venerdì, Marzo 29, 2024
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Tar Liguria: sì all’utilizzo di armi da fuoco per la difesa di beni aziendali

Il Tar Liguria, il mese scorso si è trovato a dover affrontare  un interrogativo complesso ed ambivalente. Il caso proposto dinanzi il Tribunale Regionale Amministrativo ,da un imprenditore, richiede una risposta in merito l’utilizzo di armi legittimamente detenute  per la difesa di beni aziendali all’ interno del luogo dove viene esercitata l’attività commerciale, quando vi è il pericolo di aggressione concreta.

Il Tar ha risposto positivamente, sancendo con la sentenza  del 23 Marzo n. 256, la possibilità di utilizzare un’ arma da fuoco per la difesa dei propri beni aziendali. Questa decisione ha ribaltato l’interpretazione tradizionale riguardo l’utilizzo di armi e la difesa di beni.

Tutto è iniziato dal ricorso di un imprenditore ligure. L’impresario si è visto negare dal Prefetto di Savona, il rinnovo dell’autorizzazione dell porto di pistola, per difesa personale. Il divieto del Prefetto era stato motivato da  una “scarsa rilevanza degli argomenti in supporto della richiesta di rinnovo”.

È importante sottolineare che la richiesta di rinnovo avviene dopo la denuncia dell’uomo di diversi furti di gasolio presso la propria ditta, ed è motivata dalla necessità di trasportare spesso denaro contante per il pagamento di clienti e fornitori. La difesa dei beni e della propria integrità fisica sono i diritti a cui si ispira l’imprenditore.

Il caso, una volta approdato dinanzi il Tar è stato esaminato da una diversa prospettiva rispetto quella utilizzata precedentemente. Annullando il provvedimento che aveva impedito il rinnovo del permesso per porto di rivoltella, il Tar, ha sostenuto le ragioni dell’imprenditore, ritenendo che la protezione dei propri beni è un motivo più che rilevante per ricevere l’autorizzazione.

Esaminando il caso di specie in tutti i suoi elementi, rileviamo che alla base di tutto vi è la concezione relativa dell’utilizzo di armi da fuoco, e la rigida procedura che ne precede il possesso. Nel nostro ordinamento l’iter di richiesta ed ottenimento del porto di arma da fuoco è restrittivo e poco elastico. Solitamente si richiede per tre utilizzi: quello sportivo, per difesa personale e per uso venatorio. Dopo l’approvazione della richiesta , le procedure per il conseguimento richiedono una cooperazione di più enti statali e la dimostrazione di idoneità psico-fisica e di coretto utilizzo dell’arma da fuoco. Ci sono vari step da superare tra lo start dell’ Asl del comune di residenza, il corso presso la sezione regionale del Tiro a Segno Nazionale,  le autodichiarazioni ,  i contrassegni telematici, ed autorizzazioni all’acquisto; la strada che porta dalla dichiarazione di volontà all’acquisto del porto d’armi è lunga e travagliata. Una normativa così stretta fa riflettere. Le “barriere” da sollevare sono tante, e queste fanno riferimento ad un’interpretazione poco elastica, che più che far leva sullo stato di bisogno che ha portato il soggetto ad avanzare la richiesta di acquisto di porto d’armi o di rinnovo, si soffermano sulla possibile pericolosità futura del possesso e dell’ utilizzo di armi da fuoco.

L’ interpretazione del Tar, invece, da maggior credito alla storia e alle esigenze che portano un individuo alla richiesta. Nel caso di specie si è ritenuto che le precedenti denunce del soggetto, e la sua necessità lavorativa di trasportare ingenti somme di denaro, anche per lunghi tratti, siano elementi rilevanti ed opportuni affinchè l’imprenditore si vedesse rinnovato il suo porto d’armi. Il rinnovo, tra l’altro, implicitamente rende noto che gli step pre-acquisto del porto d’armi  siano già stati superati.

Il mio plauso al Tar Liguria per la decisione assunta, a mio modo di vedere corretta non solo dal punto di vista giuridico ma anche dal punto di vista del buon senso.” Queste le parole del vicepresidente della Regione Liguria e assessore alla Sicurezza Sonia Viale.

La Viale ha anche sottolineato come, questa nuova decisione, rappresenti una virata in materia. Una maggiore analisi delle motivazioni,  precisa il vice ministro, non un abbattimento scriteriato delle barriere, è la soluzione da perseguire. Il Tar non si è solo limitato ad accogliere la richiesta dell’imprenditore, ma ha anche, condannato il Ministero degli Interni al pagamento delle spese legali di € 2000.

La sentenza , in un certo senso, equipara i beni aziendali anche all’integrità fisica. Difendere i propri beni aziendali significa difendere la propria ditta e conseguenzialmente il proprio patrimonio e l’integrità fisica morale ed economica dell’individuo vittima o minacciato da violenza concreta o da possibile violenza.

Gli elementi che il Tribunale regionale amministrativo ha considerato imprescindibili sono le esigenze lavorative dell’uomo, che costretto al trasporto di ingenti somme di denaro risulta in  una posizione di maggior rischio, e i danni subiti e denunciati dall’imprenditore che , più volte, è stato vittima di furti.

In chiusura, possiamo affermare che questo nuovo criterio, utilizzato dal Tar, per decretare l’idoneità o meno di un individuo per il possesso del porto d’armi, non vuole ammorbidire le procedure di ottenimento, in quanto, il possesso di un’arma da fuoco viene inquadrato come responsabilità del singolo e delle autorità, che in primis, devono salvaguardare l’integrità della collettività. Quello che, invece, il Tar ha voluto stravolgere è l’analisi delle motivazione. Non si può negare a prescindere il possesso perché ritenuto “pericoloso”, ma bisogna esaminare caso per caso, senza tralasciare elementi connessi con la materia.

La salvaguardia dei beni aziendali, oggi, è stata promossa. L’utilizzo di un’arma da fuoco, però, resta un elemento individuale e sociale di massima importanza. I beni aziendali devono essere minacciati da un pericolo reale e concreto, solo così, l’utilizzo di una rivoltella, non sarà un pretesto ma un atto dovuto di necessità e protezione.

 

 

Mirella Astarita

Mirella Astarita nasce a Nocera Inferiore nel 1993. Dopo la maturità classica prosegue i suoi studi presso la facoltà di Giurisprudenza dell’ateneo Federiciano. Amante fin da piccola della letteratura e dei mondi a cui dà accesso, crescendo impara a guardare e raccontare con occhio critico ciò che la circonda. Le piace viaggiare, conoscere posti nuovi, sentire le loro storie ed immaginare come possa essere vivere lì. Di indole curiosa lascia poche cose al caso. La sua passione verso il diritto amministrativo nasce seguendo i primi corsi di questa materia. Attenta all’incidenza che ha questa sfera del diritto nei rapporti giuridici, le piace sviscerare fino in fondo i suoi problemi ed i punti di forza. Attualmente è impegnata nella stesura di una tesi di diritto amministrativo comparato, riguardante i sistemi di sicurezza.

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