Scuola, università e ricerca: la divisione dei Ministeri
Il 2019 si è chiuso con le dimissioni, ampiamente annunciate, del Ministro dell’Università, Istruzione e Ricerca Lorenzo Fioramonti[1]. Tra voci di corridoio e timori di crisi, si è scorporato il MIUR nelle sue due anime: un ministero per l’Università e la Ricerca ed uno per la Scuola.
Gaetano Manfredi, già rettore dell’Università “Federico II”, ingegnere napoletano classe 1964, si è aggiudicato la guida del primo, forte della pluriennale esperienza accademica. La siracusana Lucia Azzolina, spesasi negli anni tra scuola e sindacati, va all’Istruzione[2]. Si interrompe così un connubio che andava avanti dal maggio 1999, con una breve pausa dal 2006 al 2008, nel corso del secondo governo Prodi.
Le problematiche relative a Scuola, di secondo grado in primis, ed Università e Ricerca sono differenti, sotto vari punti di vista. Una differenza che non solo tocca le finalità, ma anche la componente economica. Ogni anno il DEF (Documento di Economia e Finanzia ndr) dovrebbe rivolgere un attento sguardo alla problematica. Per il 2020 sono stati stanziati per una parte della causa 1,5 miliardi di euro. Per quanto grande possa apparire questa cifra, siamo ben al di sotto degli standard europei[3].
Ed infatti stando alla parole dell’ex Ministro Fioramonti a seguito delle dimissioni:
“Sarebbe servito più coraggio da parte del Governo per garantire quella “linea di galleggiamento” finanziaria di cui ho sempre parlato, soprattutto in un ambito così cruciale come l’università e la ricerca. Si tratta del vero motore del Paese, che costruisce il futuro di tutti noi. Pare che le risorse non si trovino mai quando si tratta della scuola e della ricerca, eppure si recuperano centinaia di milioni di euro in poche ore da destinare ad altre finalità quando c’è la volontà politica.”
Nell’ultimo articolo[4] sono state discusse in dettaglio le cifre spese dallo Stato in materia di Istruzione, Università e Ricerca, negli ultimi anni. Il ritardo rispetto agli altri paesi europei è lampante; allucinante quando il termine di confronto valica il vecchio continente. Stando all’OCSE, nel 2015 l’Italia ha speso 67,4 miliardi di euro in istruzione, circa il 4,15% del PIL e l’8% della spesa pubblica, contro il 7,9% e l’11,20% europeo. Per non parlare della situazione dei dottorandi italiani che non riescono a percepire nemmeno 1200€ mensili, quota utile per il riconoscimento previdenziale.
E se si aggiunge la carenza di insegnanti nella scuola secondaria, il lungo travaglio per chi decide di intraprendere la carriera accademica ed i bassi stipendi di chi si occupa di ricerca, il cocktail letale è servito. Ma, a morire è solo uno: il futuro dell’Italia.
Queste riflessioni avallano la scelta di scorporare il Ministero, affidandosi a due figure indipendenti, ma comunque dialoganti. I problemi di Scuola ed Università e Ricerca sono diversi, e diverse le strategie risolutive. Un unico nome, come accaduto in questi anni, rischia di incappare nelle necessità di uno dei settori, lasciando in balia di se stesso l’altro. Basti pensare all’alternanza con cui sono state affrontate, senza giusta strategia e programmazione, due spinose questioni: precari della scuola e blocco stipendiale negli atenei.
In continuità con quanto scritto nell’ultimo articolo, proponiamo una lista di priorità e di (sentite) strategie risolutive ai due Ministri.
Per Università e Ricerca, i fronti principali sono due. Da un lato bisogna finanziare gli atenei in modo opportuno, rispetto alle esigenze sia gestionali che di personale. I benefit non possono essere né una piatta ed uguale ripartizione, né una discriminante dei grandi atenei rispetto ai piccoli. Sarebbe opportuno valutare, in modo sempre più mirato, la produzione sia scientifica che didattica dei singoli dipartimenti. Sul piatto della bilancia va messo la capacità di un dipartimento di rispondere, nella formazione degli studenti, alle nuove sfide della società, non temendo di stravolgere singoli insegnamenti e/o interi corsi di laurea.
Bisognerebbe provvedere a stabilizzare la posizione di ricercatori e di quanti decidono di intraprendere una carriera accademica. Appare stucchevole che un trentenne, con competenze conclamate, debba lasciare questo “sogno”, o continuare in un altro paese. Sono troppi i ragazzi che vedono mutilata la loro posizione societaria inseguendo triennali, e mai definitivi, assegni di ricerca.
Per l’Istruzione bisogna partire dai due (solo citati in questi anni) concorsi: uno straordinario per regolarizzare la posizione di tanti precari ed uno ordinario per le nuove assunzioni. Tuttavia andrebbero adeguati gli stipendi dei docenti italiani rispetto alla media europea, così da ri-nobilitare una figura sociale troppo spesso bistrattata e costretta a lavorare tra milioni di difficoltà. D’altro canto, ogni docente dovrebbe sottoporsi a veri corsi di formazione che consentano di intercettare i cambiamenti del mondo e le diverse richieste alla formazione degli studenti.
Ma non sia un dialogo tra sordi. Restino i due Ministri in comunicazione tra loro così da coordinare sforzi e programmi.
“Sono assolutamente favorevole alla separazione dei ministeri. Il Ministero dell’Istruzione rappresenta un carico di lavoro notevolissimo e, di conseguenza, per il ministro diventa più difficile occuparsi di Università e Ricerca: resta poco tempo per lavorarci.” Così accoglie la scelta Giorgio Parisi, presidente dell’Accademia dei Lincei.
In attesa di analizzare i primi dati, non possiamo che dire: Buon Lavoro!
[1] ”Governo: il Ministro Fioramonti si dimette con una lettera a Conte: pochi fondi per l’istruzione” Art. di La Repubblica del 25 dicembre 2019.
Disponibile qui: https://www.repubblica.it/politica/2019/12/25/news/ministro_lorenzo_fioramonti_governo_conte_m5s-244367773/
[2] ”I Ministri di Istruzione e Università hanno giurato al Quirinale. Azzolina: subito i concorsi” Art. di La Repubblica del 10 gennaio 2020.
Disponibile qui: https://www.repubblica.it/politica/2020/01/10/news/azzolina_e_manfredi_hanno_giurato_al_quirinale-245428334/
[3] ”Un miliardo e mezzo per salvare l’Università, l’appello di ricercatori e studenti” di Ilaria Venturi, del 23 settembre 2019.
Disponibile qui: https://www.repubblica.it/scuola/2019/09/23/news/l_appello_di_ricercatori_e_studenti_almeno_1_5_miliardi_per_l_universita_-236707310/
[4] ”Istruzione: il quadro degli investimenti in Italia” di Marco Menale del 05 novembre 2019.
Disponibile qui: https://www.iusinitinere.it/istruzione-il-quadro-degli-investimenti-in-italia-24134
Fonte immagine: https://www.italiaoggi.it/news/scuola-e-universita-firmato-il-primo-contratto-per-istruzione-e-ricerca-201804191509379520