venerdì, Aprile 19, 2024
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Verso uno sviluppo sostenibile: Agenda 2030

sviluppo sostenibile “leave no behind”

“L’era del consumo senza conseguenze è finita.” – Ban Ki-moon

Trasformare il modello di sviluppo e mutare la concezione dello stesso è fondamentale per intraprendere un percorso di risoluzione delle problematiche, oggi, più gravose. Povertà, fame, disoccupazione, diseguaglianze sociali, economiche, di genere, degrado ambientale. Non è più concepibile uno sviluppo che non tenga conto dell’ambiente.

L’incipit del percorso politico-culturale dello sviluppo teso alla sostenibilità ha come data il 1972, anno in cui si tenne la Conferenza ONU di Stoccolma sull’Ambiente Umano e nella quale l’ambiente fu considerato, per la prima volta, una delle dimensioni essenziali dello sviluppo umano.

Ma cosa si intende più propriamente per sostenibilità? L’attuale, condivisa, definizione di sviluppo sostenibile è quella enunciata nel documento rilasciato nel 1987 dalla Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo, il rapporto Brundtland anche noto come “Our Common Future”.

« Ambiente e sviluppo non sono realtà separate ma al contrario presentano una stretta connessione. L’umanità ha la possibilità di rendere sostenibile lo sviluppo, cioè di far sì che esso soddisfi i bisogni delle generazioni presenti senza compromettere la possibilità di soddisfacimento dei bisogni di quelle future».

Le generazioni future hanno gli stessi diritti di quelle attuali in un’ottica di equità di tipo intergenerazionale.

Questi presupposti sono frutto dell’Agenda 21, un programma d’azione scaturito dalla Conferenza mondiale, summit della terra, tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992 che scandisce i principali obiettivi da perseguire nel 21esimo secolo. A venti anni di distanza, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite organizza La Conferenza delle Nazioni sullo Sviluppo Sostenibile, anche denominata RIO+20. L’incontro,finalizzato alla verifica dello stato di attuazione dei propositi stabiliti nei precedenti due decenni ed a ribadire le sfide internazionali per uno sviluppo rispettoso dell’ambiente, ha riscosso un’attiva partecipazione non soltanto dei governi ma anche della società civile.

I leader dei paesi partecipanti, per rafforzare il processo di attuazione dello sviluppo sostenibile, hanno intrapreso un percorso di definizione di obiettivi da realizzare entro una scadenza predeterminata, istituendo un Gruppo di Lavoro Intergovernativo che dopo due anni presenta la sua proposta.

Nel 2015, ricordato quale anno europeo dello Sviluppo Sostenibile, è approvata l’Agenda 2030, durante il Summit delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile a New York.

Non si tratta di un mero elenco di propositi bensì di una sfida con noi stessi per la salvezza dell’intera specie umana.

L’Agenda 2030 guida i governi nella scelta delle politiche interne che siano rispettose dei 17 obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Developments Goals) e dei 169 Target da realizzare entro il 31 Dicembre 2030.

Si fonda su cinque aree essenziali attorno a cui ruotano i 17 Goals ed i relativi target.

  • Prosperità (sviluppo economico)
  • Persone (inclusione sociale)
  • Pianeta (sostenibilità ambientale)
  • Partnership
  • Pace

                                                                                                                                                                                                                             Gli Obiettivi di Sviluppo sostenibile:

Interpretano la sostenibilità nelle sue tre componenti integrate (economica, sociale ed ambientale) cogliendo la complessità e serietà delle problematiche attuali e gli aspetti che le legano.

Sono tra loro connessi. Il raggiungimento di un obiettivo ha effetti anche sugli altri, così come il fallimento di uno si ripercuote sulla buona riuscita di un altro, limitandola.

Si rivolgono a tutti i Paesi, sia quelli che presentano un buono stato di avanzamento economico sia quelli ancora in via di sviluppo.

 Valorizzano la collaborazione e la partecipazione dei diversi attori della società: governi centrali e locali, imprese, università, associazioni, singoli cittadini.

Il percorso di realizzazione dei Goals di ciascun paese è monitorato a livello globale attraverso un sistema di 240 indicatori statistici elaborati dalla Commissione Statistica delle Nazioni Unite.

I paesi, che volontariamente si sono sottoposti al monitoraggio, adottando l’Agenda 2030, riferiscono all’High Level Political Forum che valuta le evoluzioni raggiunte e assicura che l’agenda resti “rilevante ed ambiziosa”.

L’Italia ha preso parte attivamente al processo di definizione dell’Agenda 2030, tuttavia la normativa in materia è stata scarna fino a qualche tempo fa. Nel 2002 approva ,con la Delibera CIPE n.57, la Strategia d’azione ambientale per lo Sviluppo Sostenibile in Italia, le cui misure attuative non sono state, purtroppo, predisposte.
Soltanto il 2 febbraio 2016, è entrata in vigore la legge 28 dicembre 2015, n. 221 che all’art. 3 statuisce che “In sede di prima attuazione delle disposizioni di cui al comma 1, l’aggiornamento della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, integrata con un apposito capitolo che considera gli aspetti inerenti alla «crescita blu» del contesto marino, è effettuato entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge”.

Il 16 novembre 2016 il Governo pubblica un documento “Legge di Bilancio 2017 alla luce degli obiettivi dell’Agenda 2030”, i quali incidono in maniera importante sulle misure del disegno di Bilancio.

Ma il passo fondamentale è stato compiuto a Gennaio dal Ministero dell’Ambiente che ha proposto il primo studio ufficiale sulla posizione italiana rispetto agli obiettivi sostenibili, come base per la predisposizione della Strategia Nazionale. Il Rapporto “Posizionamento italiano rispetto ai 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite”, pubblicato il 4 gennaio, nasce dalla costante collaborazione tra il Ministero, Istat, società civile ed istituti di ricerca governativi, ed evidenzia, purtroppo una carente sostenibilità della nazione.

Analizzando ciascun obiettivo e ciascun target di riferimento emerge che solo su tre obiettivi l’Italia raggiunge la sufficienza: Goal 2 (Lotta alla fame), Goal 5 (Parità di genere) e Goal 6 (Acqua).

Gli obiettivi da cui l’Italia è ancora tristemente distante sono invece: Goal 8 (Buona occupazione), il Goal 15 (Flora e fauna terrestre), il Goal 11 (Città e comunità sostenibili).

Siamo ad un punto di non ritorno, perciò è importante che l’Agenda 2030 rappresenti, per tutti i governi ed i cittadini del mondo, un faro, la cui luce seguire per intraprendere un percorso di sviluppo, non limitato ma rispettoso degli obiettivi di sostenibilità.

Chiara Molinario

Nasce ad Ariano Irpino (Av) il 15/05/1994. Nel 2012 consegue la maturità classica e si iscrive all'Università degli Studi del Sannio. Frequentante il quinto anno e prossima alla laurea, scrive la tesi con la Professoressa Antonella Tartaglia Polcini, in materia di Mediazione Ambientale, dopo aver frequentato un corso innovativo sulla Negoziazione e lo Sviluppo Sostenibile. Ha partecipato ad un concorso nazionale di idee, bandito dalla Fondazione Italiana Accenture, "Youth in Action for Sustainable Development Goals", in cui è arrivata in finale. E' socia di ELSA (European Law Student's Association) di cui è Responsabile dell'Area Seminari e Conferenze nel board beneventano. Ha organizzato un'importante Conferenza sul tema dell'Ambiente ed Infrastrutture a cui ha partecipato il Sottosegretario al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti. Molto attiva nel sociale, è Presidente del Collegio dei Revisori dei Conti di "Panacea", e Consigliera di amministrazione della Cooperativa "Magnolia". Ama i viaggi, la lettura, la salute e lo sport.

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