martedì, Marzo 19, 2024
Criminal & Compliance

Cass. Pen., Sez. I, 08 aprile 2022, n. 13660 sulla detenzione in condizioni degradanti

La massima

Nei procedimenti instaurati ai sensi dell’art. 35-ter O.P., le allegazioni dell’istante sono assistite da una presunzione relativa di veridicità del contenuto, per effetto della quale incombe sull’Amministrazione penitenziaria l’onere di fornire idonei elementi di valutazione di segno contrario“. (Cass. Pen., Sez. I, 08.04.2022, n. 13660)

Il caso

La pronuncia origina dal ricorso per cassazione presentato dal Ministero della Giustizia, a mezzo dell’Avvocatura dello Stato, contro l’ordinanza  emessa dal Tribunale di sorveglianza che aveva parzialmente riformato l’anteriore decisione del Magistrato di sorveglianza, inerente l’istanza, presentata ai sensi dell’art. 35-ter O.P., di ristoro del pregiudizio derivante dalle condizioni inumane e degradanti della detenzione.

Il gravame si basava sull’errata applicazione del principio dell’onere della prova e sulla violazione dell’art. 35-ter O.P., con riferimento alla valutazione delle condizioni detentive.

La sentenza

Nel ritenere il ricorso inammissibile, la Corte di cassazione richiama alcuni precedenti arresti giurisprudenziali di legittimità ribadendo che: “Nei procedimenti instaurati ai sensi dell’art. 35-ter Ord. pen., le allegazioni dell’istante sul fatto costitutivo della lesione, addotte a fondamento di una domanda sufficientemente determinata, e riscontrata sotto il profilo dell’esistenza e della decorrenza della detenzione, sono assistite da una presunzione relativa di veridicità del contenuto, per effetto della quale incombe sull’Amministrazione penitenziaria l’onere di fornire idonei elementi di valutazione di segno contrario

Correttamente, quindi, il Tribunale di Sorveglianza aveva motivato circa quanto esposto dal detenuto in merito alla presenza del WC all’interno della stessa stanza dove lo stesso cucinava, mangiava e dormiva senza la sussistenza di un’effettiva separazione. Tale condizione ha quindi inciso sulla permanenza detentiva, rendendola degradante e comprimendo non solo il diritto alla riservatezza, ma anche la salubrità dell’ambiente nel quale il soggetto espiava la pena.

Ad aggiungersi che l’Amministrazione penitenziaria non ha provveduto a fornire alcun elemento dal quale poter desumere differenti ragioni.

La Corte di Cassazione ha quindi dichiarato il ricorso inammissibile.

La sentenza è qui disponibile Cass. Pen., Sez. I, 08.04.2022, n. 13660

Francesco Martin

Dopo il diploma presso il liceo classico Cavanis di Venezia ha conseguito la laurea in Giurisprudenza (Laurea Magistrale a Ciclo Unico), presso l’Università degli Studi di Verona nell’anno accademico 2016-2017, con una tesi dal titolo “Profili attuali del contrasto al fenomeno della corruzione e responsabilità degli enti” (Relatore Chia.mo Prof. Avv. Lorenzo Picotti), riguardante la tematica della corruzione e il caso del Mose di Venezia. Durante l’ultimo anno universitario ha effettuato uno stage di 180 ore presso l’Ufficio Antimafia della Prefettura UTG di Venezia (Dirigente affidatario Dott. N. Manno), partecipando altresì a svariate conferenze, seminari e incontri di studi in materia giuridica. Dal 30 ottobre 2017 ha svolto la pratica forense presso lo Studio dell’Avv. Antonio Franchini, del Foro di Venezia. Da gennaio a luglio 2020 ha ricoperto il ruolo di assistente volontario presso il Tribunale di Sorveglianza di Venezia (coordinatore Dott. F. Fiorentin) dove approfondisce le tematiche legate all'esecuzione della pena e alla vita dei detenuti e internati all'interno degli istituti penitenziari. Nella sessione 2019-2020 ha conseguito l’abilitazione alla professione forense presso la Corte d’Appello di Venezia e dal 9 novembre 2020 è iscritto all’Ordine degli Avvocati di Venezia. Da gennaio a settembre 2021 ha svolto la professione di avvocato presso lo Studio BM&A - sede di Treviso e da settembre 2021 è associate dell'area penale presso MDA Studio Legale e Tributario - sede di Venezia. Da gennaio 2022 è Cultore di materia di diritto penale 1 e 2 presso l'Università degli Studi di Udine (Prof. Avv. Enrico Amati). Nel luglio 2022 è risultato vincitore della borsa di ricerca senior (IUS/16 Diritto processuale penale), presso l'Università degli Studi di Udine, nell'ambito del progetto UNI4JUSTICE. Nel dicembre 2023 ha frequentato il corso "Sostenibilità e modelli 231. Il ruolo dell'organismo di vigilanza" - SDA Bocconi. È socio della Camera Penale Veneziana “Antonio Pognici”, e socio A.I.G.A. - sede di Venezia.

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