Il sistema previdenziale svedese
L’avvento del sistema previdenziale svedese crea una svolta all’interno del settore previdenziale divenendo benchmark per le valutazioni degli altri sistemi[1]; sarà quindi interessante disegnarne il profilo generale.
Annualmente, dal 2001, in Svezia è redatto un report, l’orange report, che misura attività e passività del sistema e come queste siano state condizionate dai cambiamenti economici, demografici e comportamentali; inoltre, è descritto in modo chiaro e dettagliato l’intero funzionamento del sistema previdenziale svedese.
L’obiettivo della reportistica è quello di rendere trasparente il sistema in modo da renderlo conoscibile ed affidabile da parte dei contribuenti e dei pensionati; mostrare chiaramente come, e perché, evolve, di anno in anno, la situazione finanziaria del sistema.
La riforma del sistema previdenziale in Svezia, a differenza di molte altre nazioni, non è stata resa necessaria, o imposta, da una crisi acuta del sistema; piuttosto, la politica ha guardato oltre la scadenza del proprio mandato e ha deciso per una riforma che puntasse ad una efficienza sociale ed economica sostenibile nel lungo periodo e all’equità tra le diverse generazioni.
Obiettivi ambiziosi; con senso di responsabilità è stato notato che non sempre è possibile ottenerli tutti insieme allora si punta a raggiungerli più spesso e più a lungo possibile.
Il sistema previdenziale nasce unendo metodi tradizionali a metodi innovativi o caratteristici delle gestioni private, come l’aggiornamento della prestazione in funzione della speranza di vita e la relazione esistente tra contributi versati e prestazione previdenziale.
Il sistema svedese è un sistema Pay As You GO Notional Defined Contribution (PAYGO NDC) ispirato al teorema di Aaron[2].
Per sistema PAYGO si intende un sistema con gestione finanziaria a ripartizione, dove le uscite contributive correnti sono pagate con le entrate contributive correnti, senza accumulo di riserve; quindi, il flusso di contributi è una variabile fondamentale.
Per sistema NDC si intende la modalità di calcolo della pensione col metodo contributivo. L’importo della pensione è funzione dei contributi versati, dell’aliquota di rivalutazione di questi e di un coefficiente attuariale, che converte il capitale in rendita, specifico per ogni coorte di età e dipendente da fattori normativi, demografici ed economici.
In un sistema contributivo a ripartizione, come già detto, le entrate correnti finanziano le uscite correnti; quindi, non è effettivamente osservabile un montante contributivo per il calcolo della pensione di ciascun contribuente; allora, si fa riferimento a conti virtuali, notional account, dove vengono registrati tutti i versamenti coi relativi rendimenti. Un sistema NDC garantisce che il credito pensionistico sia uguale ai contributi versati e che, quindi, non ci siano crediti senza contributi versati o contributi versati senza crediti.
Preciso che nel sistema svedese è presente, oltre alla parte gestita a ripartizione, anche un supporto, sempre di tipo contributivo, con gestione finanziaria a capitalizzazione; l’aliquota contributiva per il sistema a ripartizione è del 16% mentre quella del sistema a capitalizzazione è del 2,5% per un’aliquota complessiva del 18,5%. L’aliquota contributiva verrà sempre presa come data in quanto ritenuta condizione di stabilità del sistema; non è una leva su cui far forza in momenti di squilibrio finanziario.
I contributi versati sono capitalizzati ad un tasso pari alla crescita del salario medio degli attivi; questo garantisce l’equità ma può condurre ad instabilità finanziaria che viene controllata e gestita attraverso l’Automatic Balance Mechanism (ABM).
L’ABM è un set di regole predeterminate dalla legge che devono essere applicate non appena l’indicatore di solvibilità ne mostri la necessità; l’obiettivo è di riportare il sistema in equilibrio senza la necessità di un nuovo intervento legislativo. [3]
It is easier to legislate future pain than current pain[4].
Il sistema NDC favorisce equità intergenerazionale, evita che si creino false aspettative sulla prestazione previdenziale ed è meno suscettibile di comportamenti opportunistici della politica.
Nel sistema PAYGO svedese non esistono tassi di rendimento garantiti; anche se ai pensionati viene anticipato un 1.6% al momento del pensionamento, per alleggerire economicamente il passaggio da lavoratore a pensionato. Il tasso a cui vengono capitalizzati i notional account e l’aspettativa di vita considerata non si prefiggono la costruzione di una margine di sicurezza, tenendo così più alte le prestazioni previdenziali; il rischio relativo al debito e/o al deficit che si viene a formare è gestito mediante il buffer fund che funge da ammortizzatore in caso di scosse di natura finanziaria. Situazioni finanziarie difficili vengono distribuite sulla collettività dei partecipanti al sistema attraverso una modificazione del tasso di indicizzazione dei crediti previdenziali, tenendo fissa l’aliquota contributiva.
La situazione finanziaria del sistema è governata dal rapporto tra attività e passitività; tale rapporto, definito Balance Ratio (BR), è l’indicatore principale di solvibilità del sistema.
L’ABM si attiva proprio in funzione dei valori assunti dal BR. L’utilizzo dell’ABM ha tolto la necessità di dover fare assunzioni sugli andamenti economici e demografici futuri e ha deresponsabilizzato la politica delle scelte in materia, essendo un meccanismo automatico e non discrezionale.
Al numeratore del BR troviamo la somma del contribution assets, rappresentante il prodotto tra il flusso corrente di contributi e la turnover duration che “in steady state … is equal to the time difference between the average age of retirees … and the average age of contributors … Both ages are money-weighted”[5], e del buffer fund.
Il principale problema dell’equità tra generazioni è governato attraverso il “full package” – l’aliquota contributiva fissa, il tasso di capitalizzazione dei contributi versati pari alla crescita del salario medio degli attivi, l’aggiustamento della prestazione previdenziale all’aspettativa di vita in caso di pensionamento prima dei 65 anni, l’assenza di qualsiasi altro aggiustamento, il buffer fund e il maccanismo automatico di bilanciamento. Il report annuale si riferisce ad un altro elemento centrale del sistema previdenziale: la trasparenza e la chiarezza[6].
La trasparenza all’interno del sistema previdenziale svedese ricopre un ruolo cruciale e viene declinata anche in elementi più tecnici come per esempio nel caso di Inheritance gains in notional defined contributions accounts[7]; in Svezia è ben definito cosa succede in caso di morte del contribuente prima della pensione: il notional account accumulato dal contribuente deceduto viene redistribuito sulla base della coorte di nascita invece di divenire un hidden asset da accantonare a riserva.
Questi elementi di chiarezza, trasparenza e correttezza rendono il sistema previdenziale svedese conoscibile, affidabile e credibile da parte di tutti gli stakeholders.
Concludo con uno spunto: in Svezia da quasi venti anni i contribuenti ricevono periodicamente delle buste arancioni contenenti tutte le informazioni previdenziali riguardo la propria posizione; in Italia le prime buste arancioni sono arrivate solo nel 2016, ad una platea di contribuenti molto limitata, sebbene destinata ad aumentare; in un’intervista, di cui viene riportato il link qui di seguito, il presidente dell’INPS ipotizza che questo “ritardo” e deficit nella trasparenza sia frutto della volontà politica ( http://video.sky.it/news/economia/lintervista_di_maria_latella_a_tito_boeri/v267205.vid).
E in Italia, si è investito abbastanza nella trasparenza? O meglio, la politica ritiene effettivamente che la trasparenza del sistema previdenziale sia un valore?
[1] A tal proposito si veda, per esempio: Carlos Vidal-Meliá, An Assessment of the 2011 Spanish Pension Reform using the Swedish System as a Benchmark, Journal of Pension Economics and Finance, (2013), pp. 297-333.
[2] Henry Aaron, The Social Insurance Paradox, Canadian Journal of Economics, (1966), pp. 371–374.
[3] Carlos Vidal Meliá and María del Carmen Boado Penas, Ole Settergen, Automatic balance mechanisms in Pay-As-You-Go pension systems, The Geneva Papers on risk and insurance Vol. 34 (2009), p. 289.
[4] Peter Diamond, Social security, American Economic Review Vol. 94 (2004).
[5] O. Settergren, The rate of return of pay-as-you-go pension systems: a more exact consumption-loan model of interest, The Journal of Pensions Economics and Finance, (2005), p. 121.
[6] SSIA, The Swedish Pension System annual report 2001, Swedish Social Insurance Agency (SSIA), Stockolm, 2002.
[7] Carlos Vidal Meliá, María del Carmen Boado Penas, Inheritance gains in notional defined contributions accounts, Pension, benefits and social security colloquium (2011)
Riccardo Caramini nasce a Roma nel 1993.
Dopo la laurea in Scienze Aziendali nel 2015 presso La Sapienza di Roma e il diploma in conservatorio nel 2016, nel 2018 si laurea con lode in finanza ed assicurazioni presso La Sapienza di Roma, specializzandosi nel comparto assicurativo.
Dal 2018 ha deciso di collaborare con Ius in Itinere perché, citando Seneca nelle Epistulae ad Lucilium, «… nessuna cosa mi darà letizia, benché straordinaria e vantaggiosa, se la dovrò sapere unicamente per me. Se la sapienza mi fosse donata con questa clausola, affinché la tenga chiusa e non la diffonda, rinuncerei …»