giovedì, Aprile 18, 2024
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L’istituto delle adozioni internazionali: la disciplina e i profili problematici

L’adozione internazionale è un istituto giuridico che permette l’adozione di un minore non italiano dichiarato adottabile dal suo Paese d’origine. I requisiti per l’adozione internazionale sono gli stessi previsti per l’adozione nazionale e sono disciplinati dall’ art. 6 della Legge 184/83, in particolare: la differenza di età tra adottante ed adottato deve essere di almeno 18 anni; la differenza massima di età tra adottanti ed adottato non può superare i 45 anni per un coniuge e i 55 per l’altro.

L’adozione si svolge nel Paese d’origine dell’adottato e sono, quindi, le Autorità straniere ad effettuare l’abbinamento con il bambino adottabile applicando le leggi del posto che, nella maggioranza dei casi, prevedono limiti d’età ben più stringenti rispetto a quelli previsti dal nostro legislatore.

Secondo uno studio dell’Università di Newcastle i principali Paesi di origine dei minori adottati sono nell’ordine: Cina, Russia Etiopia, Guatemala, Coreadel Sud, Ucraina e Vietnam.

La disciplina internazionale

Attualmente in Italia la disciplina delle adozioni internazionali è armonizzata grazie alla ratifica della “Convenzione per la tutela dei minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale” (Aja, 1993), la ratifica è stata autorizzata dalla Legge 476/1998 che ha anche istituito la Commissione per le Adozioni Internazionali (CAI) presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.

La Convenzione dell’Aja del 1993 in combinazione con altri Trattati internazionali ha posto in essere dei principi chiave della disciplina:

  • principio di sussidiarietà, secondo il quale l’adozione internazionale deve aver luogo solo quando non possano essere individuati dei genitori adottivi all’interno del Paese di origine del minore;
  • il miglior interesse del minore deve essere il parametro fondamentale durante l’intera procedura di adozione;
  • la procedura di adozione deve passare attraverso organizzazioni con gli stessi standard di tutela previsti per le adozioni interne;
  • in nessun caso l’adozione deve risultare in un improprio beneficio economico per le parti coinvolte.

Per quanto riguarda il principio di sussidiarietà, nel caso in cui non sia possibile individuare una famiglia idonea all’interno del Paese di origine del minore, vi sono opinioni discordi in merito all’ affidamento del minore ad una famiglia straniera piuttosto che ad un’organizzazione interna allo stesso Stato di origine.

Le problematiche

Oltre alle tensioni internazionali, sono molte le situazioni che possono comportare una sospensione delle adozioni da determinati Paesi, in particolare gli Stati Uniti nel corso dell’ultimo decennio hanno dovuto sospendere le procedure di adozioni da vari Paesi, tra cui Vietnam e Guatemala, a causa della corruzione della autorità locali che ha portato alla creazione di un traffico di minori diretto negli USA.

In Guatemala, in particolare, le richieste di adozione da parte degli Stati Uniti sono state sospese nel 2007 dopo che una serie di investigazioni hanno portato alla luce un vero e proprio traffico di minori stimato intorno ai 100 milioni di dollari annui, rendendo il traffico di bambini la seconda più redditizia esportazione del Paese.

Un singolo bambino poteva essere “venduto” ad una famiglia americana per 30.000$, il traffico era diventato così redditizio da diventare una vera e propria propria industria con avvocati specializzati ed strutture per ospitare le famiglie americane in cerca di un

bambino.

IlGuatemala, però, è solo un sintomo di un problema molto più ampio:secondo uno studio dell’UNICEF, molte delle statiche utilizzate da Organizzazioni dedite alle adozioni internazionali sono fasulle.

Molte famiglie, in aree sottosviluppate, usano strutture di assistenza temporanee per dare una istruzione e cure mediche che altrimenti non si potrebbero permettere, ma le Organizzazioni che si occupano di adozioni internazionali usano questi numeri per creare false speranze nelle famiglie occidentali:dei 143 milioni di orfani indicati in queste statistiche, l’UNICEF stima che solo il 13% siano effettivamente adottabili.

Questa situazione secondo Alexandria Yuster, Alto Consigliere per la protezione dell’infanzia presso l’UNICEF, è il risultato di una istituzionalizzazione delle adozioni internazionali che è diventata così economicamente vantaggiosa, per i Paesi coinvolti, da essersi trasformata da strumento a tutela dei bambini in una  minaccia per gli stessi.

Attualmente le adozioni internazionali rimangono comunque un importantissimo strumento di politica sociale, ma è chiaro che sono necessari ulteriori interventi della Comunità Internazionale per limitare queste situazioni di abuso che vanno a colpire sia i minori sia le famiglie che cercano di dare loro una nuova vita e una nuova speranza per il futuro.

Mattia Monticelli

Mattia Monticelli è nato a Napoli nel 1993, diplomato al Liceo Scientifico Elio Vittorini ed attualmente studente di Giurisprudenza presso la Federico II di Napoli, collabora con Ius in Itinere per l'area di Diritto Internazionale. È da sempre appassionato dei risvolti pratici del diritto. Il suo interesse lo ha spinto ad entrare in ELSA Napoli ed a partecipare alla MOOT Court di Diritto Privato fin dal primo anno. Ama viaggiare e scoprire culture e modi di vivere diversi, questo lo ha portato a studiare, fin dal Liceo, l'Inglese conseguendo numerosi certificati. La voglia di viaggiare lo ha motivato a specializzarsi in futuro nel Diritto Internazionale. Email: mattia.monticelli@iusinitinere.it

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