lunedì, Dicembre 9, 2024
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Midterm elections 2018: i punti chiave delle prossime elezioni made in USA

Il 6 novembre si terranno negli Stati Uniti le Midterm elections, ovvero le elezioni di metà mandato. Milioni di americani saranno sintonizzati davanti ai loro televisori, aspettando di conoscere i risultati, dopo giorni di polls e speculazioni. Parlare di Midterm elections nel nostro paese potrebbe apparire fuori contesto, poiché si tratta di un istituto espressione del sistema politico gli Stati Uniti, caratterizzato da una forma di governo diversa dalla nostra, ovvero la repubblica presidenziale. Nell’ambito delle forme di democrazia rappresentativa, la repubblica presidenziale si caratterizza per la concentrazione del potere esecutivo nella figura del Presidente, il quale è sia capo dello Stato che capo del Governo.

I Padri Costituenti stabilirono la separazione dei poteri del governo federale nelle tre branche del potere legislativo, esecutivo e giudiziario secondo un modello di pesi e contrappesi, in cui ognuno dei tre poteri è dotato di attribuzioni e prerogative di cui gli altri sono sforniti. Il potere legislativo è infatti detenuto dal Congresso ai sensi dell’art 1 della Costituzione degli Stati Uniti D’America, composto dall’House of Representatives e dal Senato; compito del Congresso a livello federale è quello di svolgere la funzione legislativa, approvando le leggi federali valevoli su tutto il territorio degli Stati Uniti. Ed è proprio sulla composizione del Congresso che vanno ad incidere principalmente i risultati delle elezioni di metà mandato.

Ogni 2 anni i cittadini americani regolarmente registrati sono chiamati alle urne per eleggere i 435 membri della Camera dei Rappresentanti, che durano in carica 2 anni, e  1/3 dei 100 componenti del Senato (2 per ogni Stato), il cui mandato dura 6 anni. La tornata elettorale non coinvolge esclusivamente la composizione del Congresso, ma comporta anche l’elezione di 36 governatori. La peculiarità di quest’istituto e il suo significato politico emergono dal fatto che le stesse si collochino temporalmente a metà del mandato del Presidente in carica, ma il Presidente detentore del Potere esecutivo, che non sarà sottoposto a nessuno scrutinio o votazione, avrà grazie all’esito delle stesse la facoltà di prendere atto dell’indice di gradimento del suo operato politico nei primi 2 anni di mandato. È questo il periodo più importante a livello di strategia politica poiché ogni Presidente è consapevole che allo scadere di quel termine, dovrà rendere conto del suo operato all’elettorato. Dall’esito delle Midterm elections infatti è possibile stabilire quale partito politico, tra Democratici e Repubblicani controllerà ciascuna Camera del Congresso per i due anni successivi. È storicamente noto che il sistema politico statunitense sia caratterizzato da un forte bipolarismo, data la mancanza del carattere multipartitico che caratterizza la maggior parte delle democrazie costituzionali, in quanto numerose norme sia statali che federali limitano fortemente lo spazio politico per i third parties. Le Midterm elections si configurano, dunque, come una sorta di giudizio indiretto sull’operato del Presidente, che potrebbe uscirne sia vittorioso che sconfitto, dovendo eventualmente rivedere la sua agenda politica sulla base della ricomposizione del Congresso. Il partito che detiene il controllo di ciascuna camera, infatti, è quello che ha maggiore potere ed influenza nell’avanzare proposte di legge approvate dalla Camera stessa; proposte che dovranno essere poi approvate da entrambe le Camere affinché arrivino al Presidente.

Fare un pronostico sull’esito delle prossime Midterm non è semplice poiché molteplici sono i fattori che concorrono a determinare l’esito delle elezioni, partendo dal presupposto che la partecipazione elettorale alle elezioni di medio termine è essenzialmente bassa. Tutti i cittadini americani che abbiano compiuto 18 anni, regolarmente registrati, hanno diritto di voto, ma è statisticamente provato che a votare maggiormente siano i cittadini statunitensi adulti, coloro che hanno una condizione socio-economica stabile, ovvero essenzialmente quella porzione di americani che hanno fiducia nelle elezioni e credono che votando possano incidere sull’indirizzo politico del paese.

La sfiducia generalizzata ha origine nella circostanza per la quale molti cittadini americani non credono che il proprio voto possa avere una rilevanza concreta, data l’esistenza di una serie di meccanismi che consentono di ridisegnare i confini dei vari distretti elettorali, determinando la maggiore concentrazione di voti da un distretto all’altro. Parliamo della pratica del redistricting, in particolare del gerrymandering, elaborata alla fine del 1700 dal governatore del Massachussets Elbridge Gerry, che disegnò un nuovo collegio elettorale dai confini estremamente tortuosi, per escludere da quel distretto i voti della popolazione a lui sfavorevoli. Che senso può avere andare a votare se a tavolino è possibile per i governatori ricorrere a questa pratica? È una domanda che probabilmente si pongono molti di coloro che decidono di restare a casa il giorno delle elezioni. Sebbene questo tipo di pratica venga utilizzata sia dai Democratici che dai Repubblicana non si può negare il suo carattere poco consono a garantire una sana e coerente partecipazione elettorale.

Quest’anno però c’è un fattore che potrebbe fungere da stimolo per molti elettori a riacquistare fiducia nelle Midterms: il 2018 è, infatti, “l’anno delle donne” dato che più di 500 candidate correranno per ottenere un seggio nel Congress, rispetto alle 298 del 2012. La presenza delle donne non è solo determinante per l’elezione dei membri del Congresso, in quanto ben 16 candidate, tra cui 12 Democratiche e 4 Repubblicane, corrono per l’elezione alla carica di Governatore tra i 36 stati in cui si procederà all’elezione. Tra le numerose candidate c’è una molteplicità di donne diverse tra loro per origini etniche, estrazione sociale e professionale; numerose infatti sono le donne di colore, in numero decisamente maggiore rispetto agli scorsi anni, nonché le numerose veterane dell’esercito tra cui Mikie Sherril, oggi Procuratore Federale. La presenza di un così grande numero di donne è un fattore chiave che potrebbe modificare di non poco l’agenda politica del Presidente Trump, da sempre considerato da una larga fetta di elettori come distante da un certo tipo di ideologia rispettosa della figura femminile.

La recente nomina del Giudice Cavanaugh da parte del Presidente Trump come membro della Corte Suprema e lo scandalo conseguente alle accuse di molestie sessuali mosse nei suoi confronti, ha ancora di più posto al centro del dibattito politico il tema della violenza di genere, riaccendendo la speranza rispetto ad una maggiore partecipazione elettorale. Definire le elettrici Repubblicane antifemministe non è del tutto corretto, infatti Carrie Sheffield, National Editor per Accurancy in Media nonché elettrice conservatrice, definisce strumentale l’uso che i Democratici hanno fatto del Movimento #metoo, sfruttando l’onda della lotta alla violenza di genere a ridosso delle Midterms. Inoltre, in merito alla vicenda del giudice Kavanaugh molti sono gli scettici, non credendo nella coincidenza di uno scandalo scoppiato a ridosso della sua nomina a giudice della Supreme Court.  In ogni caso, a prescindere dal risultato dai risultati del 6 novembre, i numeri da record delle candidate di quest’anno sono destinati in ogni caso a cambiare in modo definitivo la politica statunitense.

Al centro del dibattito politico intorno alle Midterm emergono altre istanze di primaria importanza, tra cui il tema dell’immigrazione, del Gun Control e della sanità pubblica. In merito al tema dell’immigrazione i democratici nutrono la speranza che la politica di Trump in materia accresca la partecipazione elettorale delle minoranze, anche se la lotta del Presidente all’immigrazione clandestina è un elemento che rafforza la fiducia di molti elettori nei suoi confronti, che non vedono di buon occhio l’apertura delle frontiere ad immigrati irregolari. In una recente intervista il tycoon ha dichiarato che qualora ci fossero problemi alla frontiera con il Messico non è da escludere che i soldati americani possano aprire il fuoco contro i migranti. Sebbene i democratici lottino per i confini aperti, quella che Trump considera un’ ”invasione” illegittima del territorio degli Stati Uniti è uno dei punti su cui non crolla la linea dura del suo programma politico. Non trascurabili sono i dati riportati da un sondaggio del Pew Research Center che attestano che nelle prossime elezioni la percentuale di elettori ispanici iscritti è maggiore rispetto alle scorse Midterm elections; il 55% degli elettori si definiscono maggiormente entusiasti rispetto alle prossime elezioni e ciò è dovuto dal crescente malcontento rispetto alla politica nazionale rispetto anche al posto che occupano all’interno della società americana. Nonostante ciò non è da trascurare che numerosi sono gli ispanici (il 27% dei votanti) Repubblicani che sicuramente non volteranno le spalle al Presidente.

Il delicato tema del gun control ha da sempre diviso l’America. Negli scorsi anni i Democratici hanno spesso mostrato un atteggiamento silente sul tema per evitare di allontanare da sé i voti dei distretti tradizionalmente più conservatori. Le recenti e numerose stragi verificatesi nel corso degli ultimi tempi, 608 negli ultimi 2 anni secondo i dati del Gun Violence Archive, hanno reso però necessaria una presa di posizione più definita, che potrebbe condurre  ad una perdita di voti significativa, tenendo conto della diversa considerazione del fenomeno nei distretti più competitivi. Lo stratega politico Steve Schale ha, infatti, dichiarato in uno stato come la Florida, definito “Gunshine State” una presa di posizione definita in tema di controllo delle armi può significare la morte politica di un candidato. Nonostante ciò sia in Florida che nello stato del Vermont, altra roccaforte di una radicata cultura delle armi, il governatore Repubblicano Phil Scott ha firmato una legge più restrittiva sul tema, attirando verso di sé la rabbia delle lobby delle armi.

Potrebbe apparire poco significativo discutere delle elezioni di medio termine, qualora venissero considerate fuori contesto e non correlate alle vicende politiche nazionali. Le vicende politiche degli Stati Uniti non possono essere, però, considerate un fenomeno oltreoceano tenendo conto delle costanti relazioni che legano il nostro paese agli Stati Uniti e l’incidenza che la politica statunitense ha sulla scena mondiale. Se gli esiti delle elezioni mettessero Donald Trump nella condizione dell’anatra zoppa, ciò sarebbe un duro colpo sia per la sua ascesa politica, sia per le sue politiche di stampo populista, che nel corso di questi primi 2 anni sono divenute un modello per molti leader politici a lui affini. Al di là di ciò che accadrà il 6 novembre, i risultati delle Midterm elections rappresentano il giro di boa non solo per il percorso politico del Presidente, poiché se da un lato possono rafforzare le idee e il programma politico Repubblicano, dall’altro potrebbero rappresentare la prima occasione per un’apertura maggiormente democratica relativamente a tematiche lasciate nell’ombra nel corso di questi due anni di mandato.

 

 

Fonte immagine: ammoland.com

V.Robecco, Trump alla guerra del Confine “I soldati USA pronti a sparare”, Novembre 2018, disponibile qui: http://www.ilgiornale.it/news/politica/trump-guerra-confine-i-soldati-usa-pronti-sparare-1596320.html

K.Richards, “Midterm elections: How do they worok, when are they and what do they mean for America’s political future?” Ottobre 2018, disponibile qui: https://www.independent.co.uk/news/world/americas/us-politics/midterms-2018/midterm-elections-explained-what-are-us-when-2018-trump-date-vote-a8531836.html

A. Gonzalez-Barrera, “Hispanic voters more engaged in 2018 than in previous midterms”,  Novembre 2018, disponibile qui: http://www.pewresearch.org/fact-tank/2018/11/02/hispanic-voters-more-engaged-in-2018-than-in-previous-midterms/

M. Farivar, “Democrats Campaign for Tougher Gun Laws in Midterm Elections”, Novembre 2018, disponibile qui: https://www.voanews.com/a/democrats-campaign-for-tougher-guns-laws-in-midterm-elections/4594123.html

CNN, “It’s not the ‘Year of the Woman.’ It’s the ‘Year of the Women’, Novembre 2018, disponibile qui: https://edition.cnn.com/2018/11/03/opinions/midterm-elections-year-of-woman-roundup/index.html

F.Kempe, “Three ways the US midterm elections will affect world politics”, Novembre 2018, disponibile qui: https://www.cnbc.com/2018/11/02/three-ways-the-us-midterm-elections-will-affect-world-politics.html

F. Bechis, “Trump alle prese con le midterms. Ribaltone o anatra zoppa?”, Novembre 2018, disponibile qui: https://formiche.net/2018/11/trump-midterms/

Anna Giusti

Anna Giusti studia Giurisprudenza presso l'Università di Napoli Federico II. Attualmente svolge un tirocinio presso il Consolato Generale degli Stati Uniti di Napoli. La collaborazione con Ius in itinere nasce dalla volontà di coniugare la sua grande passione per la scrittura al percorso di studi. Collaborare per l'area di diritto internazionale le permette di approfondire le tematiche che hanno da sempre suscitato maggiore interesse in lei, ovvero il diritto internazionale penale, la giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti umani, il diritto dell'Unione Europea. Appassionata di viaggi, culture e letterature straniere, si è da sempre dedicata allo studio dell'inglese e del francese.

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