Litigation & Arbitration: Intervista a Gabriele Ruscalla
Roberta Chicone, responsabile della rubrica ‘Litigation & Arbitration’ ha intervistato Gabriele Ruscalla, esperto di arbitrato internazionale.
Puoi raccontare ai lettori di IUS in Itinere di cosa ti occupi?
Prima di tutto, grazie infinite per avermi dato l’opportunità di partecipare a quest’intervista!
Il mio campo di specializzazione è l’arbitrato internazionale. Nel corso della mia carriera, ho rappresentato aziende, Stati e entità statali in arbitrati riguardanti settori quali costruzioni, energia, fusioni e acquisizioni, finanza, trasporti e commercio internazionale. Ho avuto l’opportunità di lavorare su casi con una vasta gamma di leggi applicabili, tra cui il diritto francese, svizzero, italiano, algerino, degli Emirati Arabi Uniti, del Qatar e, naturalmente, il diritto internazionale in contesti di arbitrato sugli investimenti. Inoltre, assisto i miei clienti in procedimenti avanti ai tribunali francesi per quanto riguarda l’annullamento o il riconoscimento di sentenze arbitrali, e sto dando i primi passi nella mia carriera come arbitro.
Come sei arrivato ad essere un esperto di arbitrato internazionale?
La mia introduzione all’arbitrato internazionale risale al 2006, quando ero studente presso l’Università di Milano. Durante quel periodo, ho frequentato diversi corsi di diritto internazionale e arbitrato internazionale, culminando con la laurea e una tesi in inglese sulla protezione degli investimenti diretti esteri in base al Trattato sulla Carta dell’Energia. Dopo alcune brevi esperienze di stage presso organizzazioni internazionali, ho realizzato che la risoluzione delle controversie a livello internazionale era l’ambito che più mi appassionava.
Ho quindi proseguito con un master presso l’Université Paris 1 Panthéon-Sorbonne e la Columbia Law School, focalizzandomi principalmente sull’arbitrato. In seguito, ho intrapreso un dottorato di ricerca in arbitrato presso la Bocconi e ho lavorato nel dipartimento di arbitrato internazionale di Shearman & Sterling a Parigi. Dopo tre anni, ho deciso di dedicarmi a un’esperienza più accademica, assumendo il ruolo di Senior Research Fellow presso il Max Planck Institute for Procedural Law, dove sono rimasto per un anno.
Nel 2015, ho avuto l’opportunità di entrare a far parte della CCI per dirigere il team italo-svizzero del Segretariato della Corte di arbitrato internazionale, un’esperienza che si è rivelata estremamente interessante e che mi ha offerto una nuova prospettiva sull’arbitrato. Ho lavorato in questo ruolo per cinque anni e nel marzo del 2021 ho iniziato a lavorare come Counsel presso la pratica di arbitrato internazionale dello studio legale Liedekerke, dove lavoro con un team di 14 avvocati che si occupa esclusivamente di arbitrato internazionale. Affrontiamo casi che coinvolgono parti e leggi provenienti da numerose giurisdizioni, con particolare focus su Europa, Medio Oriente e Africa, dove lo studio dispone di due sedi, rispettivamente a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, e a Kigali, in Ruanda.
Di cosa si occupa l’ICC?
L’ICC è un’organizzazione arbitrale che gestisce procedimenti arbitrali internazionali attraverso la sua Corte internazionale di arbitrato e il relativo Segretariato. Nel 2023, la Corte dell’ICC ha celebrato il suo centenario e fin dalla sua fondazione ha gestito oltre 28.000 casi di arbitrato internazionale. È l’unica istituzione arbitrale con una presenza globale, con sedi a Parigi, San Paolo, New York, Abu Dhabi, Singapore e Hong Kong. La Corte è composta da esperti di arbitrato provenienti da oltre 120 giurisdizioni e gestisce procedimenti arbitrali in varie lingue, tra cui inglese, francese, spagnolo, tedesco, portoghese e italiano.
È importante sottolineare che la Corte non prende decisioni sul merito delle controversie, poiché questa è la competenza del tribunale arbitrale. La sua funzione principale è quella di amministrare il caso e adottare decisioni procedurali e amministrative, come ad esempio la scelta della sede del procedimento, il numero degli arbitri e la costituzione del tribunale arbitrale. La Corte interviene quando la clausola arbitrale è silenti su tali questioni e le parti non riescono a trovare un accordo. Inoltre, la Corte decide sugli aspetti finanziari del caso e sulla sua competenza ad amministrare l’arbitrato nel caso in cui una delle parti sollevi un’obiezione in merito.
Elencaci tre pregi dell’arbitrato internazionale.
Confidenzialità
Libertà per le parti di nominare arbitri esperti nell’ambito della controversia
Efficienza
…e tre difetti.
Troppo procedurale
Troppo uniforme (contro l’idea originaria che l’arbitrato sia una procedura che si modelli caso per caso sulla base degli elementi della controversia)
Non esiste la possibilità di fare appello alla decisione dell’arbitro (salvo rarissime eccezioni previste da alcune giurisdizioni)
Qual è stato il caso che sinora ti ha maggiormente appassionato?
Si tratta del primo caso a cui ho lavorato dopo essere entrato nello studio legale di Liedekerke nel 2021 ed è ancora in corso. Si tratta di un classico arbitrato nel settore delle costruzioni, arricchito da molteplici elementi affascinanti: le parti coinvolte provengono da diverse nazioni, la legge applicabile al merito è quella di un paese africano, la sede dell’arbitrato è Parigi, i rappresentanti delle parti sono di natura internazionale e il tribunale arbitrale è composto da arbitri di alto livello professionale.
Le questioni giuridiche trattate nel caso sono estremamente interessanti e comprendono l’applicazione di concetti quali la forza maggiore e le difficoltà contrattuali, da interpretare alla luce delle definizioni contrattuali e delle disposizioni della legge applicabile. La passione che nutro per questo caso non è solo dovuta all’interesse per le sue complesse sfaccettature, ma anche e soprattutto al fatto che rappresenta il mio ritorno alla pratica legale dopo l’esperienza presso la CCI. Inoltre, il rapporto con il cliente è estremamente piacevole e la collaborazione con gli in-house e i project manager che seguono il caso è sempre stimolante e proficua.
In sintesi, è il caso che più mi ha appassionato, perché è quello a cui sono più affezionato.
Quale il caso più complesso fattualmente o giuridicamente?
Durante il mio periodo alla CCI, ho seguito una serie di arbitrati paralleli che si concentravano principalmente nei settori della costruzione e dell’energia. Tutte queste dispute avevano un punto in comune: erano state avviate dalla stessa società, ma ogni procedura coinvolgeva una società diversa come convenuta, tutte facenti parte di un consorzio. A livello procedurale, presso la CCI, ci siamo trovati di fronte a una serie di sfide significative: richieste di consolidamento delle procedure, la necessità di costituire tribunali arbitrali distinti per procedure parallele e strettamente collegate, e così via.
I tribunali arbitrali incaricati di queste controversie non solo hanno dovuto affrontare questioni tecniche complesse tipiche del settore della costruzione, ma anche questioni di grande complessità giuridica, come la determinazione della legge applicabile (o delle leggi applicabili), i principi della res judicata e lis pendens, e altri intricati aspetti di diritto internazionale privato. È importante notare che nessun tribunale arbitrale era a conoscenza delle procedure degli altri arbitrati, poiché le parti avevano richiesto totale riservatezza su tutti i procedimenti.
Cosa consigli ad un laureato in giurisprudenza che voglia lavorare nel mondo dell’arbitrato internazionale?
Dedicarsi allo studio intensivo, selezionando corsi di diritto e arbitrato internazionale, e focalizzandosi su argomenti di tesi legati all’arbitrato internazionale, mentre si partecipa attivamente ad attività extracurriculari come moot court.
Esplorare opportunità di studio all’estero, optando per programmi LLM o simili nel Regno Unito, negli Stati Uniti, in Francia o in Svizzera, dove l’arbitrato internazionale è ampiamente praticato e rinomate università offrono programmi specializzati nella materia. Acquisire esperienza professionale presso studi legali internazionali all’estero.
Considerare le principali “piazze” per l’arbitrato come Parigi, Londra, Ginevra, New York, Singapore e Madrid, dove sia studi legali nazionali che internazionali hanno consolidato pratiche di arbitrato internazionale.
Infine, prendere in considerazione il rischio e l’avventura, cercando esperienze al di fuori della propria zona di comfort, ma che possono portare grande soddisfazione una volta compiute.