Economia circolare: definizione e politiche europee
Il tema dell’economia circolare è stato affrontato numerose volte in sedi nazionali ed internazionali e ad oggi costituisce una delle principali priorità dell’Unione Europea. Nel dicembre 2015 la Commissione Europea ha pubblicato la Comunicazione COM(2015) 614 final, “L’anello mancante – Piano d’azione dell’Unione Europea per l’economia circolare”, un piano sostenuto finanziariamente dai Fondi strutturali e di investimento europei,[1] da Horizon 2020,[2] dal Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS),[3] dal programma LIFE[4] e seguito da ulteriori policy. Anche nel settore privato il tema è discusso, concepito come un nuovo paradigma al quale andrebbero adattati i modelli di business, di organizzazione e gestione dell’impresa in tutti i suoi aspetti, dalle fasi preliminari di progettazione, lungo la filiera produttiva, fino al “fine vita” di ciascun prodotto/servizio.[5]
Lo scopo del presente lavoro è definire e analizzare il concetto di “economia circolare”, senza pretese di esaustività, ma al fine di delineare un quadro generale, offrendo una rassegna delle politiche europee, dei modelli di business concepiti in letteratura e delineando, in conclusione, alcune osservazioni su rischi e opportunità offerti da tale paradigma. Il tema sarà affrontato in due momenti: il presente articolo si concentrerà sulle principali politiche UE; un secondo articolo, che sarà pubblicato successivamente, sui modelli di business.
1. Cos’è l’economia circolare: definizioni e concetto
Una definizione univoca di economia circolare non è stata ancora condivisa: secondo uno studio di Kirchherr et al. si contano almeno 114 definizioni di economia circolare.[6] Ciò che emerge, comunque, è che le definizioni esistenti, elaborate da istituzioni come l’UE, dalle università e dai centri di ricerca, concordano sul fatto che l’economia circolare è un paradigma che punta a ridurre il prelievo di risorse naturali e a renderne efficiente l’uso, con particolare riguardo ai minerali, alle fonti energetiche fossili e le risorse forestali.[7]
L’obiettivo dell’economia circolare è realizzare un modello di produzione che si contrapponga al modello tradizionale della “economia lineare”, fondato sul tipico schema “estrarre, produrre, utilizzare e gettare”. L’economia circolare, invece, è un modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile. In questo modo si estende il ciclo di vita dei prodotti, riducendo i rifiuti al minimo. Una volta che il prodotto ha terminato la sua funzione, i materiali di cui è composto vengono infatti reintrodotti, se possibile, nel ciclo produttivo, generando valore ulteriore (vedi figura 1.1).[8]
Figura 1.1. Schema dell’economia circolare.
Fonte: Parlamento Europeo, Economia circolare, cit.
2. L’emersione dell’ambiente nelle politiche europee
I trattati istitutivi delle Comunità Europee, risalenti al 1957, non prevedevano alcuna normativa per la tutela ambientale, che oggi, invece, è uno dei principali interessi dell’Europa. Rileva particolarmente, con l’Atto Unico Europeo del 1987, l’introduzione nel trattato di un Titolo dedicato all’ambiente, alla protezione della salute umana e l’utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali. Nel 1992, il concetto di Sviluppo Sostenibile viene inserito nel Trattato di Maastricht, il quale stabilisce che “le esigenze connesse con la tutela dell’ambiente devono essere integrate nella definizione e nell’attuazione delle altre politiche comunitarie”. Con il Trattato di Amsterdam, nel 1997, la tutela ambientale è uno degli obiettivi prioritari dell’Unione Europea. L’evoluzione è avvenuta in linea con il crescere della sensibilità internazionale sul tema: rilevano, in particolare, la Conferenza delle Nazioni Unite di Stoccolma sull’Ambiente Umano del 1972, la pubblicazione del rapporto ‘Our Common Future’ (o Rapporto Brundtland) nel 1987, in cui venne definito il concetto di Sviluppo Sostenibile,[9] e la Conferenza di Rio de Janeiro o ‘Summit della Terra’, dove le Nazioni Unite diedero alla luce la Dichiarazione di Rio sull’ambiente e sullo sviluppo, la Convenzione quadro sul cambiamento climatico, e altri strumenti internazionali per la protezione delle foreste e della biodiversità.[10]
3. L’anello mancante (2015)
Una delle più rilevanti politiche in tema di economia circolare è il Piano d’Azione intitolato “L’anello mancante”, che già nel nome richiama la necessità di un’economia rigenerativa. L’obiettivo è favorire la transizione verso l’economia circolare attraverso un utilizzo più sostenibile delle risorse, promuovendo la competitività dell’UE, stimolando crescita economica sostenibile e creando nuovi posti di lavoro.
Il piano è corredato da una serie di azioni, come la spinta verso l’ecodesign, ossia un modo di progettare i beni di consumo che li renda sostenibili e riciclabili fin dall’ideazione, l’introduzione del concetto di “responsabilità estesa del produttore” che rende quest’ultimo chiamato a rispondere anche dello smaltimento e del riciclo dei beni che produce, l’introduzione di best practices, di sistemi di etichettatura che certifichino la sostenibilità dei prodotti, come Ecolabel, la fissazione di obiettivi di riciclo e la disincentivazione al conferimento in discarica dei rifiuti, nonché il miglioramento della legislazione in materia di concimi organici, riutilizzo dell’acqua, tracciabilità e sicurezza nell’uso di sostanze chimiche.[11]
Tra gli interventi implementativi del Piano di Azione rilevano:
- La proposta di un regolamento per la creazione di un mercato unico dei concimi, anche ottenuti da materie prime -seconde (come nutrienti di recupero) con l’obiettivo di diminuire la dipendenza del settore dalle importazioni di materie prime critiche (come i fosfati);[12]
- un piano di lavoro per la progettazione ecocompatibile, quale base per un nuovo regolamento in cui sono delineate le priorità per i prossimi anni, sia per nuovi gruppi di prodotti da esaminare che di revisione dei regolamenti in materia di progettazione ecocompatibile ed etichettatura energetica;[13]
- una comunicazione che chiarisce la posizione dei processi di termovalorizzazione nella gerarchia dei rifiuti e il loro ruolo nella transizione a un’economia circolare,[14] fornisce orientamenti sugli strumenti economici e di pianificazione, e individua tecnologie e processi che attualmente hanno le maggiori potenzialità;[15]
- la proposta di modifica della direttiva 2011/64/CE (o direttiva RoHS) che restringe l’uso di sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE), favorisce l’opportunità, sia tecnica che economica, del riciclo a fine vita, e incrementa la prevenzione di rifiuti;[16]
- una comunicazione per una strategia europea per le plastiche nell’economia circolare, orientata a trasformare la catena del valore dei prodotti in plastica, dalla progettazione al consumo, alla gestione del fine vita, attraverso azioni indirizzate a incrementare la vita utile e il riciclo di qualità dei prodotti;[17]
4. Il Pacchetto Economia Circolare (2018)
Esso è un insieme di quattro direttive entrate in vigore nel giugno 2018, che modificano sei precedenti direttive su rifiuti, imballaggi, discariche, rifiuti elettrici ed elettronici, veicoli fuori uso e pile.[18] L’obiettivo è la tutela ambientale, con una riduzione media annua delle emissioni di 617 milioni di tonnellate di Co2 equivalente, con un impatto positivo sull’occupazione – attraverso la realizzazione di 500 mila posti di lavoro – e sull’economia dell’area euro favorendo, secondo stime del Parlamento Europeo, una crescita del Pil fino al 7% in più entro il 2035.[19]
La strategia a lungo termine è quella di coinvolgere le aziende nel realizzare prodotti con materiali nuovi, interamente riutilizzabili e che quindi non generino scarti, mentre quella a breve e medio termine è gestire gli scarti prodotti in modo più responsabile, attraverso il riutilizzo ed il riciclo.[20]
Tra gli obiettivi delle nuove direttive è previsto:
- il riciclo entro il 2025 per almeno il 55% dei rifiuti urbani (60% entro il 2030 e 65% entro il 2035) e parallelamente si vincola lo smaltimento in discarica (fino ad un massimo del 10% entro il 2035);
- il 65% degli imballaggi dovrà essere riciclato entro il 2025 e il 70% entro il 2030;
- i rifiuti tessili e i rifiuti pericolosi delle famiglie (come vernici, pesticidi, oli e solventi) dovranno essere raccolti separatamente dal 2025 e, sempre a partire dal 2025, i rifiuti biodegradabili dovranno essere obbligatoriamente raccolti separatamente o riciclati a casa attraverso il compostaggio;
- per quel che riguarda la discarica, il pacchetto limita la quota di rifiuti urbani da smaltire a un massimo del 10% entro il 2035.[21]
5. Il Green Deal Europeo (2019)
L’11 dicembre 2019, la Commissione ha presentato la comunicazione sul Green Deal Europeo. Si tratta di una nuova strategia di crescita “volta a trasformare l’UE in una società a impatto climatico zero, giusta e prospera, dotata di un’economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva”.[22]
Il Green Deal prevede un piano d’azione volto a promuovere l’economia circolare, ripristinare la biodiversità e ridurre l’inquinamento, illustrando gli investimenti necessari e gli strumenti di finanziamento disponibili, garantendo una transizione equa e inclusiva.[23]
Le principali azioni previste dal piano sono:
- investire in tecnologie rispettose dell’ambiente;
- sostenere l’industria nell’innovazione;
- introdurre forme di trasporto privato e pubblico più pulite, più economiche e più sane;
- decarbonizzare il settore energetico;
- garantire una maggiore efficienza energetica degli edifici;
- collaborare con i partner internazionali per migliorare gli standard ambientali mondiali.[24]
L’UE fornirà inoltre sostegno finanziario e assistenza tecnica per aiutare i soggetti, come lavoratori e imprese, colpiti dal passaggio all’economia verde, attraverso il ‘meccanismo per una transizione giusta’, che contribuirà a mobilitare almeno 100 miliardi di euro per il periodo 2021-2027 nelle regioni più colpite.[25]
6. Il Nuovo Piano di Azione per l’Economia Circolare (2020)
Come parte integrante del Green Deal, l’11 marzo 2020, la Commissione ha pubblicato il Nuovo Piano d’Azione per l’Economia Circolare.[26] Ancora una volta si pone l’enfasi sull’ecodesign e la progettazione sostenibile, nonché sulla responsabilizzazione dei consumatori, i quali devono ricevere informazioni attendibili e pertinenti sui prodotti presso il punto vendita, anche in merito alla durata di vita e alla disponibilità di servizi di riparazione, pezzi di ricambio e manuali di riparazione, in modo che possano compiere scelte più sostenibili e beneficiare di un vero e proprio “diritto alla riparazione”.[27]
La Commissione, inoltre avvierà azioni concrete nei settori che utilizzano più risorse e che hanno un elevato potenziale di circolarità, ossia:
- elettronica: un’”Iniziativa per un’elettronica circolare” per prolungare la vita utile dei prodotti, migliorare raccolta e trattamento dei rifiuti;
- batterie e veicoli: un nuovo quadro normativo per le batterie al fine di migliorare la sostenibilità;
- imballaggi: disposizioni che definiscano cosa è consentito immettere sul mercato dell’UE, incluse prescrizioni per la riduzione degli imballaggi eccessivi;
- plastica: disposizioni relative al contenuto riciclato e attenzione particolare alla questione delle microplastiche e alle plastiche a base biologica e biodegradabili;
- tessili: una nuova strategia globale dell’UE per rafforzare la competitività e l’innovazione nel settore e promuovere il mercato dell’UE per il riutilizzo dei tessili;
- edilizia: una strategia generale per un un’edilizia sostenibile che promuova i principi della circolarità negli edifici;
- alimentari: un’iniziativa legislativa sul riutilizzo al fine di sostituire, nei servizi di ristorazione, imballaggi, oggetti per il servizio da tavola e posate monouso con prodotti riutilizzabili;
- riduzione dei rifiuti: una politica rafforzata in materia di rifiuti a sostegno della circolarità e della prevenzione, funzionale al raggiungimento dell’obiettivo di ridurne la produzione totale e di dimezzare la quantità di rifiuti urbani residui (non riciclati) entro il 2030. La Commissione esaminerà la possibilità di introdurre un modello armonizzato a livello di UE per la raccolta differenziata dei rifiuti e l’etichettatura. La proposta si occuperà in particolare delle combinazioni più efficaci di modelli di raccolta differenziata, della densità e dell’accessibilità dei vari punti di raccolta, tenendo conto delle diverse situazioni locali e regionali.[28]
7. Il ruolo della pandemia e gli sviluppi più recenti
Il percorso delineato dal Green Deal non è stato interrotto dalla pandemia. Infatti, come evidenzia il Rapporto ASviS 2020, la risposta dell’Unione europea alla crisi va proprio nella direzione di rafforzare gli impegni a favore dello sviluppo sostenibile, con una accelerazione senza precedenti del processo di integrazione europea. La tabella di marcia “Verso un’Europa più resiliente, sostenibile ed equa” proposta dalla Commissione e accolta dal Consiglio europeo il 23 aprile 2020 ha indicato con chiarezza la necessità di reagire alla crisi con un “piano Marshall per una crescita inclusiva e sostenibile”.[29]
La parte più consistente del fondo ‘Next Generation EU’ (672,5 miliardi di euro), proposto dalla Commissione, verrà erogata con un meccanismo che prevede la presentazione di ‘Piani nazionali per la ripresa e la resilienza’, nei quali gli Stati membri devono definire il programma di riforme e investimenti per il periodo 2021-23, valutati dalla Commissione verificandone la coerenza con gli obiettivi di rafforzamento della crescita, creazione di posti di lavoro e resilienza sociale ed economica dello Stato membro. L’effettivo contributo dei progetti per i quali si chiede il finanziamento alla transizione verde e digitale rappresenta una condizione preliminare ai fini di una valutazione positiva. Per il finanziamento, è stata prevista l’introduzione di un’aliquota di prelievo di 0,80 euro per chilogrammo di rifiuti di plastica non riciclati che si applicherà a decorrere dal 1° gennaio 2021. Inoltre, nel primo semestre del 2021 la Commissione presenterà proposte relative a un meccanismo di adeguamento del prezzo del carbonio alla frontiera (border carbon tax) e su un sistema di scambio di quote di emissioni riveduto.
Il Consiglio europeo ha anche confermato che il 30% della spesa totale relativa a Next Generation EU dovrà essere usata per conseguire la neutralità climatica entro il 2050 e i nuovi obiettivi climatici dell’Unione per il 2030, sottolineando che tutte le spese dell’UE dovrebbero essere coerenti con gli obiettivi dell’accordo di Parigi e con il principio del ‘non nuocere’ all’ambiente indicato nel Green Deal europeo. La quota della spesa prevista dalla nuova Politica Agricola Comune (PAC) che dovrebbe essere destinata all’azione per il clima è pari al 40%.[30]
Anche l’attività del Parlamento Europeo non si è fermata: il 25 novembre 2020 è stata approvata una risoluzione per il riconoscimento del summenzionato “diritto alla riparazione”. Non è uno strumento normativo vincolante ma, con essa, il Parlamento ha chiesto alla Commissione di porre in essere iniziative volte a rimuovere tutti gli ostacoli che impediscono la riparazione e il riutilizzo dei prodotti.[31]
In particolare, è stata chiesta l’introduzione di un’etichetta obbligatoria sul grado di riparabilità e sulla durata stimata di ciò che abbiamo acquistato, che includa un “indice di riparabilità”, ossia un punteggio che consenta al consumatore di decidere se convenga o meno acquistare un apparecchio elettronico in base alla possibilità di ripararlo. Inoltre, il consumatore deve poter accedere facilmente a ulteriori informazioni, come la disponibilità dei pezzi di ricambio, il costo medio delle componenti che si possono sostituire e i tempi approssimativi raccomandati per la consegna e la riparazione. Le case produttrici devono impegnarsi a rendere leggibili e accessibili le istruzioni per riparare e smontare un prodotto.[32]
Tutte queste misure rappresentano solo un’esemplificazione della crescente sensibilità dell’Unione in materia di sostenibilità ambientale. Un altro grande contributo, però, arriva dal settore privato e industriale, nel quale sono stati concepiti nuovi modelli di business e strategie aziendali in linea con le sempre più urgenti necessità di tutela dell’ambiente e di promozione dell’economia circolare.
[1] Si tratta degli ESIF, ossia gli European structural and investment funds, che sono, nello specifico: European regional development fund, European social fund, Cohesion fund, European agricultural fund for rural development, European maritime and fisheries fund. Per maggiori informazioni: Commissione Europea, European structural and investment funds, Ec.europa.eu. disponibile all’indirizzo: https://ec.europa.eu/info/funding-tenders/funding-opportunities/funding-programmes/overview-funding-programmes/european-structural-and-investment-funds_en, consultato a dicembre 2020.
[2] Commissione Europea, Horizon 2020, Ec.europa.eu. Disponibile all’indirizzo: https://ec.europa.eu/programmes/horizon2020/en/, consultato a dicembre 2020.
[3] Banca Europea per gli Investimenti, European Fund for Strategic Investments, Eib.org. Disponibile all’indirizzo: https://www.eib.org/en/efsi/index.htm, consultato a dicembre 2020.
[4] Cfr. Commissione Europea, Verso un’economia circolare. Closing the loop of the products lifecycle, Ec.europa.eu. Disponibile all’indirizzo: https://ec.europa.eu/commission/priorities/jobs-growth-and-investment/towards-circular-economy_it, consultato a dicembre 2020; per maggiori informazioni sul programma LIFE: Commissione Europea, LIFE Programme, Ec.europa.eu. Disponibile all’indirizzo: https://ec.europa.eu/easme/en/life, consultato a dicembre 2020.
[5] Per approfondire si consiglia la lettura di Roberta Iacobucci, Economia circolare: nuove strategie di mercato, Ius in itinere, 7 gennaio 2020. Disponibile all’indirizzo: https://www.iusinitinere.it/economia-circolare-nuove-strategie-di-mercato-24892, consultato a dicembre 2020.
[6] Cfr. Julian Kirchherr, Denise Reike, Marko Hekkert, Conceptualizing the circular economy: An analysis of 114 definitions, in “Resources, Conservation and Recycling”, Volume 127, Dicembre 2017, pp. 221-232.
[7] Cfr. Ibid.
[8] Cfr. Parlamento Europeo, Economia circolare: definizione, importanza e vantaggi, Attualità – Parlamento Europeo, 2 dicembre 2015, aggiornato il 10 aprile 2018. Disponibile all’indirizzo: https://www.europarl.europa.eu /news/it/headlines/economy/20151201STO05603/economia-circolare-definizione-importanza-e-vantaggi, consultato a luglio 2020.
[9] Considerato come sviluppo che “possa soddisfare i bisogni delle generazioni attuali senza danneggiare quelli delle generazioni future”.
[10] Si veda, per una rassegna dettagliata, Cristina Tagliaferro, La politica ambientale europea: l’evoluzione, i principi e gli strumenti, Università degli Studi di Napoli “Federico II”. Disponibile all’indirizzo: http://wpage.unina.it/cicia/PoliticaUE.pdf, consultato a dicembre 2020.
[11] Cfr. COMMUNICATION FROM THE COMMISSION TO THE EUROPEAN PARLIAMENT, THE COUNCIL, THE EUROPEAN ECONOMIC AND SOCIAL COMMITTEE AND THE COMMITTEE OF THE REGIONS, Closing the loop – An EU action plan for the Circular Economy, COM (2015) 614 final.
[12] Cfr. COM (2016) 157 final.
[13] Cfr. COM (2016) 773 final.
[14] I processi di termovalorizzazione dei rifiuti, sebbene non auspicabili e posti come ‘ultima spiaggia’ alternativa al conferimento in discarica, sono ritenuti necessari nell’ottica di una progressiva transizione verso un’economia circolare (allo stesso modo in cui l’uso del gas è ritenuto necessario per la transizione verso un modello alimentato a fonti di energia rinnovabile).
[15] Cfr. COM (2017) 34 final.
[16] Cfr. COM (2017) 38 final.
[17] COM (2018) 28 final.
[18] Si tratta, in particolare di:
- Direttiva 2018/851, che modifica la direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti
- Direttiva 2018/852, che modifica la direttiva 1994/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio;
- Direttiva 2018/850, che modifica la direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti
- Direttiva 2018/849 (di cui l’art.1 modifica la direttiva 2000/53/CE relativa ai veicoli fuori uso e gli articoli 2 e 3 modificano la direttiva 2006/66/CE relativa a pile e accumulatori e ai rifiuti di pile e accumulatori e la direttiva 2012/19/UE sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche).
Cfr. Federica Della Monica, Il “pacchetto economia circolare” dell’UE e la trasformazione del nostro attuale ciclo di produzione in un modello più sostenibile, Dirittoconsenso.it, 3 agosto 2020. Disponibile all’indirizzo: https://www.dirittoconsenso.it/2020/08/03/pacchetto-ue-economia-circolare/, consultato a dicembre 2020.
[19] Cfr. Confindustria, Entrate in vigore le quattro direttive europee sull’economia circolare, Economiacircolare.confindustria.it. Disponibile all’indirizzo: http://economiacircolare.confindustria.it/entrate-in-vigore-le-quattro-direttive-europee-sulleconomia-circolare/, consultato a dicembre 2020.
[20] Cfr. Ibid.
[21] Cfr. Elisa Poggiali, Pacchetto europeo per l’economia circolare 2018, PeoplePlanetProfit.it, 15 gennaio 2019. Disponibile all’indirizzo: , consultato a dicembre 2020.
[22] Cfr. Consiglio Europeo, Green Deal Europeo, Consilium.europa.eu. Disponibile all’indirizzo: https://www.consilium.europa.eu/it/policies/green-deal/, consultato a dicembre 2020.
[23] Cfr. COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI, Il Green Deal europeo, COM (2019) 640 final.
[24] Cfr. Commissione Europea, Green Deal Europeo, Ec.europa.eu. Disponibile all’indirizzo: https://ec.europa.eu/info/strategy/priorities-2019-2024/european-green-deal_it, consultato a dicembre 2020.
[25] Cfr. Commissione Europea, Just Transition Mechanism, Ec.europa.eu. Disponibile all’indirizzo: https://ec.europa.eu/info/strategy/priorities-2019-2024/european-green-deal/actions-being-taken-eu/just-transition-mechanism_en, consultato a dicembre 2020.
[26] COM (2020) 98 final.
[27] Cfr. Ministero dell’Ambiente, Adottato il nuovo piano d’azione dell’UE sull’Economia Circolare, Piattaforma delle Conoscenze. Buone pratiche per l’ambiente e per il clima. Disponibile all’indirizzo: , consultato a dicembre 2020.
[28] Cfr. Ibid.
[29] Cfr. ASviS, L’Italia e gli obiettivi di Sviluppo Sostenibile – Rapporto ASviS 2020, Asvis.it, Roma, 2020. Disponibile all’indirizzo: https://asvis.it/public/asvis2/files/Rapporto_ASviS/Rapporto_ASviS_2020/Report_ASviS_2020_FINAL8ott.pdf, consultato a dicembre 2020.
[30] Ibid.
[31] Cfr. Parlamento Europeo, Parliament wants to grant EU consumers a “right to repair”, Press Release of European Parliament, 25 novembre 2020. Disponibile all’indirizzo: https://www.europarl.europa.eu/news/en/press-room/20201120IPR92118/parliament-wants-to-grant-eu-consumers-a-right-to-repair, consultato a dicembre 2020.
[32] Cfr. L’Europarlamento approva la risoluzione sul diritto alla riparazione. “Ora va cambiato il sistema”, EconomiaCircolare.com, 27 novembre 2020. Disponibile all’indirizzo: , consultato a dicembre 2020.
Fonte immagine: https://wallup.net/nature-circle-abstract/
Ho conseguito un Master in Finanza Etica presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, laureato magistrale in Relazioni Internazionali presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” e studente del Master in Circular Economy Management presso la Libera Università degli Studi Sociali (LUISS) “Guido Carli” di Roma. Mi appassionano i temi dello sviluppo sostenibile, dell’economia sociale e circolare, della responsabilità sociale delle imprese, della tutela dell’ambiente e dei diritti umani. Scrivo perché credo che la conoscenza debba essere libera e alla portata di tutte e tutti per costruire un Mondo e una società migliore.