Il problema è questo. La volontà politica di procedere alla fusione c’è, le maggioranze referendarie pure. Tuttavia, se da un lato appare chiaro l’iter amministrativo da seguire, dall’altro lo scenario si rivela meno limpido quando le popolazioni coinvolte devono mettersi d’accordo su quale sarà il Santo Patrono del nuovo Comune.
In Italia non è un mistero che molte realtà (soprattutto di piccole dimensioni) siano fortemente legate al proprio Santo: processioni, celebrazioni ed usanze locali sovente si mescolano creando un legame identitario apparentemente indissolubile. Pertanto, la scelta del Patrono può rappresentare uno “scoglio”, un nodo cruciale soprattutto per le comunità più credenti.
Stavolta però non è previsto alcun meccanismo propriamente ‘democratico’ come il referendum: la volontà dovrà essere tutta politica, e incardina uno dei primi adempimenti rimessi al Consiglio Comunale o, in alcuni casi, al Commissario Prefettizio. Tale volontà potrà ben essere espressa all’esito di una consultazione delle parrocchie locali o con un’analisi approfondita sulla storia dei Comuni, ma in astratto potrebbe anche non tenere realmente conto delle esigenze religiose della popolazione, non potendosi ritenere vincolata in alcun modo dal nostro Legislatore. Infatti, se si cercasse di rinvenire una norma che individui quantomeno dei parametri di valutazione, si raggiungerebbe inevitabilmente la seguente conclusione: in Italia non esiste una normativa sui Patroni.
A ben vedere però un riferimento normativo c’è. Assumendo valore quale festività “di fatto”, rilevano infatti gli usi e le consuetudini riconosciuti dai contratti di lavoro per la sospensione della prestazione lavorativa. Dal momento che tale festività – se prevista dai singoli contratti collettivi di lavoro – prende in esame il Santo Patrono della località ove è ubicato il luogo di lavoro, si rende opportuna l’individuazione, ai soli fini civili, di una sola data in cui festeggiare il Santo Patrono: l’approdo al Comune Unico infatti non potrebbe moltiplicare la festività per quanti sono i Comuni coinvolti dalla fusione.
Ciò che tuttavia si potrebbe fare (ed è stato fatto) è prevedere più festività, di cui una sola assumerà rilevanza dal punto di vista “civilistico” ai fini della sospensione della prestazione lavorativa. In questo modo si eviterebbe l’impatto ‘traumatico’ del Comune Unico soprattutto a quegli enti che devono il proprio nome ad un Santo (in Campania ce ne sono moltissimi, vedi San Giorgio a Cremano, Sant’Agata dei Goti, Santa Maria di Castellabate ecc). Questo però è solo uno degli escamotages che i Comuni possono adottare. Nel prossimo articolo analizzeremo diverse soluzioni adottate per arginare il problema, prendendo come campione proprio delle realtà che sono recentemente nate da fusione.
Dopo essersi laureato in Giurisprudenza presso l’Università degli studi di Napoli Federico II, Andrea frequenta un Master di II livello in “Compliance e Prevenzione della Corruzione” presso la LUMSA di Roma ed un corso di specializzazione in “Regulatory Compliance” presso la University of Pennsylvania Law School.
Nel corso della sua attività professionale, Andrea collabora con primari studi legali e società. In particolare, dal 2017 al 2019 è allievo del Prof. Ermanno Bocchini presso lo Studio Legale Bocchini, dove matura una buona esperienza soprattutto nell’ambito del diritto societario, ed ottiene il titolo di Avvocato.
Dal 2019 al 2021 fa parte della Direzione Legal, Compliance & Corporate Affairs di Avio S.p.A., azienda leader nel settore aerospaziale, dove si occupa principalmente di Compliance e Governance,
Dal 2021 fa parte dell’Unità Risk & Compliance e Sicurezza di Acea Energia S.p.A. in qualità di Compliance Specialist.
Andrea è Responsabile dell’area Compliance di Ius in itinere.
Contatti: andrea.amiranda@iusinitinere.it
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