Il buio nel Mediterraneo: gli accordi tra Malta e Libia
È di pochi giorni fa la scoperta di un accordo “segreto” tra Malta e le autorità libiche per il respingimento dei migranti nel tratto di mare tra le coste libiche e maltesi, il c.d. Canale di Sicilia. Un accordo i cui termini hanno generato aspre critiche nei confronti di entrambi i paesi, soprattutto alla luce delle modalità operative concordate in merito allo svolgimento di missioni di ricerca e soccorso in mare (le c.d. Search and Rescue operations, in seguito, “SAR”).
Tale rivelazione rappresenta in realtà la conferma dell’esistenza di relazioni geopolitiche tra i due paesi stabili e durature ma, nondimeno, controverse e dai molti lati oscuri.
Già alla fine dello scorso anno, infatti, cominciarono a circolare sempre più frequentemente alcune voci sull’esistenza di un accordo tra i due paesi per il controllo della rotta migratoria del Mediterraneo Centrale[1], voci poi successivamente confermate dallo stesso premier maltese Robert Abela[2].
Un accordo ancora oggi sconosciuto nei dettagli, ma in forza del quale la c.d. Guardia Costiera libica veniva autorizzata dal governo maltese a “sforare” la zona SAR di competenza de La Valletta per effettuare recuperi di migranti, in piena violazione del diritto internazionale e, in particolare, del principio di non refoulement[3] anche fuori dalle proprie acque di competenza. Circostanza questa ancora oggi negata dalle stesse autorità maltesi, le quali sostengono come le zone SAR non siano tratti di mare sotto l’esclusiva giurisdizione statale ma, piuttosto, zone di “alto mare” in cui anche autorità straniere possono realizzare operazioni per contrastare attività criminali come i traffici di esseri umani, definite da Malta come il principale obiettivo dell’accordo in questione[4].
Sempre nell’ambito di questa “sana” collaborazione, Reuters segnala un particolare che solleva più di un dubbio sulle reali dinamiche geopolitiche nel Mediterraneo: la scoperta, lo scorso novembre, in un porto maltese, di due container contenenti valuta libica stampata in Russia e diretta ai miliziani libici[5]. Se confermata, la notizia getterebbe ombre sull’intervento di Mosca nell’area, soprattutto dopo i casi segnalati di imbarcazioni di migranti condotte verso le coste europee da scafisti di origine ucraina[6].
A questa già complessa situazione politica si sono poi aggiunte le accuse di collusione tra il governo del premier Abela e quella zona grigia della politica maltese già in passato accusata di essere a più livelli frequentata da personaggi corrotti o vicini alla criminalità internazionale.
L’esempio migliore di questa complicità è rappresentato dall’intermediario scelto dal governo maltese per dialogare con le autorità libiche, Neville Gafà, il quale è attualmente sotto processo per aver offerto una somma di circa 200mila euro ad un testimone intimandogli di non deporre in un processo sulla compravendita di permessi di soggiorno per ragioni mediche[7]. Lo stesso Gafà, nel 2018, durante un viaggio in Libia “per motivi personali”, ebbe modo di incontrare, in qualità di inviato dell’ex capo di governo maltese Joseph Muscat, non solo alti esponenti del governo libico, ma anche Haitem Tajouri, personaggio già sotto l’attenzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite dal 2016, che lo considerano a capo di una delle milizie più attive in Libia[8].
La scoperta di tali legami e della natura dell’accordo tra La Valletta e Tripoli contribuisce ulteriormente al peggioramento della reputazione di Malta quale partner affidabile per il soccorso dei migranti nel Mediterraneo. Numerosi video e testimonianze[9] riportano episodi di respingimento tramite l’impiego di “pescherecci fantasma”, navi non registrate con cui le autorità maltesi conducono i barconi su altre rotte – soprattutto verso l’Italia, rifornendoli persino di carburante per continuare la traversata[10].
Di recente, poi, sono emerse nuove rivelazioni sulla c.d. “Strage di Pasquetta” che evidenziano la responsabilità del centro di comando maltese nel coordinare i – mancati – soccorsi prestati, lo scorso 13 aprile, ad un’imbarcazione che è poi naufragata causando la morte di 12 persone[11]. Il governo maltese ha da subito cercato di scaricare ogni accusa, attribuendo la competenza alle navi europee di Frontex, salvo poi essere smentito dalla stessa Agenzia, la quale ha ricordato come “è il centro di salvataggio appropriato, non Frontex, a decidere se chiedere assistenza a qualsiasi nave della zona. E Frontex non aveva navi vicino a quest’area”[12]. Altrettanto frettolosamente, però, l’indagine aperta nei confronti di Muscat e dei funzionari responsabili di quanto avvenuto a Pasquetta è stata archiviata[13].
Le ombre che avvolgono il governo maltese non sono però le proiezioni di un deep-state manovrato da criminali e trafficanti, ma, piuttosto, la naturale conseguenza di scelte politiche ciniche e disumane attuate dalle autorità de La Valletta.
Le politiche migratorie maltesi
Secondo un portavoce del premier Abela senza tale accordo, l’isola sarebbe stata “sommersa da migranti”. In queste parole risiede la cifra delle politiche maltesi nella gestione del fenomeno.
E non si tratta di un’esagerazione. L’isola si estende per appena 316 km2, conta quasi 400mila abitanti, il che la rende uno dei paesi europei con maggiore densità abitativa, e fonda principalmente la sua economia su servizi finanziari e turismo. Malta non ha mai avuto – e probabilmente mai avrà – le capacità strutturali e i mezzi per gestire efficacemente un enorme afflusso di migranti sulle sue coste: le strutture di accoglienza dell’isola possono ospitare al massimo 1500-2000 persone, un numero esiguo soprattutto se si considera che la sola Lampedusa – pur con enormi difficoltà – riesce a dare ospitalità quasi 1000 persone.
Trovandosi in una posizione geografica nevralgica – nel centro del Mediterraneo, nel pieno della rotta tra Libia e Italia – il governo maltese è quindi dovuto intervenire per gestire gli ingressi nel paese non in un’ottica di ordinato controllo del fenomeno quanto, piuttosto, con spirito di sopravvivenza. Stando ai dati dell’UNHCR, nel solo 2019 sono giunte a Malta quasi 3.500 persone e in questa prima metà del 2020 si sono già contati 1.200 ingressi[14].
Le limitate capacità di Malta sembrano però essere ignorate da molti paesi vicini, in primis l’Italia, che nel corso degli ultimi anni si è più volte appellata alle autorità maltesi richiedendo supporto nella gestione delle crisi[15].
La politica perseguita da La Valletta si sviluppa, tuttavia, su due binari. Da una parte, per far fede agli obblighi presi in sede europea e con gli altri partner internazionali, Malta ribadisce il proprio impegno umanitario nel salvataggio dei migranti[16], nonché la volontà di rispettare le normative e le convenzioni internazionali[17]; dall’altra, però, le autorità maltesi cercano di ridurre considerevolmente la pressione esercitata dai flussi in ingresso, anche al costo di violare apertamente il diritto internazionale e cercando accordi con i clan libici. Il recente patto, dunque, rappresenta solamente un ulteriore passo in questa direzione.
Il contenuto del memorandum tra Malta e Libia
Il memorandum, firmato lo scorso 28 maggio[18], è piuttosto scarno – consta di appena dieci articoli – e rimarrà in vigore per i prossimi tre anni, fatte salve proroghe annuali (art. 9).
Al fine di garantire “pace, sicurezza e stabilità nella regione”, l’accordo prevede la creazione di centri di coordinamento e supporto a Tripoli e a La Valletta (art. 1), attivi dal 1° luglio 2020 e gestiti in via congiunta da ufficiali libici e maltesi (art. 2).
Particolarmente rilevanti sono, inoltre, le disposizioni relative alle forme di finanziamento delle operazioni: ai sensi dell’accordo, sarà Malta a finanziare entrambi i centri di coordinamento (art. 3), anche grazie ai fondi e ai mezzi messi a disposizione dalla Commissione europea al fine di controllare i confini meridionali e combattere il traffico di esseri umani (art. 5).
Il quadro di rinnovata amicizia e collaborazione tra i due paesi presenta però numerosi aspetti critici. Il memorandum è, infatti, principalmente orientato a promuovere operazioni di repressione dei traffici nel Mediterraneo, ma non fa alcun riferimento alla tutela dei diritti umani dei migranti, né di coloro che sono detenuti in condizioni inumane nelle carceri libiche, né di coloro che vengono intercettati nel corso della traversata. Allo stesso modo, garantendo un finanziamento del centro di coordinamento libico tramite risorse europee, esso ignora completamente la situazione in Libia, paese ritenuto non sicuro non solo dalla comunità internazionale[19], ma dalle stesse autorità locali[20].
Cosa accadrà nel Mediterraneo?
I rapporti tra Malta e Libia sono ormai una realtà accertata, e la Guardia Costiera libica continua ad essere accreditata come partner affidabile pur essendo perlopiù composta da personaggi vicini ai clan criminali attivi nel Paese e a gruppi filo-jihadisti[21] e accusata da ONG e organizzazioni internazionali di gross human rights violations[22].
Non dobbiamo però erroneamente credere che ciò che accadrà nel Mediterraneo nei prossimi mesi dipenda solamente da quanto viene deciso a Tripoli e a La Valletta. Il nostro Paese, nonostante anni di malcelata indifferenza, continua ad avere un ruolo centrale nell’individuazione di imbarcazioni in difficoltà e nel coordinamento delle operazioni di salvataggio in mare. L’Italia è altresì particolarmente interessata a quanto avviene sull’asse libico-maltese anche per ragioni essenzialmente operative, alla luce della collaborazione molto stretta tra la nostra Guardia Costiera e quella maltese, nonché i legami, ormai sempre meno celati, con la sedicente autorità marittima libica[23].
Infine, è necessario sottolineare che la recente decisione di porre il segreto sulle comunicazioni avute con le autorità maltesi durante gli eventi occorsi lo scorso 13 aprile (“L’eventuale accesso alle comunicazioni/ documentazioni relative agli eventi SAR di cui trattasi comporterebbe un pregiudizio concreto ai rapporti che intercorrono tra Stati e alle relazioni tra soggetti internazionali, in particolare con il governo libico e maltese”, dicono dal Viminale[24]) non è di buon auspicio per chi vuole fare chiarezza sulla real politik mediterranea.
[1] Tra le fonti maltesi Martin I., Exposed: Malta’s secret migrant deal with Libya, Times of Malta, 10 novembre 2019 (https://timesofmalta.com/articles/view/exposed-maltas-secret-migrant-deal-with-libya.748800?fbclid=IwAR2HPQjwlOIZcLTz2LiTR9YLSO_STrlS7GcIZMYNN0HD8r6UpwEVaiak8N8)
[2] Scavo N., A Malta il premier Abela ammette l’esistenza del patto segreto con Tripoli, Avvenire, 2 maggio 2020 (https://www.avvenire.it/attualita/pagine/a-malta-il-premier-abela-ammette-l-esistenza-del-patto-segreto-con-tripoli).
[3] Che trova il suo fondamento, nel diritto internazionale, nel disposto dell’art. 33 della Convenzione di Ginevra, il quale prevede che “Nessuno Stato Contraente espellerà o respingerà, in qualsiasi modo, un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a motivo della sua razza, della sua religione, della sua cittadinanza, della sua appartenenza a un gruppo sociale o delle sue opinioni politiche”.
[4] Scicluna C., Malta has deal with Libya coastguard over migrant interceptions: report, Reuters, 10 novembre 2019 (https://www.reuters.com/article/us-europe-migrants-malta-idUSKBN1XK0B7?utm_campaign=trueAnthem:+Trending+Content&utm_medium=trueAnthem&utm_source=twitter); per un approfondimento sul tema delle zone SAR si veda Casu S., Le zone SAR, Ius in itinere, 3 marzo 2019 (https://www.iusinitinere.it/le-zone-sar-18324).
[5] Scicluna C., cit.
[6] Migranti, quasi 100 sbarchi in un giorno. Arrestati due scafisti ucraini, OpenOnline, 9 giugno 2019 (https://www.open.online/2019/06/09/crotone-intercettata-barca-a-vela-con-53-migranti-arrestati-due-scafisti-ucraini/).
[7] Brincat E., Witness says Neville Gafà offered him €200,000 to not testify in visas case, Times of Malta, 28 ottobre 2019 (https://timesofmalta.com/articles/view/medical-visas-witness-claims-gafa-offered-him-200000-to-not-testify.745521)
[8] Martin I., Mystery official ‘bumped into’ Libyan militia leader during controversial visit, Times of Malta, 5 dicembre 2018 (https://timesofmalta.com/articles/view/gafa-bumps-into-libyan-militia-leader.695900).
[9] Tondo L., ‘We give you 30 minutes’: Malta turns migrant boat away with directions to Italy, The Guardian, 20 maggio 2020 (https://www.theguardian.com/global-development/2020/may/20/we-give-you-30-minutes-malta-turns-migrant-boat-away-with-directions-to-italy) e Scavo N., “Malta respinge i barconi e li dirotta verso Libia e Italia. Ecco le prove”, 20 maggio 2020 (https://www.avvenire.it/attualita/pagine/cosi-malta-respinge-i-migranti-e-li-dirotta-verso-libia-e-italia).
[10] Scavo N., I respingimenti segreti da Malta: i barconi erano due. Aperta inchiesta, Avvenire, 24 maggio 2020 (https://www.avvenire.it/attualita/pagine/indagine-sui-dirottamenti-di-migranti-da-malta-verso-italia-e-libia)
[11] Scavo N., Strage di Pasquetta, la nostra ricerca della verità per 12 morti, Avvenire, 22 aprile 2020 (https://www.avvenire.it/attualita/pagine/controinchiesta-strage-di-pasquetta-libia-malta-scavo) e Malta si auto-assolve dalla strage. E l’Italia pone il segreto sui barconi, cit.
[12] Scavo N., ‘Accordo Malta-Libia: insieme daranno la caccia ai migranti. Con i soldi Ue’, Avvenire, 4 giugno 2020 (https://www.avvenire.it/attualita/pagine/accordo-malta-libia-respingimento-migranti).
[13]Scavo N., Malta si auto-assolve dalla strage. E l’Italia pone il segreto sui barconi, Avvenire, 4 giugno 2020 (
[14] Malta factsheet, UNHCR (https://www.unhcr.org/mt/wp-content/uploads/sites/54/2020/05/Malta-Sea-Arrivals-and-Asylum-Statistics_UNHCR_April2020_v3.pdf).
[15] Cos’è Malta, Il Post, 6 luglio 2019 (https://www.ilpost.it/2019/07/06/malta/).
[16] “In the past months, Malta has continued to welcome on a humanitarian basis migrants and asylum seekers, even when not legally obliged to do so, in a spirit of cooperation with other European states and solidarity with migrants”, Martin I., Exposed: Malta’s secret migrant deal with Libya, cit.
[17] Accordo segreto tra Malta e la Libia sui migranti, ADNKronos, 10 novembre 2019 (https://www.adnkronos.com/fatti/esteri/2019/11/10/accordo-segreto-tra-malta-libia-sui-migranti_CWW0puNlQr7x42HJ7NI6FL.html?refresh_ce).
[18] Consultabile al link https://www.avvenire.it/c/attualita/Documents/MOU%20with%20Libya.pdf.
[19] Si veda la Dichiarazione del Procuratore della Corte Penale Internazionale al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla situazione in Libia, 2017, citata in Tumminello F., Casu S., L’UE alla sbarra: la denuncia alla CPI per crimini contro l’umanità nella gestione dei migranti, Ius in itinere, 5 luglio 2019 (https://www.iusinitinere.it/lue-alla-sbarra-la-denuncia-alla-cpi-per-crimini-contro-lumanita-nella-gestione-dei-migranti-21275).
[20] Libya Considers Its Ports Unsafe for the Disembarkation of Migrants, IOM, 9 aprile 2020 (https://www.iom.int/news/libya-considers-its-ports-unsafe-disembarkation-migrants), citato in Tumminello F., Migranti ai tempi del Covid-19: la risposta dell’Europa, Ius in itinere, 27 aprile 2020 (https://www.iusinitinere.it/migranti-ai-tempi-del-covid-19-la-risposta-delleuropa-26915#_ftn27).
[21] Palladino A., Migranti, la Guardia costiera libica è una grande fake news, L’Espresso, 27 settembre 2019 (https://espresso.repubblica.it/plus/articoli/2019/09/27/news/guardia-costiera-libia-1.339289)
[22] Sul punto si veda Pascale G., Is Italy Internationally Responsible for the Gross Human Rights Violations against Migrants in Libya?, Questions of International Law, 28 febbraio 2019 (http://www.qil-qdi.org/is-italy-internationally-responsible-for-the-gross-human-rights-violations-against-migrants-in-libya/).
[23] “Il losco accordo dell’Italia sui migranti”, Il Post, 27 settembre 2017 (https://www.ilpost.it/2017/09/27/critiche-italia-libia-migranti/).
[24] Scavo N., Malta si auto-assolve dalla strage. E l’Italia pone il segreto sui barconi, cit.
30 anni, attualmente attivo nel ramo assicurativo, abilitato all’esercizio della professione forense, laureato in giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Torino con tesi sulla responsabilità medico-sanitaria nella giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo e vincitore del Premio Sperduti 2017.
Vice-responsabile della sezione di diritto internazionale di Ius in itinere, con particolare interesse per diritto internazionale, diritti umani e diritto dell’Unione Europea.
Già autore per M.S.O.I. ThePost e per il periodico giuridico Nomodos – Il Cantore delle Leggi, ha collaborato alla stesura di una raccolta di sentenze ed opinioni del Giudice della Corte europea dei diritti dell’uomo Paulo Pinto de Albuquerque (“I diritti umani in una prospettiva europea. Opinioni dissenzienti e concorrenti 2016 – 2020”).
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