Il Welfare State: l’importanza della matrice europea
Nell’era dell’allargamento dei confini e dell’abbattimento delle tante barriere che in passato hanno segnato in modo alquanto negativo la storia dell’uomo, c’è spazio anche per le politiche di assistenzialismo che si trovano al centro di molte discussioni e dibattiti ideologici, tra i vari schieramenti politici. Il welfare o stato di benessere[1] è un fenomeno realmente misurabile e migliorabile attraverso delle appropriate politiche da attuare sia in campo economico che in campo sociale, esso deve garantire alla popolazione di ogni singolo Stato che si ritenga essere civile, tutti i diritti fondamentali, come quello alla salute. Infatti, una delle diatribe che da sempre caratterizza la qualità di un risultato che si ritenga ottenuto da determinate strategie per lo sviluppo delle nazioni, è per l’appunto l’accesso ai mezzi e ai luoghi dove è possibile curarsi o prevenire eventuali malanni. Il welfare oggigiorno ricopre un ruolo molto importante dove si intrecciano varie componenti che a seconda del loro sviluppo, possono farci rendere conto se un paese rispetta determinati parametri inerenti alla qualità della vita e se quel popolo percepisce realmente i risultati che si ottengono da sondaggi o studi di ricerca.
In alcuni Stati, il garantire una soddisfacente vivibilità alla popolazione significa percorre ed attuare delle politiche di assistenzialismo che si interfacciano con i redditi delle famiglie più che con la facilità di accesso ai servizi, perché secondo tali politiche la possibilità di ricevere un reddito minimo garantito, a determinate condizioni, per tutti quelli che si trovano al di sotto della soglia di povertà assoluta[2], permette a queste di potersi integrare meglio nella sfera sociale del paese ma, come accennato in precedenza, di poter usufruire anche di molti servizi che sono ritenuti fondamentali per la loro sopravvivenza, quindi reddito di cittadinanza come sostentamento economico e miglioramento dell’integrazione del cittadino nella vita sociale attiva del contesto di riferimento. Questo è uno dei tanti strumenti di cui si parla oggigiorno e che viene utilizzato da molti paesi come quelli del nord Europa, anche se alcuni di questi, come la Finlandia, hanno già bocciato l’esperimento[3]. Ma siamo ben sicuri che il reddito di cittadinanza possa essere un mezzo con il quale un paese possa riconoscersi in una realtà che garantisce servizi ottimali proprio a tutti?
Forse più che in uno strumento su come rimediare a particolari problemi, la ricerca bisognerebbe iniziarla a monte, cioè dal miglioramento dei servizi che lo Stato deve garantire in forma soddisfacente e successivamente pensare a come potranno essere più facilmente raggiunti dalla popolazione. Uno Stato che concede la possibilità di accedere in maniera piuttosto agiata alle proprie strutture sanitarie, ma che poi si dimostrano fatiscenti, inefficienti, con personale sottopagato o con macchinari alquanto obsoleti per usare un eufemismo, e settori di ricerca bloccati per mancanza di fondi, non è uno Stato efficiente. A questo punto, qualche considerazione in più sul capire come si debba lavorare per migliorare il welfare andrebbe pienamente affrontata. La matrice del benessere deve essere assicurata da politiche di investimento che mirano allo sviluppo territoriale, dove il cittadino possa trovare soluzione ai propri problemi in maniera più semplice e diretta. Quindi, questo comporta che gli enti locali siano rafforzati e godano, anche, di maggiori autonomie e di attrezzature che permettano di velocizzare i tempi di erogazione del servizio richiesto. Una politica di welfare che mira al benessere collettivo, aiutando il popolo nella zona in cui risiede. In più c’è da osservare come negli ultimi anni, proprio il bisogno di rafforzamento nella fattispecie di ospedali, centri per l’impiego, enti territoriali, abbia fatto capire che in relazione alla recessione economica, sia stato proprio la carenza di determinate strutture e servizi a far risentire di più della crisi, in quanto la sfera di popolazione perennemente in difficoltà, con il peggiorare della situazione economica e finanziaria del paese, si è trovata ancor di più in balia delle onde non ricevendo un aiuto concreto dalle infrastrutture e servizi pubblici.
Questa carenza ha creato non pochi problemi alla collettività, ed in particolare a chi vive nelle zone meno sviluppate del paese. Prendendo in questo caso, come riferimento il sud Italia, è incredibile costatare che nell’anno 2018 ci si debba recare il più delle volte fuori regione per ricevere una degna assistenza sanitaria, comportando quindi più spese e più difficoltà logistiche non solo per il singolo cittadino, ma anche per chi gli sta intorno. Secondo il rapporto IRPPS-CNR i servizi al Sud sono ”inefficienti e inadeguati”. Troppe le disparità con il Nord[4]. Più che un vero articolo, lo scopo di questo elaborato è far riflettere su quanto a volte la politica e quindi gli investimenti, più che guardare ai grandi numeri dati da progetti occasionali, giusto per ricevere un po’ di visibilità dal mondo esterno, che comunque hanno, ovviamente, un’importanza elevata per il Paese, sarebbe utile soffermarsi, maggiormente, su quelle che sono le esigenze e difficoltà che ogni singolo cittadino riscontra ogni giorno sul territorio in cui vive e che si possono soddisfare e risolvere, migliorando nel concreto il relativo contesto di riferimento. A volte, potrebbe risultare più efficiente, anche nel lungo periodo, rispetto a delle manovre mirate su obiettivi più a grandi linee.
Spostandoci verso delle considerazioni riguardo a come il welfare potrebbe essere un punto cruciale nelle politiche all’interno delle istituzioni europee, iniziamo col riportare la seguente citazione di Luigi Garelli ed Elena Mastretta, tratta dall’elaborato ‘Il Welfare State’:
Il tema del Welfare State risulta un buon punto di partenza per una riflessione sull’Europa, in quanto l’una e l’altro sono stati legati finora da un comune destino. La sopravvivenza di entrambi è dipesa da una reciprocità che, per quanto caratterizzata da una tensione dialettica mai superata, è apparsa inscindibile. Il secondo Novecento nel vecchio Continente è stato attraversato proprio dall’impegno parallelo del consolidamento del Welfare State a livello nazionale e della costruzione di una integrazione sempre più forte tra i diversi Paesi europei: se da una parte il welfare nazionale ha svolto funzioni economiche e di sostegno sociale indispensabili alla sopravvivenza di comunità nazionali coese, dall’altra il consolidamento dell’Unione Europea è risultato essenziale per garantire la stabilità macroeconomica del contesto in cui i singoli Paesi si collocavano.[5]
E ora? Con le nuove politiche restrittive si accantona tutto quello per cui si è lavorato dal secondo dopoguerra ad oggi? Non è l’Europa intera che attraverso delle strategie di cooperazione con i vari paesi dovrebbe occuparsi anche del nostro welfare, aiutando come detto in precedenza gli enti locali e più vicini ai cittadini? Un cambiamento apportato per il bene comune in nome dei principi e valori sui quali è stata creata l’Unione europea, in questo preciso periodo storico è un’argomentazione che andrebbe ripetuta più volte per non permetterle di essere accantonata dalle sedi istituzionali dove si discute per il futuro dei vari popoli. La strada spianata alle privatizzazioni per alcuni servizi che da sempre sono stati di patrocinio statale, le restrizioni agli import da paesi terzi, il rafforzamento dei confini in nome di un protezionismo che in passato ha solo portato a conflitti e scontri in Europa, attualmente, da molti, sembra essere descritta come la giusta strada da perseguire se si vuole migliorare la vita dei paesi comunitari ma che nel lungo periodo potrebbe creare più insidie.
[1] benessere, Stato del (welfare State) di Giuseppe Niglia – Massimiliano Vatiero – Dizionario di Economia e Finanza (2012)
Disponibile qui: http://www.treccani.it/enciclopedia/stato-del-benessere_%28Dizionario-di-Economia-e-Finanza%29/
[2] ‘’Definizioni di povertà assoluta, povertà relativa e disuguaglianza’’ di Tesionline.it, 01/10/2008
Disponibile qui: https://sociologia.tesionline.it/sociologia/articolo.jsp?id=2736
[3] ‘’Finlandia, stop al reddito di cittadinanza: bocciato dopo l’esperimento’’ di Andrea Tarquini, 22 aprile 2018
Disponibile qui: https://www.repubblica.it/economia/2018/04/22/news/finlandia_stop_al_reddito_di_cittadinanza_dopo_un_anno_di_esperimento-194548008/
[4] ”Mezzogiorno: è emergenza welfare” di Educazione&Scuola©, Giovedì, 11 Ottobre 2018
Disponibile qui: http://www.edscuola.it/archivio/handicap/mezzogiorno_emergenza_welfare.htm
[5] ‘’Il Welfare State’’ di Luigi Garelli and Elena Mastretta, Feb 16, 2018 | Insegnare l’Europa contemporanea
Disponibile qui: http://www.novecento.org/insegnare-leuropa-contemporanea/il-welfare-state-2873/
Fonte immagine: http://www.novecento.org/insegnare-leuropa-contemporanea/sviluppo-benessere-crisi-1930-2000-2755/
Mario Nocera, nato a Napoli il 04/01/1992
Direttore Area: Politica Economica
Responsabile sviluppo business
Laurea Magistrale in Scienze delle Pubbliche Amministrazioni presso: l’Università degli Studi di Napoli Federico II.
Tesi di Laurea in: Teoria dell Sviluppo umano.
Titolo Tesi: ”Le diseguaglianze in Italia : il divario tra Nord e Sud”
Interessi: economia, finanza, politica, attualità e sociologia.
Contatti: mario.nocera@iusinitinere.it