lunedì, Novembre 4, 2024
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Dal milleproroghe al Def: è iniziato “l’autunno caldo”

Volge al termine la stagione delle promesse a pochi mesi dal giuramento, il “governo del cambiamento” sta per giungere al primo vero banco di prova riguardante il Def e la sessione di bilancio che si inaugurerà in Parlamento alla metà del mese di ottobre. In attesa del caldo autunnale, ci sono due atti molto importanti che hanno caratterizzato l’attività del nuovo esecutivo e che devono essere analizzati per comprendere dal principio, quale sarà la rotta di questo lungo viaggio. La prima tappa di questa traversata è stata l’approvazione del c.d. decreto milleproroghe. Seguendo una tempistica inusuale rispetto alla prassi degli ultimi lustri, con il decreto legge n. 91 del 25 luglio 2018, il governo guidato da Giuseppe Conte lascia una prima traccia di quello che sarà l’indirizzo politico in materia di politica economica. Nella fattispecie tecnica, trattasi di un maxiemendamento che i vari Governi  avvicendatisi negli ultimi lustri a Palazzo Chigi, hanno utilizzato e ancora oggi utilizzano, per posticipare l’entrata in vigore di alcune norme. Prima del Def si prenda in considerazione il primo Milleproroghe, varato nel 2005 come misura legislativa atta a prorogare determinate leggi in scadenza, sono passati 13 anni e nonostante aspre critiche, si continua ad utilizzare questo espediente sempre per lo stesso motivo: prorogare con un solo maxi decreto tante leggi[1]. Il provvedimento è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale ed è entrato in vigore dal 26 luglio 2018.

In sede di riconversione della legge, l’esecutivo ha posto la questione di fiducia nel primo passaggio parlamentare avvenuto a Montecitorio, incassando il sì definitivo dell’aula con 329 voti favorevoli, 220 contrari e 4 astenuti. Il 20 settembre 2018, è stato dato il via libera definitivo da Palazzo Madama nel medesimo testo approvato alla Camera; ottenendo 151 voti favorevoli e 93 contrari, il decreto milleproroghe, anche nel 2018, diviene legge dello Stato. Andiamo a vedere quali sono i punti più importanti della legge. In primo luogo si conferma anche per il nuovo anno il Bonus 18 anni, ovvero il buono cultura di 500,00 euro per teatro e musica viene previsto anche per i soggetti che compiono la maggiore età nel 2018Si dispone lo slittamento dell’ Isee Precompilato al 2019. L’entrata in vigore di questo strumento era prevista ufficialmente dal 1° settembre 2018. Ora la nuova data è il 1° Gennaio 2019. C’è inoltre la proroga, dagli attuali 90 giorni, a 180 giorni, del termine per l’adesione delle banche di credito cooperativo (Bcc) al contratto di coesione che dà vita al gruppo bancario cooperativo[2].

Il termine decorre dal provvedimento di accertamento della Banca d’Italia in ordine alla sussistenza delle condizioni previste dalla legge per la stipula del contratto di coesione. Inoltre, si proroga al 31 dicembre 2018 la scadenza per l’adeguamento delle banche popolari a quanto stabilito dal Testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia[3].Quanto agli indennizzi ai risparmiatori danneggiati dai dissesti bancari è stato disposto che la Consob potrà erogare tempestivamente fino il 30% (fino a un massimo di 100mila euro) ai destinatari di pronuncia favorevole da parte dell’Arbitro per le controversie finanziarie. Potranno inoltre beneficiare della nuova procedura anche quanti avranno soddisfazione dall’Arbitro fino ed entro il prossimo 30 novembre. Slitta invece al 31 gennaio (rispetto al 31 ottobre e introdotto in prima lettura) il termine entro il quale dovrà essere reso operativo il Fondo per il ristoro dei risparmiatori vittime di reati finanziari. Per quanto concerne gli Enti Territoriali, è stato deciso di confermare per tutto il 2018 le disposizioni riguardanti le modalità di riparto del fondo sperimentale di riequilibrio a favore delle province e città metropolitane delle regioni a statuto ordinario, nonché i trasferimenti erariali non oggetto di fiscalizzazione, corrisposti dal Ministero dell’interno. Inoltre, viene stabilito un election day per gli enti provinciali, in attesa di una definitiva revisione della legge Delrio, si proroga al 31 ottobre 2018 il mandato dei Presidenti di provincia e dei Consigli provinciali in scadenza entro quella data e si anticipa, allo stesso giorno, il mandato dei Presidenti e dei Consigli provinciali in scadenza entro il 31 dicembre 2018. Seguendo tale logica, si potranno tenere il 31 ottobre 2018 tutte le elezioni provinciali previste entro la fine dell’anno, perseguendo così l’obiettivo della semplificazione delle procedure e del contenimento dei costi.

Anche il tema giustizia ha il suo spazio nell’intervento del legislatore: con l’intento di completare le complesse misure organizzative in atto per l’attuazione delle nuove norme in materia di intercettazioni, introdotte dal decreto legislativo 29 dicembre 2017, n. 216, anche relativamente all’individuazione e all’adeguamento dei locali idonei per le cosiddette “sale di ascolto”, alla predisposizione di apparati elettronici e digitali e all’adeguamento delle attività e delle misure organizzative degli uffici, il termine di applicazione di dette disposizioni viene prorogato al 31 marzo 2019. Ancora, in relazione alle nuove norme contenute nella legge 23 giugno 2017, n. 103, che estendono il regime della multivideoconferenza anche ai processi con detenuti non in regime di “41 bis”, constatata la necessità di una revisione organizzativa e informatica di tutta la precedente architettura giudiziaria, con l’aumento dei livelli di sicurezza informatica, e di incrementare il numero di aule negli uffici giudiziari e di “salette” negli istituti di pena, si prevede il differimento dell’efficacia delle stesse norme fino al 15 febbraio 2019. Infine, si prevede la proroga al 31 dicembre 2021 del termine per la cessazione del temporaneo ripristino della sezione distaccata di Ischia nel circondario del tribunale di Napoli.

Per le infrastrutture viene stabilita la proroga al 31 dicembre 2019 del termine entro cui il Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE) deve individuare le modalità di impiego delle economie derivanti dai finanziamenti dei programmi di edilizia scolastica. Inoltre, prende avvio con questa norma, il percorso di riforma del codice degli appalti. Sul versante dell’istruzione e dell’Università, si proroga, per quest’anno, la possibilità di ricorrere alle graduatorie vigenti nell’anno scolastico 2017/2018, in attesa della definizione delle nuove procedure introdotte dal decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 64. Lo scopo è quello di consentire il regolare avvio dell’anno scolastico 2018/2019 nel sistema della formazione italiana nel mondo, e assicurando dunque, la copertura di almeno 183 posti, compresi 40 nelle scuole statali all’estero e 28 posti nelle scuole europee. Anche il capitolo “salute” tiene banco nel milleproroghe del Governo Conte: viene consentito, anche per l’anno 2019, l’utilizzo delle risorse finanziarie, a valere sul finanziamento del Servizio sanitario nazionale, messe da parte per garantire le quote premiali da destinare alle regioni virtuose, secondo la proposta di riparto delle risorse finanziarie per l’anno 2018 della Conferenza delle regioni e province autonome[4]. Ad occupare ed agitare maggiormente la discussione politica in materia di sanità c’è stato però il tema dei vaccini. Con l’autocertificazione delle vaccinazioni sancita dal decreto viene data forza di legge alla circolare del ministero della Sanità che consentiva l’iscrizione all’anno scolastico appena iniziato senza presentare le relative documentazioni sanitarie. I genitori dovranno comunque far seguire alle proprie dichiarazioni quelle ufficiali, rilasciate dai medici, entro il 10 marzo 2019[5].

Inoltre, allo scopo di salvaguardare la partecipazione di investimenti stranieri alla realizzazione di strutture sanitarie per la regione Sardegna, si prevede una estensione al periodo 2018-2020 delle deroghe in materia di riduzione della spesa per prestazioni sanitarie. Trovano cittadinanza nelle norme del decreto, anche le proroghe relative agli interventi normativi riguardanti gli eventi sismici. Si dispone così l’ampliamento del termine per la presentazione, da parte dei soggetti destinatari dei procedimenti di recupero degli aiuti di Stato, dei dati relativi all’ammontare dei danni subiti per effetto degli eventi sismici verificatisi nella regione Abruzzo. Non solo, viene estesa al 2019 la percentuale, già prevista per l’anno 2018, di partecipazione alla riduzione del Fondo di solidarietà comunale per i Comuni rientranti nell’area cratere del sisma dell’Emilia Romagna del 2012 e di quello de L’Aquila del 2009. Per quanto riguarda lo sport invece, grande attenzione viene dedicata alla città di Napoli, in ragione del fatto che nell’estate del 2019, il capoluogo campano ospiterà le Universiadi. Ai sensi della legge, viene individuata la figura del Commissario straordinario per la realizzazione dell’evento nel Direttore dell’Agenzia regionale Universiade 2019. Nella sostanza ciò vuol dire che la gestione per la realizzazione delle opere, passa nelle mani del Presidente della Regione Campania e del Sindaco di Napoli. Inoltre, data la necessità di consentire la compiuta realizzazione e consegna delle opere per l’Universiade di Napoli del 2019, si dispone la proroga del termine ultimo di realizzazione delle stesse al 30 maggio 2019.

La seconda tappa di questo lungo viaggio che avrà il suo approdo solo il 31 dicembre 2018, è la tanto discussa approvazione, da parte del Consiglio dei Ministri, della Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (Def). Trattasi di un punto di partenza ineludibile per il percorso istituzionale in cui avrà vita la legge più importante per lo Stato, la Manovra di bilancio. Guardando alla storia più o meno recente, il Documento di economia e finanza è stato istituito con la legge n° 39 del 7 aprile 2011 dall’allora Governo Berlusconi. Alla base dell’intervento riformatore del 2011, la necessità di adeguare il DEF alla normativa europea per quanto riguarda tempi di presentazione e procedure di programmazione. In particolare, la definizione delle strategie di bilancio nella prima metà dell’anno (dove ha luogo il famigerato semestre europeo) e un più stretto coordinamento con le altre istituzioni europee. Da allora il Documento di economia e finanza rappresenta il principale strumento di programmazione del bilancio e della finanza pubblica. La nascita del DEF nel 2011 non è stata tuttavia una novità assoluta: sotto diversi acronimi è un documento che esiste dal 1988. Fino al 2008 prendeva il nome di DPEF, acronimo di Documento di programmazione economica e finanziaria, dal 2009 fu indicato con l’acronimo DFP, ossia Documento di Programmazione finanziaria. Variegate le definizioni, per indicare la stessa sostanza: il principale strumento con cui si programma l’economia e la finanza pubblica in Italia nel breve e medio termine, rappresenta il punto d’incontro tra politica nazionale e l’Unione Europea. Nel Documento di economia e finanza vengono anche indicate le coperture a eventuali spese o le tasse di nuova introduzione utili a rientrare nel bilancio previsto. Il Def si compone sostanzialmente di tre macro-parti: quella dedicata al programma di stabilità del Paese, quella volta all’analisi delle tendenze della finanza pubblica e quella in cui viene indicato il programma nazionale delle riforme.

Dopo la presentazione in aula da parte del Governo e l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri, il Def deve essere votato dal Parlamento italiano entro il 30 giugno. Nelle settimane tra la presentazione e il voto finale, il Governo deve impegnarsi a trovare la quadra per rispettare i vincoli di bilancio da un lato e mantenere le indicazioni del documento dall’altra. L’iter parlamentare non è l’unico passaggio che il Def deve affrontare. Proprio l’adeguamento alla normativa europea per quanto riguarda tempi di presentazione e procedure di programmazione fa sì che il Documento di economia e finanza debba passare nelle mani del Parlamento Europeo, chiamato a studiarlo a fondo ed approvarlo come previsto dal regolamento comunitario in materia di coordinazione e cooperazione tra gli Stati membri dell’Unione Europea[6]. Una volta puntualizzata la natura e la tempistica per il varo del Def, ci risulta facile comprendere quello che è l’oggetto del dibattito politico di questi ultimi giorni, ossia quel documento che il Governo Conte ha deciso di adottare, mostrando ai partner europei un deciso cambio di rotta rispetto al suo predecessore a Palazzo Chigi. Tecnicamente, la La “Nota di aggiornamento” viene presentata alle Camere entro il 27 settembre di ogni anno per aggiornare le previsioni economiche e di finanza pubblica del Def in relazione alla maggiore stabilità e affidabilità delle informazioni disponibili sull’andamento del quadro macroeconomico. Il documento contiene l’aggiornamento degli obiettivi programmatici, le osservazioni e le eventuali modifiche e integrazioni del Def in relazione alle raccomandazioni del Consiglio dell’Unione Europea relative al Programma di stabilità e al Programma nazionale di riforma[7].

Il “Governo del cambiamento”, mostra il suo volto impavido proprio con l’approvazione di questo importante documento, ingaggiando un braccio di ferro con i partner e le istituzioni europee in cui, pomo della discordia è ancora una volta il parametro economico-finanziario che mette in rapporto il deficit pubblico col PIL. Ricordiamo già nel Trattato di Maastricht, che dava vita all’Unione Europea nel 1992, venivano fissati alcuni parametri economico-finanziari fondamentali per una visione di coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri, in cui questi si impegnavano, tra gli altri, a mantenere quel rapporto al disotto del 3%. Gli anni della crisi economica globale hanno complicato il quadro, spingendo le istituzioni europee su di una linea politico-economica di “austerità”, attraverso trattati e norme (Patto di stabilità e crescita e Fiscal Compact su tutti) con cui impegnavano gli Stati membri ad attuare manovre di bilancio restrittive, al fine di contenere la spesa pubblica e ridurre il debito sovrano dei partner maggiormente in difficoltà. Questa stagione politica ha prodotto forti reazioni in gran parte delle fasce sociali più deboli ed esposte alla crisi, mettendo a nudo una cruda realtà: in tutta Europa, ormai, il vento sembra spingere verso una riforma di questi assetti normativi, se non addirittura in casi estremi, al rifiuto stesso dell’idea di un Europa unita. Ragion per cui, il Governo del compromesso tra MoVimento 5 Stelle e Lega, forte di un consenso popolare molto ampio nel paese, al primo vero banco di prova, altro non poteva fare che esprimere in politiche di bilancio espansive, tutte le promesse fatte durante la campagna elettorale. Naturalmente il prezzo da pagare sarà quello di veder deprezzati i titoli del debito pubblico sui mercati finanziari, data là probabilità, paventata dagli investitori, che l’Italia non riesca ad onorare i contratti con essi stipulati, causa l’innalzamento del livello del debito e qualora la manovra di bilancio dovesse realmente produrre il risultato del 2,4 % nel rapporto deficit/PIL.

Seguendo i tempi che per consuetudine sono previsti, il 27 settembre scorso, alle ore 21:00, dopo cinque ore di vertice a Palazzo Chigi, i due vicepremier dell’esecutivo, riuscivano ad ottenere quanto richiesto, nonostante le forti resistenze del Ministro dell’Economia Giovanni Tria. Pochi minuti dopo iniziava il Consiglio dei Ministri che approvava la Nota di aggiornamento al Def, ossia la base programmatico-normativa della manovra che dovrà essere varata entro il 20 ottobre 2018. Il vertice di via XX Settembre puntava ad un livello di deficit pari all’1,6%, già accordato dalla Commissione europea (il doppio dello 0,8 a cui si era impegnato il Governo Gentiloni), ossia un quantitativo di risorse sufficiente solo a rinviare gli aumenti dell’Iva ma senza poter avviare nessuna misura del c.d. “Contratto di Governo”. Condizione assolutamente inaccettabile per i leader dei due partiti di Governo, spinti dalla necessità di far fede a quanto promesso ai propri elettori e mossi dalla voglia di ingaggiare una battaglia politica per cambiare le condizioni economiche nello scenario nazionale ed europeo e quanto programmato per l’appunto nel Def. Lo scontro lasciava sul terreno di gioco alcune certezze: il deficit che in previsione si attesterà intorno al 2,4% e l’immediata reazione dei mercati finanziari il giorno successivo. Come prevedibile, all’alba del giorno seguente, il valore dello Spread (la famosa differenza di rendimento tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi) si attesterà intorno ai 280 punti base, portando con se, in caduta libera, i principali indici finanziari quotati in borsa; proprio Milano sarà quella col peggiore rendimento nel venerdì nero del 28 settembre.

Proprio in questi giorni stiamo assistendo ad un intenso dibattito tra fautori e detrattori di quello che sarà il contenuto della futura manovra, ragion per cui appare utile analizzare in concreto quali siano i principali interventi previsti dal legislatore nella nota di aggiornamento al Def. In primo luogo la c.d. Pace Fiscale, sarà una sorta di condono di ampia portata che comprenderà tutte le cartelle esattoriali e i “contenziosi tributari in primo e secondo grado” fino a 100 mila euro, senza distinguere tra chi ha dichiarato e poi non versato e gli evasori veri[8]. Ai sensi dei dati forniti dal Tesoro, si può affermare che, a fine 2017, delle 417 mila liti pendenti, per un ammontare dal valore di 50,3 miliardi, il 68%, in termini assoluti, è sotto i 20 mila euro, ma quelle sopra i 100 mila valgono oltre la metà dell’ammontare. In ragione di un’aliquota media del 15% per stralciare il debito, in linea con quella proposta dalla Lega, si incasserebbero 3,5-4 miliardi. In secondo luogo, la tanto discussa Flat Tax (tassa piatta) arriva per la prima volta “nero su bianco”, proprio all’interno della Nota di accompagnamento al Def. In un primo momento si era parlato di questa possibile tassazione rivolgendola a tutti i contribuenti e si auspicava addirittura un nuovo “agglomerato reddituale”, ovvero il reddito familiare, da sottoporre a deduzioni e a detrazioni rivisitate ma soprattutto ad un’unica imposizione familiare; nel documento finanziario presentato dal Governo Conte la situazione è molto diversa. Data l’esigenza di mettere in atto i cambiamenti gradatamente, anche in considerazione quindi dei possibili risultati in termini di gettito per lo Stato, attualmente la Flat Tax è tra le mani dei tecnici esclusivamente per normare l’imposta sui redditi derivanti da partite Iva i cui ricavi annuali non superino i 65 mila euro.

La tassa piatta, non sarà applicabile ai redditi risultanti da partecipazioni societarie, quindi potrà applicarsi ai redditi percepiti da ditte individuali e professionisti. Per come presentata oggi, la Flat Tax si mostra come un ampliamento del regime forfettario già esistente, con l’unica e determinante differenza che il limite dei ricavi entro i quali potrà applicarsi il regime di vantaggio dovrebbe essere innalzato per tutti i contribuenti a 65.000 euro. La ratio della norma prevede che sul reddito effettivamente incassato (ricordiamo che il regime forfettario prevede che i ricavi vengano imputati nell’esercizio secondo il regime di cassa) venga applicato un coefficiente di redditività; tale coefficiente rappresenta sostanzialmente i costi che lo Stato riconosce al contribuente, indipendentemente dal fatto che siano stati realmente sostenuti o meno, per quel tipo di attività esercitata.  Al reddito così determinato vengono sottratti i contributi previdenziali ed eventuali perdite pregresse e successivamente applicata l’aliquota (5% o 15% a seconda che si tratti di un’attività avviata da non più di cinque anni o meno). Per quanto riguarda invece tutti coloro i quali non rientreranno in tale tipo di tassazione ma dovranno essere sottoposti a tassazione ordinaria Irpef, il Governo ha annunciato l’intenzione di ricondurre l’attuale sistema di tassazione a 5 aliquote, ad un nuovo sistema costituito da 2 sole aliquote. Questo è l’obbiettivo che il Governo conta di attuare, anche con la stesura del Def, come totale revisione del nostro attuale sistema fiscale, entro il 2022, anno in cui eventualmente finirà l’attuale legislatura[9].

Per quanto riguarda invece il capitolo della lotta alla povertà, nel corpo del 2,4% deficit/PIL, trovano espressione come fonte di spesa, due interventi normativi che hanno caratterizzato la campagna elettorale del MoVimento 5 Stelle: Reddito di cittadinanza e innalzamento del valore della Pensione minima ( o Pensione di cittadinanza). La quota di risorse stanziata è pari a 10 miliardi che saranno destinati al reddito di cittadinanza a partire da marzo 2019: entro questo termine i Centri per l’impiego dovranno essere pronti ad accogliere le domande e l’Inps ad erogare il contributo ai cittadini beneficiari; c’è poi la pensione di cittadinanza da gennaio-febbraio 2019: via libera quindi all’aumento, con integrazione fino a 780 euro, per tutti i pensionati con un assegno pensionistico al di sotto dei 780 euro, tra cui invalidi, pensioni minime e assegni sociali. Il cavallo di battaglia dei 5 stelle, prevede quindi l’erogazione di un contributo economico in modo tale che chiunque possa raggiungere la soglia dei 780 euro al mese. Per cui se in una famiglia di 3 persone, la madre e il padre sono disoccupati ed hanno un figlio maggiorenne a carico, la misura del reddito di cittadinanza è piena, ovvero 780 euro per la madre e 780 euro per il padre, per un importo totale di 1560 euro al mese. Se la famiglia invece è composta ad esempio da due persone con una pensione da 400 euro ciascuno, il reddito di cittadinanza andrà ad integrare quanto manca per raggiungere la famosa soglia di 780 euro al mese, per cui spetterà loro un’integrazione di 370 euro. Anche chi ha un lavoro full time ma è sottopagato ha diritto all’integrazione del reddito di cittadinanza, infatti, il Movimento 5 Stelle ha pensato anche a questa eventualità, con l’introduzione del cd. salario minimo contrattuale che prevede il pagamento base di almeno 9 euro l’ora. In caso di lavoro part time, è prevista l’integrazione salariale fino a 780 euro al mese. Per avere diritto a questa forma di sostegno al reddito occorre essere in possesso di determinati requisiti: aver compiuto la maggiore età; essere disoccupati o inoccupati; avere un reddito da lavoro inferiore alla soglia di povertà che in Italia, secondo quanto stabilito dall’ISTAT, è determinata a 780 euro al mese. Tale reddito dovrà essere certificato da un modello ISEE. Nel caso fosse una pensione inferiore alla soglia di povertà si parlerà di pensione di cittadinanza. Per beneficiare del sostegno nel tempo, occorre seguire delle regole ben precise, pena la perdita del reddito: iscriversi al Centro per l’impiego e rendersi immediatamente disponibile al lavoro; intraprendere un percorso nella ricerca attiva del lavoro; offrire la propria disponibilità per progetti comunali utili alla collettività (8 ore settimanali); frequentare percorsi per la qualifica o la riqualificazione professionale; effettuare la ricerca attiva del lavoro per almeno 2 ore al giorno; comunicare tempestivamente qualsiasi variazione del reddito; accettare uno dei primi tre lavori che vengono offerti. Sono previsti anche diversi vantaggi per le imprese che assumono i beneficiari del reddito di cittadinanza, laboratori per la creazione di nuove imprese, concessioni di beni demaniali per le start up innovative e per il recupero agricolo[10].

Nel momento in cui si scrive, le cronache giornalistiche sono incentrate sull’intenso scambio di battute tra i protagonisti politici nazionali e quelli europei. Le opposizioni sono scese in piazza contro quella che definiscono una manovra a forte indebitamento, accusando il rischio della perdita di credibilità del nostro paese sullo scenario internazionale e con l’incubo di un eventuale declassamento della nostra economia da parte del tanto temuto giudizio delle agenzie di rating. Tra i dubbi legati alla possibile incostituzionalità di alcune norme della futura manovra e il vincolo del rispetto dei parametri europei, lo scenario sembra tutt’altro che sereno, in quella che ormai appare sempre di più una battaglia molto più grande e con esiti molto più importanti, di quelli legati al puro varo di una manovra re-distributiva da finanziare in deficit. Gli sviluppi di questo difficile contesto politico ci diranno di più, non solo sul futuro del Governo e dell’impatto che le sue decisioni avranno sul quadro economico-finanziario nazionale, ma anche di quello che sarà il futuro di un’ Unione, che sempre più fortemente viene messa in discussione. E con le elezioni europee alle porte, appare difficile prevedere un raffreddamento degli animi da parte dei vari attori politici protagonisti di questo conflitto.

 

[1] Alessandra Losito, Decreto Milleproroghe 2018: cosa prevede il testo e quali novità? – Guida Fisco, 14 settembre 2018 .

Disponibile qui:http://www.guidafisco.it/decreto-milleproroghe-testo-1833

[2] Proroga dei termini per la legge sulle banche di credito cooperativo, quella che il Premier Conte ha definito una “riforma della riforma”, mentre il Ministro dell’Economia Giovanni Tria ha posto l’accento sul fatto che le modifiche apportate puntano al rafforzamento del legame tra gli istituti di credito e il territorio.

[3] Decreto Milleproroghe 2018: in Gazzetta ufficiale le nuove deroghe, 30 luglio 2018.

Disponibile:https://www.lentepubblica.it/contabilità-bilancio-tasse-tributi/decreto-mille proroghe-2018-gazzetta-ufficiale/

[4] Milleproroghe 2018 in vigore, tutto quello che i professionisti devono sapere.

Disponibile:http://www.ingegneri.info/news/professione-e-previdenza/decreto-milleproroghe-2018-professionisti/?print=PDF

[5] Andrea Gagliardi, Dai vaccini ai risparmiatori truffati, il Milleproroghe è legge, 20 settembre 2018.

Disponibile qui:http://argomenti.ilsole24ore.com/vaccini.html

[6] Redazione Borse.it, Def: cos’è, a cosa serve, quali passaggi deve affrontare e storia del Documento di economia e finanza.

Disponibile:http://redazione.borse.it/2014/04/15/Def-cose-a-cosa-serve-quali-passaggi-deve-affrontare-e-storia-del-documento-di-economia-e-finanza/

[7]Documenti di finanza pubblica-Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Disponibile: http://www.mef.gov.it/documenti-pubblicazioni/doc-finanza-pubblica/index.html

[8] Carlo di Foggia, Manovra del popolo, Deficit al 2,4% per spendere, vincono Salvini e Di Maio, venerdì 28 settembre 2018.

Disponibile:https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/09/28/in-edicola-sul-fatto-quotidiano-del-28-settembre-tria-ingoia-il-deficit-al-24-e-resta-m5s-e-lega-manovra-del-popolo/4654811/

[9] FiscoeTasse.com, Flat tax 2019 e IRPEF: ecco le vere intenzioni del Governo Conte.

Disponibile:https://www.Fiscoetasse.com/rassegna-stampa/25719-flat-tax-2019-e-irpef-ecco-le-vere-intenzioni-del-governo-conte.html

[10] Alessandra Losito, Reddito di cittadinanza: cos’è e come funziona, 29 settembre 2018, 29 settembre 2018.

Disponibile: https://www.guidafisco.it/reddito-di-cittadinanza-5-stelle-cos-e-come-funziona-requisiti-2035

Fonte immagine : http://www.today.it/economia/def-governo-cambiamento.html

Luigi Pone

Luigi Pone, nato a Napoli il 6/10/1985. Laurea specialistica in Scienze della pubblica amministrazione, con voti 110 e lode. Tesi di Laurea in Giustizia Costituzionale italiana e comparata. Titolo Tesi: "La Corte Costituzionale garante della legge elettorale; riforma della Carta e implicazioni sul sistema di giustizia costituzionale. Area di interesse: politica economica. Interessi: politica e attualità, evoluzione del diritto costituzionale e del sistema di diritto amministrativo in chiave nazionale ed europea. Lavoro attuale: consulente commerciale presso azienda di noleggio apparecchiature informatiche. Obiettivi futuri: lavorare nella pubblica amministrazione nazionale o locale.

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