venerdì, Aprile 26, 2024
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Procreazione medicalmente assistita: Tar Lazio sospende elenco strutture

In materia di procreazione medicalmente assistita (cioè l’insieme dei trattamenti per la fertilità, nei quali i gameti, sia femminili che maschili, vengono trattati al fine di determinare il processo riproduttivo.), nel nostro Paese vige una varietà di disposizioni che  ne rendono capziosa la disciplina. Quelli su cui è opportuno soffermarci sono dettati in ambito amministrativo.  Creano un ponte tra la società, la disciplina medica, le valutazioni ed il controllo spettante alle autorità amministrative. L’ultima ordinanza  16/09/2016 emessa dal Tar Lazio, ha fatto discutere per la sua decisione: sospensione dell’elenco delle strutture autorizzate all’emissione dei servizi essenziali per la procreazione assistita nel Lazio.  Per comprendere a pieno la sua ratio è necessario partire  dall’analisi dei precedenti.

Il provvedimento che troviamo al principio è quello della Regione Lazio  del 2000. Emesso dall’Assessorato Salvaguardia e Cura della Salute, che recepita la legge nazionale che dava l’avvio alle procedure di procreazione assistita; individua i centri pubblici ed anche quelli privati che risultanti idonei alla prescrizione del piano terapeutico soggetto all’AIFA ( Agenzia Italiana per il Farmaco). Questo provvedimento autorizzativo  resterà, per i successivi 4 anni, l’unico protagonista del caso. Nel 2004 con l’entrata in vigore della legge n° 40, viene istituito un registro nazionale delle strutture autorizzate per l’applicazione delle tecniche di procreazione medicalmente assistita, degli embrioni formati e dei nati da questa applicazione. I centri vengono individuati dalle Regioni, senza instaurare alcun dialogo con essi.

La regione Lazio a seguito della legge n° 40 emana una Circolare autorizzando gli stessi centri del 2000. La legge del 2004 è stata più volte modificata con interventi della Corte Costituzionale che ha  asserito quanto sia importante regolare le operazioni di procreazione assistita nell’interesse della salute della donna.  Questo suo orientamento è ben deducibile da due decisioni. La prima, risalente al 2009, dove dichiara illegittimi i primi due commi dell’art. 14 della legge del 2004, poiché non assicuranti un procedimento di trasferimento  di embrioni garantistico per la salute della donna; e la decisione del 2014, in cui   viene statuito che il ricorso alla tecnica di PMA di tipo eterologo è legittimo solo ove sia stata accertata una patologia che causi sterilità irreversibile.

La tecnica di procreazione assistita è riconosciuta a pieno, ma le modalità di utilizzo sono fortemente pressate da canali di controllo e di valutazione delle possibilità. Nel 2013, intanto, la Regione Lazio con il Decreto del Commissario ad acta decide di indicare le “Modalità e termini per la presentazione alla Regione Lazio della domanda volta alla conferma o al rilascio di nuova autorizzazione all’esercizio di attività di procreazione medicalmente assistita”.  Nel 2016 viene approvata la Circolare  avente ad oggetto l’elenco strutture regionali autorizzate alla prescrizione del Piano Terapeutico dei farmaci soggetti a nota AIFA 74. La Regione seleziona autonomamente le strutture, lasciando fuori alcune precedentemente autorizzate alle prescrizioni del piano terapeutico necessario per la PMA. Sono proprio queste ultime che impugnano l’elenco dinanzi il Tar.

I motivi del ricorso partono da una premessa. La procreazione medicalmente assistita interviene per realizzare il diritto delle coppie non fertili di avere un figlio; ma il piano terapeutico deve essere inquadrato in una cornice più ampia,  comprendente tutto l’iter della cura dell’infertilità.  I centri selezionati sono in primis centri di cura dell’infertilità. Decidendo in modo autonomo, la Regione Lazio, ha limitato la possibilità di esser curati utilizzando tutte le soluzioni farmacologiche disponibili. Consequenzialmente  si sono avuti riscontri negativi sia per l’assetto economico che per quello sociale della disciplina. I costi elevatissimi dei farmaci  hanno violato il principio costituzionale di eguaglianza formale e sostanziale e  il pari diritto di accesso alle cure. Tutto questo ha reso impossibile  per taluni soggetti realizzare la propria personalità appieno.

Altro motivo del ricorso riguarda quei centri privati che hanno contribuito alla ricerca ed al miglioramento scientifico del metodo della PMA, nell’interesse della collettività.  E’ doveroso sottolineare che sia i centri pubblici che quelli privati seguono la stessa disciplina prescindendo dai risultati ottenuti.

Il TAR Lazio si è pronunciato sospendendo l’elenco. Riconoscendo la propria giurisdizione e competenza ha deciso che la sospensione si fondi  sull’esistenza del fumus boni iuris. Ritenendo il ricorso “sufficientemente fondato nella parte in cui non si evince il criterio di selezione utilizzato dalla Regione”. Quest’ultima ha depositato una memoria in giudizio, sostenendo che le strutture escluse non avessero presentato formale istanza di autorizzazione. Citando questa memoria, la Corte, continua osservando che  le strutture hanno ricevuto solo tra il 2014 ed il 2016 il rinnovo, mentre la circolare della Regione risale al 2013.  Per questi motivi il TAR ha accolto  la domanda cautelare dei ricorrenti. Il Tribunale ha riconosciuto che gli aspetti, economici e personali, intaccati  dalla decisione della Regione facciano capo a diritti inviolabili; come quello di eguaglianza e parità di accesso alle cure. Da questa decisione si riparte per la creazione del nuovo elenco utilizzando criteri di eguaglianza, rispettabilità e soprattutto creando maggiori possibilità di accesso alle cure  per la PMA, anche per i meno abbienti.

 

Mirella Astarita

Mirella Astarita nasce a Nocera Inferiore nel 1993. Dopo la maturità classica prosegue i suoi studi presso la facoltà di Giurisprudenza dell’ateneo Federiciano. Amante fin da piccola della letteratura e dei mondi a cui dà accesso, crescendo impara a guardare e raccontare con occhio critico ciò che la circonda. Le piace viaggiare, conoscere posti nuovi, sentire le loro storie ed immaginare come possa essere vivere lì. Di indole curiosa lascia poche cose al caso. La sua passione verso il diritto amministrativo nasce seguendo i primi corsi di questa materia. Attenta all’incidenza che ha questa sfera del diritto nei rapporti giuridici, le piace sviscerare fino in fondo i suoi problemi ed i punti di forza. Attualmente è impegnata nella stesura di una tesi di diritto amministrativo comparato, riguardante i sistemi di sicurezza.

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