giovedì, Marzo 28, 2024
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VIS: valutazione d’impatto sanitario

 

La pubblica amministrazione nell’adottare piani e programmi impattanti sull’ambiente quanto tiene conto degli effetti diretti ed indiretti degli stessi sulla salute umana? Nell’ espletamento delle procedure valutative di impatto ambientale già esistenti, quali VIA e VAS, non si può non considerare l’incisione dei rischi e dei danni ambientali sulla salute.  Secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), la salute, deve essere intesa non soltanto come assenza di malattia ma come stato di benessere fisico, mentale e sociale. Piani e programmi possono influenzare la salute in differenti modi, alcuni più evidenti altri meno. E’, per esempio, scientificamente provata la relazione tra la qualità dell’aria e della salute mentre in altre ipotesi è di grande difficoltà dimostrare tecnicamente l’esistenza di un nesso di causalità tra una componente ambientale ed una diminuzione del benessere salutare. La VIS trova fondamento nell’art. 129 del Trattato di Maastricht del 1992, che istituisce la Comunità europea, e nella sua evoluzione rappresentata dall’art. 152 del Trattato di Amsterdam, firmato nel 1997, il quale stabilisce che “Nella definizione e applicazione di tutte le politiche ed attività comunitarie deve essere garantito un alto livello di protezione della salute umana” , e nella risoluzione del Consiglio europeo del giugno 1999, con la quale si richiama la “necessità di definire procedure di monitoraggio dell’impatto delle politiche comunitarie nell’ambito della sanità pubblica”.

Sulla base delle indicazioni europee diversi governi hanno assunto il procedimento di VIS (Valutazione d’Impatto Sanitario). L’Italia presenta ancora alcuni deficit normativi ed applicativi rispetto alle indicazioni europee. L’art.9 della legge 28 Dicembre 2015 n.221 (c.d. collegato ambientale) introduce l’obbligo di svolgere prima del provvedimento finale di Valutazione d’Impatto Ambientale una Valutazione di Impatto Sanitario su iniziativa del proponente il progetto da sottoporre a VIA.  La legge la rende obbligatoria però, limitatamente ad alcune tipologie di opere già oggetto di VIA (DLgs 152/2006), ed è, invece, volontaria in altri casi. La VIS può presentarsi quale procedimento a sé, distintamente dalle procedure decisionali oppure integrata con la VAS (VIIAS).  La componente “salute pubblica” va trattata e presa in considerazione, a prescindere dalla VIS, sia nella VAS che nella VIA, (a partire dal DPCM 27/12/88 e successivamente nel DLgs 152/2006).  La nuova direttiva comunitaria sulla VIA (Direttiva 2014/52/UE) ha rafforzato ulteriormente la necessità di valutare gli effetti sulla salute. Nell’allegato III, infatti, tra i criteri necessari per la valutazione di impatto ambientale molti sono rilevanti per esaminare un eventuale impatto sulla salute quali stato della popolazione, biodiversità, territorio, matrici ambientali come suolo, acqua, aria, clima.

Obiettivo della VIS è “valutare gli impatti diretti e indiretti nel lungo periodo di una proposta, sia nel caso di effetti negativi sulla salute che in caso di effetti positivi. Oltre alla definizione e quantificazione degli effetti, la VIS considera proposte alternative che accrescano i benefici per la salute, propongano mitigazioni dei potenziali effetti negativi e riducano i costi sanitari”.  La Valutazione d’Impatto Sanitario rappresenta, per cui, uno strumento preventivo, concentrandosi non sul danno già avvenuto ma sugli impatti che probabilmente causerà un piano od un programma sulla salute. Basandosi su stime d’impatto per il futuro non offre una garanzia nel risultato, potendo le previsioni risultare erronee, pertanto deve informare sulle metodologie utilizzate e sugli interventi idonei a gestire le incertezze.

La VIS ha ad oggetto sia piani o programmi sia progetti. Nel caso di un progetto la VIS esamina “le caratteristiche di un’opera, di un impianto, realizzati con una specifica tecnologia, in una specifica area”. In ipotesi di un piano o programma la VIS interviene a “valutare i possibili impatti sulla salute di una serie di interventi collegati tra loro.”

Tale procedura condivide approccio, procedure e metodi con altri strumenti di valutazione e si articola in cinque fasi:

  1. Screening: fase in cui si valuta se la proposta deve essere sottoposta a VIS.
  2. Scoping: fase in cui si definiscono i temi su cui la VIS dovrà soffermarsi, quali sono gli effetti rilevanti sulla salute, le caratteristiche di estensione geografica, probabilità, la comunità interessata dagli impatti potenziali, gli stakeholder e le fonti di dati disponibili.
  3. Assessment: fase in cui si valutano i rischi sanitari, i soggetti esposti, le alternative disponibili e le incertezze e metodologie delle stime.
  4. Reporting: fase in cui sono raccolte tutte le informazioni necessarie per il decisore, l’esistenza di conflitti non risolti, le proposte alternative, le raccomandazioni e le misure di mitigazione individuate per ogni impatto.
  5. Monitoring: fase che riepiloga il piano di monitoraggio delle mitigazioni, gli indicatori del monitoraggio ed i responsabili della loro attuazione.

Già a partire dalle fasi successive allo Screening ed allo Scoping è di fondamentale importanza il coinvolgimento e la partecipazione attiva della società. Apporti e pareri tecnico-scientifici possono essere di grande supporto ai fini della decisione e l’ascolto delle intenzioni della collettività è importante per raggiungere un consenso partecipato del progetto, piano o programma da attuare. Affinché si realizzi una buona riuscita delle politiche di sostenibilità, ciò per cui è predisposta tale Valutazione di Impatto Sanitario, è infatti necessario non prescindere dalla interazione di soggetti portatori di un interesse (Stakeholders) inerente all’oggetto della VIS. Per una partecipazione efficace tali soggetti dovrebbero poter influenzare il processo e l’esito della valutazione, e si dovrebbe valorizzare il supporto di figure professionali che apportino conoscenze tecniche e con competenza in mediazione e facilitazione nella risoluzione delle controversie.

Chiara Molinario

Nasce ad Ariano Irpino (Av) il 15/05/1994. Nel 2012 consegue la maturità classica e si iscrive all'Università degli Studi del Sannio. Frequentante il quinto anno e prossima alla laurea, scrive la tesi con la Professoressa Antonella Tartaglia Polcini, in materia di Mediazione Ambientale, dopo aver frequentato un corso innovativo sulla Negoziazione e lo Sviluppo Sostenibile. Ha partecipato ad un concorso nazionale di idee, bandito dalla Fondazione Italiana Accenture, "Youth in Action for Sustainable Development Goals", in cui è arrivata in finale. E' socia di ELSA (European Law Student's Association) di cui è Responsabile dell'Area Seminari e Conferenze nel board beneventano. Ha organizzato un'importante Conferenza sul tema dell'Ambiente ed Infrastrutture a cui ha partecipato il Sottosegretario al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti. Molto attiva nel sociale, è Presidente del Collegio dei Revisori dei Conti di "Panacea", e Consigliera di amministrazione della Cooperativa "Magnolia". Ama i viaggi, la lettura, la salute e lo sport.

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