domenica, Novembre 3, 2024
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Il ruolo della BEI negli investimenti infrastrutturali italiani

La Banca europea per gli investimenti (BEI) è la prima multilaterale al mondo che agisce come strumento di politica economica, con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo sostenibile nell’ottica di ridurre il divario tra le regioni presso cui opera. Ad oggi, la Bei è operativa in Europa ma anche fuori dall’Europa con circa 50 uffici esterni, oltre alla sede centrale in Lussemburgo.

L’intervento di Bei avviene attraverso il classico finanziamento piuttosto che attraverso interventi con servizi di advisory di natura tecnica. Questi servizi sono piuttosto rilevanti, in quanto rappresentano ciò che la banca fornisce alle istituzioni pubbliche. Spesso, ciò si traduce nelle esperienze che la Bei ha raccolto in altri Paesi finanziando progetti molto diversi tra loro, con l’intento di promuovere le best practices e di implementare modelli virtuosi in Italia. I settori di intervento della Bei[1] sono essenzialmente quattro e comprendono le piccole e medie imprese, il settore dell’innovazione, del clima con progetti che mirano ad implementare mitigazioni di eventi climatici importanti tra cui la lotta al cambiamento climatico che incide in maniera considerevole nel settore infrastrutture.

L’intervento della Bei in Italia ha riguardato diversi progetti come, ad esempio, l’alta velocità ferroviaria. L’obiettivo consiste nel misurare l’impatto del suo intervento in termini di investimenti che riesce a generare. Si tratta, quindi, di un’aggregazione di risorse, finanziando fino al 50% dei costi di progetto, in quanto si tratta di un’istituzione che vuole essere sussidiaria rispetto agli altri finanziatori, con l’obiettivo di catalizzare gli interessi dei vari soggetti a supporto dei progetti. Uno degli interventi della Banca europea per gli investimenti è stato offrire supporto alla realizzazione del passante di Mestre[2], operazione del 2016 che, come tante operazioni infrastrutturali in Italia, ha avuto difficoltà ad arrivare sul mercato.

Si sono verificati numerosi ritardi che spesso hanno compromesso la realizzazione dell’opera. In questo caso però Bei, in concerto con la Commissione Europea, ha fatto sì che il promotore, ossia il beneficiario della finanza, avesse le condizioni per concludere il primo project company italiano, dando vita ad un nuovo mercato in Italia. Bei incontra numerose difficoltà, criticità e ostacoli nell’operare nel settore infrastrutturale in Italia, alla luce di ciò, la negoziazione riveste un ruolo centrale.

C’è da precisare che la Bei, come soggetto finanziatore, difronte ad un progetto, si trova ad affrontare le stesse difficoltà di un finanziatore comune. Tra queste criticità vi sono quelle di carattere endemico che hanno ruolo centrale e sono le medesime che incontrano anche gli attori non istituzionali. A differenza però degli attori non istituzionali, Bei interviene quando c’è un progetto, quindi la mancanza di progettualità di un Paese è il primo ostacolo evidente che impedisce all’istituto di operare. La progettualità è il motore dell’intervento di Bei, in quanto la programmazione degli investimenti e l’individuazione delle priorità non rientrano nei suoi compiti.

Per queste ragioni, affinchè la Bei possa operare, è necessario che i Paesi, in questo caso l’Italia, presentino progetti e che ci sia presenza di produttività per proporre dei progetti a finanziamento, nonché una fitta attività di programmazione. E’ importante sottolineare che la Banca europea per gli investimenti non è una banca, anche se svolge i ruoli di un istituto bancario, ma è un’istituzione dell’Unione Europea che si finanzia esclusivamente sul mercato dei capitali.

Con il piano Juncker, Bei in collaborazione con la Commissione Europea ha potuto finanziare progetti che comportano un’assunzione di rischio elevato. Inoltre, la Banca europea per gli investimenti ha dei vincoli che derivano dal particolare status di istituzione dell’Unione Europea, di braccio finanziario che interviene per favorire l’implementazione delle politiche dell’Unione Europea. Di particolare rilevanza l’ultima lending policy di Bei sempre più orientata alla green economy. La Bei ai fini di un progetto deve tener conto di elementi che probabilmente un finanziatore non istituzionale non avrebbe necessità di considerare.

In questo senso assume particolare rilevanza la cosiddetta “stakeholders engagement”[3] per i progetti infrastrutturali, poiché la Bei svolge anche ruolo di mediatore e si presenta come un’istituzione predisposta all’ascolto, al dialogo con le comunità interessate da grandi progetti infrastrutturali che possono avere legittimamente e, meno legittimamente, degli atteggiamenti estremamente critici nei confronti di tali progetti. Ciò rientra nel processo decisionale della Bei, soprattutto per quei progetti che possono avere impatti importanti sulla vita quotidiana, come progetti che possono comportare addirittura una rilocalizzazione di comunità.

Inoltre, come istituzione dell’Unione Europea, è molto attenta alla corretta applicazione delle norme di procurement e quindi sugli appalti, sull’affidamento di lavori e, a questo proposito, la situazione italiana presenta delle criticità. Sono state evidenziate farraginosità legate alla normativa sul procurement[4]. Lo status della Banca Europea per gli investimenti consente di collaborare con le istituzioni, con il legislatore, con i regolatori, con le comunità locali per concordare insieme gli interventi normativi che possono favorire la sua collaborazione. Tra questi, ad esempio, vi è l’intermediazione di soggetti finanziatori nazionali come Cassa Depositi e Prestiti[5] che è la banca nazionale di sviluppo italiana, la quale attraverso alcuni strumenti ha aiutato la Bei ad intervenire in diversi progetti infrastrutturali molto grandi in Italia, favorendo così il ruolo della Bei come catalizzatore di investimenti.

Ci sono delle criticità evidenti che impediscono alla Bei di operare in Italia. In prospettiva comparata, rispetto ad investimenti in altri Paesi dell’UE, in Italia vi è un tasso di incertezza normativa sul procedimento, a volte con effetti retroattivi, che ostacolano gli interventi di un istituto come la Bei. Bisogna considerare che la Bei è un investitore di lungo periodo, i progetti infrastrutturali per loro definizione sono di lungo periodo, e hanno bisogno di essere programmati con un quadro definito e affidabile e con la ragionevole aspettativa che quel quadro che ha fondato la decisione dei finanziatori di intervenire, rimanga il medesimo per tutta la durata del finanziamento e della vita del progetto.

Altro elemento più volte evidenziato, è dato dal tasso di litigiosità nel nostro Paese. Il diritto alla giustizia è un diritto costituzionalmente garantito, ma il tasso di litigiosità in Italia rappresenta un elemento di incertezza quasi strutturale. Emerge, infatti, durante le fasi di programmazione e valutazione l’immediata considerazione delle tempistiche per agire in giudizio e dunque per pianificare la vita dell’investimento, come se il tasso di litigiosità fosse un elemento strutturale del progetto.

Chiaramente ciò non significa sottostimare l’importanza della tutela giurisdizionale, però è innegabile non riconoscere che vi è un elemento di strumentalità di certe iniziative, che probabilmente non giova alla realizzazione degli investimenti. A tal proposito, è necessario migliorare la cultura dell’interesse pubblico e dell’interesse comune, forse solo così si ricorrerebbe meno a certi strumenti di lite per una maggiore consapevolezza del valore, del bilanciamento tra una tutela degli interessi individuali e interesse collettivo.

 

[1] https://european-union/about-eu/institutions-bodies/european-investment-bank_it

[2] https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/E-8-2015-007616_IT.html

[3] E’ stata approvata la nostra Energy learning policy, le regole di ingaggio nel settore energia e, in prospettiva, la banca non finanzierà più combustibili fossili a partire dalla fine del 2021.

[4] http://www.iai.it/sites/default/files/quaderni_33.pdf

[5] https://www.cdp.it/sitointernet/page/it/cassa_depositi_e_prestiti_e_fei_rafforzano_la_collaborazione_a_sostegno_delleconomia_italiana?contentId=CSA26631

Fonte immagine: https://www.repubblica.it/economia/finanza/2020/01/30/news/l_italia_e_il_primo_beneficiario_della_banca_europea_degli_investimenti_con_11_miliardi_nel_2019_il_18_piu_della_spagna-247164735/

 

 

Valentina Marano

Si occupa di politiche pubbliche presso la Luiss Guido Carli.

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