L’Oversight Board di Facebook conferma la sospensione degli account di Trump
Oggi, 5 maggio 2021, l’Oversight Board di Facebook[1] ha confermato la decisione di Facebook di bloccare l’accesso dell’allora presidente Donald Trump alla pubblicazione di contenuti sulla sua pagina Facebook e sul suo account Instagram[2]. Una decisione quella del “tribunale” del social network che si inserisce sul solco di un dibattito che dallo scorso 7 gennaio 2021 aveva infiammato il globo. Il 21 gennaio 2021, Facebook aveva dichiarato di aver rimesso la questione dinanzi all’Oversight Board al fine di giungere ad una decisione indipendente, anche in considerazione dell’importanza cruciale che la stessa ha nel dibattito tra libertà di espressione e controllo delle piattaforme: si tratta, difatti, di stabilire un precedente autorevole e testimone di come l’azienda tratterà in futuro i leader mondiali che infrangono le proprie regole.
Sebbene, dunque, il Board confermi in prima battuta la decisione presa da Mark Zuckerberg, si sofferma anche sulla durata di questa sanzione ove stabilisce che non è appropriato imporre un blocco temporalmente indeterminato[3]. Difatti, le normali sanzioni di Facebook includono la rimozione del contenuto violato, l’imposizione di un periodo di sospensione limitato nel tempo, o la disabilitazione permanente della pagina e dell’account. Il Consiglio insiste nel ritenere che Facebook riveda questa sanzione per determinare e giustificare una risposta proporzionata che sia coerente con le regole che sono applicate agli altri utenti della sua piattaforma ed assegna, altresì, (come farebbe un qualsiasi giudice) all’azienda un termine perentorio di sei mesi per riesaminare la decisione presa nei confronti di Trump.
Il punto in decisione non riguarda un utente qualunque[4] e esplicita la necessità di una maggiore accortezza quando vengono imposte sanzioni contro “influential users”. Per tale ragione, il Board sollecita Facebook nell’individuare delle regole che possano guidare l’azienda quando deve imporre una sanzione contro tali “utenti influenti”. L’approccio che viene suggerito è quello di valutare caso per caso il rischio ed osservare se lo stesso sia diminuito, prima che la sospensione termini. Se Facebook, al contrario, dovesse riscontrare che l’utente pone ancora un serio rischio di incitare alla violenza imminente, alla discriminazione o ad altre azioni illegali, potrà stabilire un’altra sospensione limitata nel tempo, allo scopo di contemperare sia l’interesse a proteggere la sicurezza pubblica sia l’esercizio della libertà di espressione tramite un proporzionato risk assessment.
Con riferimento al caso di specie, i post pubblicati da Trump sui suoi account Facebook e Instagram tramite i quali aveva supportato “i patrioti” che, in quelle ore, stavano attaccando Capitol Hill, sono stati considerati dal Board in violazione delle regole dei social che vietano di lodare o sostenere le persone coinvolte in atti di violenza. Un appoggio che, come si esplicita nella decisione, non era mancato neanche nei giorni precedenti il 7 gennaio, durante i quali, sfruttando la propria presa mediatica, Trump aveva creato “un ambiente in cui era possibile un serio rischio di violenza”.
Il ruolo dell’Oversight Board
Il discusso “tribunale” indipendente creato da Facebook supervisiona le decisioni sulla moderazione dei contenuti ed è uno strumento che ha come intento quello di fornite agli utenti un nuovo rimedio contro la rimozione discrezionale dei contenuti, rendendo il processo decisionale dell’azienda sulla moderazione dei contenuti più responsabile e trasparente[5]. Senza soffermarsi in questa sede, sebbene sia un tema di estrema rilevanza, su ciò che questa “istituzione” rappresenta nell’ambito del difficile equilibrio di potere tra pubblico e privato[6], è di estrema rilevanza che il Board abbia ripreso Facebook sul sistema di adjudication di cui si è servito in questa circostanza. Nella decisione si legge, difatti, che, al parere del Board, Facebook si è celato dietro il rimando ad una decisione del Consiglio su questo spinoso tema giuridico e politico.
Un altro punto che sicuramente può far discutere in tema di equilibrio di poteri è il ruolo assegnato all’azienda nello stabilire le sanzioni per chi viola i propri termini e condizioni. Sanzioni che devono essere, al parere del Board, “necessarie e proporzionate, che rispondano alle gravi violazioni delle sue politiche di contenuto”. Il Consiglio, difatti, non ha (né si attribuisce) il ruolo di individuare tali sanzioni, ma deve garantire, piuttosto, che le regole e i processi di Facebook siano coerenti con le sue politiche di contenuto, i suoi valori e i suoi impegni sui diritti umani. Per tali ragioni, il Board non individua una soluzione al problema posto da Facebook e insiste che l’azienda applichi e giustifichi una sanzione definita temporalmente e rispettosa dei canoni di proporzionalità richiamati.
L’aspetto che occorre evidenziare, in conclusione, è che il Board ha anche comunicato a Facebook delle raccomandazioni di policy allo scopo di sviluppare delle politiche che promuovano la sicurezza pubblica e rispettino la libertà di espressione.
Nel frattempo, Trump non si è arreso a questo “social detox” forzato ed ha recentemente lanciato la sua piattaforma chiamata “From the Desk of Donald” attraverso la quale potrà pubblicare post, foto e video che gli utenti potranno ricondividere[7].
La decisione è scaricabile qui in lingua inglese e in formato pdf.
[1] Oversight Board, Case decision 2021-001-FB-FBR, disponibile qui: https://oversightboard.com/decision/FB-691QAMHJ/
[2] F. Paolucci, Il blocco dei social di Trump e la libertà di espressione online, Ius in itinere, disponibile qui: https://www.iusinitinere.it/il-blocco-dei-social-di-trump-e-la-liberta-di-espressione-online-35567
[3] Dalla decisione di Facebook del 7 gennaio 2021: “indefinitely and for at least the next two weeks until the peaceful transition of power is complete.”
[4] Senza considerare la giurisprudenza americana che già aveva valutato l’account di Donald Trump come “pubblico” e non un semplice utente al pari degli altri. Si veda Knight Institute v. Trump, No. 1:17-cv-05205 (S.D.N.Y.), https://knightcolumbia.org/cases/knight-institute-v-trump.
[5] K. Klonick, The Facebook Oversight Board: Creating an Independent Institution to Adjudicate Online Free Expression, The Yale Law Journal, 30 giugno 2020.
[6] Estensivamente sul tema O. Pollicino e G. De Gregorio, Shedding Light on the Darkness of Content Moderation, Verfassungsblog, 5 febbaio 2021, https://verfassungsblog.de/fob-constitutionalism/
[7] Trump plans social media return with his own platform, adviser tells Fox News, Reuters, 22 marzo 2021, https://www.reuters.com/world/us/trump-plans-social-media-return-with-his-own-platform-adviser-tells-fox-news-2021-03-21/
Federica Paolucci, è Dottoranda in Diritto Costituzionale Comparato presso l’Università Commerciale Luigi Bocconi, dove ha avuto anche modo di approfondire gli aspetti relativi al diritto e alla tecnologia frequentando nell’a.a. 2020/2021 LLM in Law of Internet Technology.