giovedì, Marzo 28, 2024
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Zone franche urbane e defiscalizzazione: un’occasione di rinascita

Nate sull’esempio dell’esperienza francese delle “zones franches urbaines” ( previste dalla legge n.987/1996 ,“Pacte de relance pour la ville), le zone franche urbane sono aree infra-comunali (di dimensioni minime prestabilite dalla legge) oggetto di complessi programmi di defiscalizzazione a vantaggio delle piccole e micro imprese operanti nell’area designata.

Obiettivo precipuo delle zone franche urbane (zfu) è quello di arginare il degrado economico e sociale delle aree oggetto dell’intervento con programmi volti alla valorizzazione delle potenzialità territoriali inespresse, al fine di aumentare sensibilmente la coesione sociale ed i livelli occupazionali.

La misura in esame quindi, si inserisce nel quadro delle politiche rivolte alle cd. “aree sottoutilizzate”, in un’ottica volta ad incentivare la crescita economica attraverso interventi di carattere agevolativo e decontributivo in luogo dei più risalenti (e meno efficaci) interventi di erogazione diretta di risorse economiche.

L’introduzione delle zone franche urbane avvenuta con la legge finanziaria 2007 ( art.1 co. 340/343 legge n. 296/2006) rappresenta la necessaria evoluzione di una politica volta al sostegno delle aree depresse del paese, in attuazione del dettato costituzionale, in particolare dell’art. 119 comma 5 che recita: “Per promuovere lo sviluppo economico, la coesione e la solidarietà sociale, per rimuovere gli squilibri economici e sociali, per favorire l’effettivo esercizio dei diritti della persona, o per provvedere a scopi diversi dal normale esercizio delle proprie funzioni, lo Stato destina risorse aggiuntive ed effettua interventi speciali in favore di determinati Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni”.

La successiva legge finanziaria 2008 ha ulteriormente chiarito la ratio connessa alla creazione delle zone franche urbane, evidenziando all’art. 2 del provvedimento come queste abbiano lo scopo di <contrastare i fenomeni di esclusione sociale nelle spazi urbani e favorire l’integrazione culturale delle popolazioni abitanti in circoscrizioni o quartieri caratterizzati da degrado urbano e sociale>.

Con la delibera del CIPE ( comitato interministeriale per la programmazione economica) n.5 del gennaio 2008, adottata di concerto con il dicastero per il lavoro e le politiche sociali, sono stati poi definiti, sempre traendo sensibile ispirazione dall’esperienza dei cugini d’oltralpe, i criteri alla base della identificazione dei comuni nel cui territorio è possibile la creazione di una zfu:

  • dimensione demografica minima di 25 mila abitanti,
  • tasso di disoccupazione più alto della media nazionale.

 

Nei comuni così individuati, le aree segnalate ai fini della creazione della zona franca urbana devono rispondere inoltre ai seguenti requisiti:

 

  • tasso di disoccupazione superiore alla media comunale,
  • dimensione demografica minima di 7500 abitanti.

Spetta agli enti comunali, nell’ambito delle competenze loro attribuite, segnalare le aree comunali oggetto di particolare degrado del tessuto economico e sociale, con riferimento ad indici quali il tasso di microcriminalità, le caratteristiche del patrimonio immobiliare, la distanza dai servizi primari e le carenze strutturali dei servizi pubblici. La valutazione circa l’ammissibilità delle istanze viene effettuata dal CIPE sulla base del cd. “indicatore di disagio socioeconomico”, calcolato con l’utilizzo di un algoritmo supportato da ulteriori parametri di natura economica e statistica, come ad esempio il tasso medio di scolarizzazione della popolazione dell’area, il tasso di occupazione e disoccupazione e di concentrazione giovanile.

La normativa da ultimo applicabile e disciplinante la materia è il decreto legge n.179/2012 (decreto sviluppo) ed il connesso decreto interministeriale del 10 aprile 2013, che stabilisce condizioni e limiti delle agevolazioni.

Le misure di defiscalizzazione connesse all’esercizio delle attività economiche all’interno delle zone franche urbane si rivolgono alle micro e piccole imprese, laddove s’intende per le prime, le aziende con un fatturato annuo minore di 2 milioni di euro e meno di 10 occupati e per le seconde, le imprese con meno di 50 dipendenti ed un fatturato annuo minore di 50 milioni di euro.

Ma in cosa consistono tali agevolazioni?

La normativa in materia prevede, per le attività economiche svolte all’interno della zona franca urbana una nutrita serie di esenzioni:

  • esenzione dalle imposte sui redditi,
  • esenzione dall’IRAP,
  • esenzione dall’imposta municipale propria,
  • esonero dal versamento dei contributi sulle retribuzioni da lavoro dipendente.

Nello specifico, le esenzioni relative alle imposte sui redditi saranno totali per i primi 5 periodi d’imposta e del 60% per i successivi fino al decimo periodo d’imposta. Anche per quello che concerne l’esenzione dall’IRAP, questa avrà ad oggetto i primi 5 periodi d’imposta fino al raggiungimento della somma di 300mila euro corrispondente al valore della produzione netta per ciascun anno. L’esenzione dall’Imu riguarderà gli immobili situati nella zona franca urbana ed utilizzati dall’impresa per l’esercizio dell’attività. Da ultimo, l’esonero dal versamento dei contributi sulle retribuzioni da lavoro dipendente, applicabile ai soli contratti a tempo indeterminato o determinato non inferiore ai 12 mesi, sarà pari al 100% per i primi cinque anni ,al 60% per gli anni dal sesto al decimo fino ad un minimo del 20% per gli anni tredicesimo e quattordicesimo, a condizione però che almeno il 30% degli occupati totali risieda nel sistema locale di lavoro in cui vige la zona franca urbana.

Il finanziamento delle agevolazioni previste per le attività operanti nelle zone franche urbane è effettuato con risorse nazionali e regionali, in particolare con quelle relative al Piano di azione e coesione (PAC) predisposto d’intesa con la Commissione europea.

Il primo rapporto sulle zone franche urbane italiane (attualmente localizzate in nove regioni), stilato dal MiSe (ministero per lo sviluppo economico) nel 2015 evidenzia come i settori di attività maggiormente avvantaggiati dalle zfu risultino essere quelli relativi all’edilizia residenziale ed industriale, bar e ristorazione con somministrazione.

E’ pacifico quindi notare come la creazione delle zone franche urbane rappresenti per determinate aree comunali una vera e propria possibilità di rinascita, soprattutto in relazione ad attività commerciali caratterizzate da dimensioni ridotte e da un contatto molto intenso con la realtà sociale del quartiere o della circoscrizione.

Rossana Grauso

Studentessa della facoltà di giurisprudenza dell'Università degli studi di Napoli "Federico II" e tesista in diritto finanziario, è socia di Elsa Napoli. Appassionata di tributaristica e diritto del lavoro, prende parte al progetto "Ius in Itinere" a giugno 2016, divenendone nel gennaio 2017 responsabile dell'area di diritto tributario e diritto del lavoro. Dall'ottobre 2017 è collaboratore editoriale per AITRA - Associazione Italiana Trasparenza ed Anticorruzione. Nel futuro, un master in fiscalità d'impresa e contrattualistica internazionale. Email: rossana.grauso@iusinitinere.it

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