venerdì, Luglio 26, 2024
Criminal & Compliance

Caso Torreggiani e altri c. Italia: qualcosa è cambiato?

A tre anni dalla famosa sentenza Torreggiani, con la quale in data 8 gennaio 2013 la Corte Europea di Strasburgo condannava l’Italia per la violazione dell’art. 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU), le condizioni delle carceri italiane non sono migliorate.

Nei primi mesi del 2016 i numeri dei detenuti sono tornati a crescere e con essi il tasso di sovraffollamento, pari al 108 %; lo dice l’Associazione Antigone nel XII rapporto annuale “Galere d’Italia”.

La sentenza in esame non si limitava a prevedere una condanna per l’Italia in merito al singolo caso concreto – ricordiamo i sette ricorsi da parte dei detenuti delle carceri di Busto Arstizio e di Piacenza in merito ai trattamenti inumani e degradanti subiti negli istituti – ma riscontrava ingenti carenze strutturali nell’ambito dell’intero sistema penitenziario dell’ordinamento italiano.

La Corte ha qualificato, infatti, tale decisione come “sentenza pilota” ( pilot judgment) diretta a censurare violazioni strutturali con l’intento di determinare conseguenti adeguamenti dell’ordinamento interno; un anno il termine massimo per porre rimedio al sovraffollamento carcerario.

Nello specifico, i ricorrenti lamentavano spazi troppo esigui – 3 metri quadrati circa pro capite – in celle condivise, penuria di acqua calda, insufficiente luce naturale, mediocre stato di conservazione e di pulizia dei locali; tutto ciò in contrasto con la legge n. 354 del 26 luglio 1975 ( Legge sull’ordinamento penitenziario) che all’art. 6 dispone: “I locali nei quali si svolge la vita dei detenuti e degli internati devono essere di ampiezza sufficiente, illuminati con luce naturale e artificiale in modo da permettere il lavoro e la lettura; aerati, riscaldati ove le condizioni climatiche lo esigono, e dotati di servizi igienici riservati, decenti e di tipo razionale. I detti locali devono essere tenuti in buono stato di conservazione e di pulizia. […]”.

Alla luce di questa situazione di emergenza, l’Italia si è attivata , prima con il c.d. “Piano carceri” con l’obiettivo di costruire 11 nuovi istituti penitenziari e ampliare quelli già esistenti, poi con il decreto “Svuotacarceri” convertito in legge nel 2014 approvando rimedi risarcitori, sconti di pena e limiti all’applicazione del carcere preventivo.

Purtroppo, gli sforzi legislativi dell’Italia non sono risultati efficaci sul piano concreto; al 31 marzo 2016 sono circa 4mila le persone prive di un posto regolamentare, lo spazio vitale per molti reclusi è ridottissimo, ancora troppi sono gli imputati in attesa di sentenza definitiva, circa 34,6 % del totale rispetto al 20% di media europea.

Sembra essere, dunque, ancora aperta la sfida dell’Italia per un corretto funzionamento dell’amministrazione penitenziaria nel rispetto del principio essenziale di umanitarismo e solidarietà sociale.

Piera Di Guida

Piera Di Guida nasce a Napoli nel 1994. Ha contribuito a fondare “Ius in itinere” e collabora sin dall’inizio con la redazione di articoli. Dopo la maturità scientifica si iscrive alla facoltà di giurisprudenza Federico II di Napoli e nel 2015 diviene socia ELSA Napoli (European Law Student Association). Ha partecipato alla redazione di un volume dal titolo "Cause di esclusione dell'antigiuridicità nella teoria del reato- fondamento politico criminale e inquadramento dogmatico", trattando nello specifico "Lo stato di necessità e il rifiuto di cure sanitarie" grazie ad un progetto ELSA con la collaborazione del prof. Giuseppe Amarelli ordinario della cattedra di diritto penale parte speciale presso l'università Federico II di Napoli. Seguita dallo stesso prof. Amarelli scrive la tesi in materia di colpa medica, ed approfondisce la tematica della responsabilità professionale in generale. Consegue nel 2017 il titolo di dottore magistrale in giurisprudenza con votazione 110/110. Nell’anno 2016 ha sostenuto uno stage di 3 mesi presso lo studio legale Troyer Bagliani & associati, con sede a Milano, affiancando quotidianamente professionisti del settore e imparando a lavorare in particolare su modelli di organizzazione e gestione ex d.lgs. n. 231/01 e white collar crimes. Attualmente collabora con lo Studio Legale Avv. Alfredo Guarino, sito in Napoli. Ha svolto con esito positivo il tirocinio ex art.73, comma 1 d.l. n.69/2013 presso la Corte d'Appello di Napoli, IV Sezione penale. Nell'ottobre 2020 consegue con votazione 399/450 l'abilitazione all'esercizio della professione forense. Dal 27 gennaio 2021 è iscritta all'Albo degli Avvocati presso il Tribunale di Napoli. Un forte spirito critico e grande senso della giustizia e del dovere la contraddistinguono nella vita e nel lavoro. Email: piera.diguida@iusinitinere.it

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