disponibile qui: https://www.panorama.it/news/esteri/venezuela-il-colpo-di-stato-di-maduro-spiegato-bene/,

[5]  Il Post – Mondo, Nicolas Maduro è stato rieletto presidente del Venezuela, disponibile qui: https://www.ilpost.it/2018/05/21/nicolas-maduro-rieletto-elezioni-truccate-venezuela/, 21 maggio 2018

[6] Parlamento Europeo, PROPOSTA DI RISOLUZIONE, 5/02/2018, disponibile qui: http://www.europarl.europa.eu/doceo/document/B-8-2018-0094_IT.html?redirect

[7] Il Post, Chi è Juan Guaidò,  gennaio 2019, disponibile qui:  https://www.ilpost.it/2019/01/23/juan-guaido-venezuela-opposizione/

[8] Redazione ANSA, Venezuela. Big UE riconoscono Guaidò, febbraio 2019, disponibile qui: http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/americalatina/2019/02/04/venezuela-francia-e-spagna-riconoscono-guido_e58ebbf1-cb16-4d52-8da0-36b74770ffd4.html,

[9] Daniele Mastrogiacomo, Venezuela, Maduro revoca a Guaidò la carica di Presidente del Parlamento, marzo 2019, disponibile qui, https://www.repubblica.it/esteri/2019/03/28/news/venezuela_il_governo_revoca_a_guaido_la_carica_a_presidente_del_parlamento-222742211/,

[10] Salvatore Senese, External and Internal Self-Determination, 19

[11] Gabriel Hetland, Venezuela and the Left, in Jacobin, disponibile qui: https://www.jacobinmag.com/2019/02/venezuela-noninterventionism-self-determination-solidarity

[12] Antonella Mori, Venezuela: geopolitica di una crisi, aprile 2019, disponibile qui: https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/venezuela-geopolitica-di-una-crisi-22774,

[13] Il Sole24ore, Venezuela, nuove sanzioni Usa: stop aL trading bond,  agosto 2017, disponibile qui: https://www.ilsole24ore.com/art/venezuela-nuove-sanzioni-usa-stop-trading-bond-AEppJnHC,

[14] Mustafa Metin Başbay, Oil, Gold and Self-Determination: Three Faces of the Venezuelan Crisis, febbraio 2019,  10

Anna Giusti

Anna Giusti studia Giurisprudenza presso l'Università di Napoli Federico II. Attualmente svolge un tirocinio presso il Consolato Generale degli Stati Uniti di Napoli. La collaborazione con Ius in itinere nasce dalla volontà di coniugare la sua grande passione per la scrittura al percorso di studi. Collaborare per l'area di diritto internazionale le permette di approfondire le tematiche che hanno da sempre suscitato maggiore interesse in lei, ovvero il diritto internazionale penale, la giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti umani, il diritto dell'Unione Europea. Appassionata di viaggi, culture e letterature straniere, si è da sempre dedicata allo studio dell'inglese e del francese.

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