martedì, Ottobre 15, 2024
Diritto e Impresa

Il rapporto tra i Non Performing Loans e l’opera di vigilanza bancaria della BCE: una possibile risposta alla recessione?

a cura di Claudia Renzi


Nei tempi più recenti si parla in modo sempre più accentuato dei c.d. “NPL” (acronimo atto ad indicare i Non performing Loans), ossia i crediti deteriorati[1]. Tali particolari

crediti risultano caratterizzati da un tipo di riscossione a carattere incerto poiché riferita alla contestuale presenza di due fattori diversificati: la data di scadenza della riscossione e l’ammontare dell’esposizione[2].

La tematica si ricollega strettamente alle situazioni di insolvenza in cui versano le imprese, assumendo relativamente al sistema economico un impatto tanto più cospicuo quanto più stretto risulta il legame che le imprese in questione instaurano con gli istituti bancari.

Se si è in presenza di un’impresa che non riesce più a fare fronte ai propri debiti, versando quindi in una situazione di insolvenza, accade che le banche si trovino a dover assumere automaticamente il carico degli NPL, subendo di conseguenza perdite più o meno ingenti.

Dall’analisi risulta che qualora all’interno dei bilanci degli istituti di credito ci si trovi in presenza di valori notevoli di NPL, i primi muovano nella direzione di un aumento di capitale al fine di ottenere una progressiva riduzione dei crediti deteriorati, stante la constatazione che tali crediti sono suscettibili nel concreto di generare una progressiva e consistente riduzione in termini di redditività[3].

Mediante un’indagine approfondita degli NPL emerge che gli stessi sono potenzialmente idonei a creare una situazione di difficoltà sia in capo alle banche sia agli intermediari finanziari, erogando questi ultimi in un primo momento il finanziamento. La peculiarità dell’incidenza degli NPL si riscontra principalmente nelle ipotesi in cui che i soggetti debitori siano in una situazione di vera e propria insolvenza conclamata, con la dovuta precisazione che, ad oggi, preminente rilevanza hanno assunto anche le posizioni c.d. UTP (Unlikely to pay), ossia quelle relative ai casi in cui, in assenza di una specifica pronuncia giudiziale in merito[4],la banca rilevi un potenziale “rischio di futura insolvenza”.

A causa della grande diffusione del fenomeno si è cercato in larga misura di inquadrare in categorie determinate tali crediti, al fine di ridurli in modo più efficace e rapido[5]. Grazie all’operato della Banca d’Italia è stato possibile suddividere gli NPL in tre differenti gruppi a seconda delle loro caratteristiche: le Bad Loans (“sofferenze”), le Unlikely-to-pay Exposures (c.d. UTP, ossia “probabili inadempienze”) ed infine le Overdrawn and/or past-due Exposures (“esposizioni scadute e/o confinanti”)[6].
È altresì emblematico come la predetta suddivisione risulti essere adottata anche da parte dei criteri contabili della European Banking Authority[7] (EBA) – autorità di vigilanza bancaria appartenente al circuito dell’Unione Europea – facendo emergere il dato lampante della sussistenza, nel contesto generale, del problema relativo ai crediti deteriorati. A tal proposito, in relazione agli studi effettuati dalla EBA, emerge che gran parte degli istituti bancari identificati nei Paesi membri dell’area euro, esibisce attualmente altissimi livelli di NPL[8].

Per la forte presenza di tale istituto nel sistema bancario e finanziario dell’UE si verifica infatti un impatto a segno negativo su quanto attinente al credito, come tale suscettibile di indebolire fortemente anche la tenuta ed il potere di mercato di quest’ultima. In base a tali considerazioni, viene attuata un’azione rivolta alla riduzione degli NPL avente il carattere della “sostenibilità”, atta a fronteggiare il problema della costante presenza e diffusione di tali crediti all’interno di tutti i bilanci bancari. Gli interventi riduttivi sono stati reputati  assolutamente necessari ad apportare benefici per l’economia, in prospettiva micro-prudenziale ed allo stesso tempo macro-prudenziale.

La ripresa economica assume poi un ruolo considerevole, ponendosi l’obiettivo di attuare una ampia e definitiva risoluzione dei crediti deteriorati. A tal proposito, si riscontra che tra le priorità della vigilanza bancaria operata da parte della Banca Centrale Europea (BCE), viene presa in considerazione anche l’analisi della qualità degli attivi degli intermediari[9]. In relazione a tale aspetto, la BCE opera dal 2014 una la profonda valutazione incardinata su due elementi preponderanti: il primo che esamina la qualità degli attivi ed il secondo che si concretizza in una prova di stress, al fine di verificarne la tenuta dell’impresa nonostante la persistente presenza del problema dei crediti deteriorati.
Dalla suesposta analisi emerge il principio secondo cui l’attività di vigilanza bancaria operata dalla BCE ha progressivamente intensificato i controlli in materia di NPL, attività che nel tempo ha permesso di poter identificare una serie di prassi avvertite come utili e funzionali, oggi presenti nelle linee guida dell’Autorità.

Determinate prassi si concretizzano in una serie di aspettative per il futuro riguardanti l’opera complessiva della vigilanza bancaria della BCE. I princìpi da queste indicati saranno idonei a procurare un modello di riferimento base ai fini della guida di quanto attiene alla valutazione prudenziale delle banche nel precipuo settore.
L’idea alla base della creazione di un meccanismo di vigilanza “orientato” alla lotta alla massiccia presenza degli NPL consiste nella progressiva adesione alle metodologie di tale strumento da parte della moltitudine degli istituti bancari, in modo da osservare i canoni di proporzionalità ed urgenza. Tutto ciò in funzione della portata e della gravità dei problemi che vengono affrontati nel settore dei crediti deteriorati[10].

In realtà il problema della presenza di crediti deteriorati all’interno delle banche italiane risulta legato alle eccezionali fasi di recessione che hanno ripetutamente colpito l’economia negli anni recenti ed alle lunghe tempistiche in merito alle procedure previste per il recupero di tali crediti[11].

Ed è per la somma delle considerazioni finora effettuate che risulterebbe quanto mai opportuno attuare un tipo di vigilanza effettivo, concreto ed a carattere comune, avente ad oggetto sia le banche italiane che europee che, a causa del verificarsi dello “stallo” generato dalla negativa esperienza del Covid-19, hanno fortemente ridotto per necessità il livello di capitalizzazione. Sono proprio gli istituti di credito a patire maggiormente le conseguenze della crisi collegata al verificarsi della pandemia. A causa, dunque, della continua ed ininterrotta presenza del fattore “incertezza” sarebbero necessari   miglioramenti concreti, letti qui in termini di aumento dei ricavi, che vertano sull’intero sistema bancario in modo da renderlo in grado di generare una risposta proattiva ed efficace al verificarsi degli ipotetici “scossoni” suscettibili di travolgere improvvisamente tutta la tenuta del sistema bancario e finanziario dell’UE.

Un simile intervento potrebbe probabilmente garantire una comune tenuta del sistema, mediante la previsione di discipline chiare e concrete che siano idonee a tutelare in buona sostanza il c.d. principio di certezza del diritto[12].

[1] MIGLIONICO A., Crediti Deteriorati, 2018, CEDAM.

[2] Non Performing Loans (NPL), disponibile qui:  https://argomenti.ilsole24ore.com/parolechiave/npl.html

[3] https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/interventi-vari/int-var-2019/Angelini_21112019.pdf

[4] MAGGIOLINO M., La disciplina giuridica della gestione dei crediti deteriorati nella prospettiva delle banche. Profili critici, 2020, EGEA.

[5] https://www.bancaditalia.it/media/views/2017/npl/NPL_stampabile.pdf

[6] https://www.bancaditalia.it/media/views/2017/npl/index.html?com.dotmarketing.htmlpage.language=0

[7] European Banking Authority (EBA), disponibile qui: https://eba.europa.eu/

[8] COTUGNO M.., Gestione e valutazione dei Non Performing Loans, 2018, DE ANGELI.

[9] CESARINI F., I crediti deteriorati nelle banche italiane, 2017, Giappichelli.

[10] Banca Centrale Europea (BCE), Linee guida per le banche sui crediti deteriorati, Marzo 2017, disponibile qui: https://www.bankingsupervision.europa.eu/ecb/pub/pdf/guidance_on_npl.it.pdf

[11] Banca d’Italia, I crediti deteriorati (Non-Performing Loans – NPLs) del sistema bancario italiano, disponibile. qui: https://www.bancaditalia.it/media/views/2017/npl/index.html?com.dotmarketing.htmlpage.language=0

[12] https://www.bancaditalia.it/media/views/2017/npl/faq/index.html

Claudia Renzi

Claudia Renzi, nata a Roma, ha conseguito il diploma di maturità classica presso l’istituto Giulio Cesare, che le ha permesso di coltivare la passione per la scrittura e per la letteratura classica. Laureanda in Giurisprudenza all’Università Roma Tre in Diritto Commerciale: “European Banking Authority”, è particolarmente interessata allo studio del settore giuridico ed economico, specificamente all’area della “Protezione dei Dati Personali (Data Protection e GDPR). È inoltre socio ordinario dell’European Law Students’ Association “ELSA” nella sezione di Roma.

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