Tax ruling: quale la novità sulla frontiera della trasparenza in ambito fiscale?
La tax ruling è la pattuizione secondo la quale sulla base di nuovi accordi governo-impresa finalizzati alla lotta all’evasione e con lo scopo di aumentare la trasparenza fiscale e contrastare con strumenti più efficaci l’erosione della base imponibile si attua uno scambio obbligatorio oltre che automatico di ogni informazione riguardo qualsivoglia accordo fiscale con le aziende.Provvedendo ad eliminare perciò la discrezionalità concessa ai governi di decidere se e quando le loro decisioni in materia fiscale risultino vincolanti.
Ulteriore novità è l’obbligatorietà del rapporto trimestrale sullo scambio d’informazioni. Per definizione elusione è “il comportamento messo in pratica dal contribuente che pone in essere un negozio giuridico o una concatenazione di atti giuridici di per sé leciti, al solo scopo di ridurre l’obbligazione tributaria.”[1] All’atto pratico i comportamenti di alcune aziende potrebbero concretizzarsi in manovre elusive allorchè si manifestino atteggiamenti atti a sfruttare le lacune del sistema fiscale europeo e la segretezza delle informazioni fiscali per fini illeciti, elementi che il tax ruling tende a abbattere con l’ introduzione di un nuovo e più efficiente sistema trasparente della fiscalità.
Il tax ruling rappresenta quindi una decisione anticipata in materia fiscale attraverso cui le autorità di uno Stato membro forniscono ad una società , facente parte di uno stato membro UE a sua volta, le modalità con cui sarà calcolata l’imposta sul reddito societario. Al momento ogni Stato membro ha fornito una diversa di decisione e alcune multinazionali, sfruttando la complessità delle norme fiscali e la mancanza di cooperazione tra gli Stati membri, spostano i profitti nelle loro filiali nazionali in cui sono tassati meno. Il tutto è reso possibile dalla precarietà della legge in materia fiscale internazionalisticamente parlando[2], che permette una fastidiosa ambiguità nel merito della scelta del regime fiscale applicabile ( cd. criterio del collegamento) . Il pacchetto sulla trasparenza fiscale mira a garantire che gli Stati membri dispongano delle informazioni di cui hanno bisogno per proteggere le loro basi imponibili ed individuare le aziende che cercano di evitare di pagare la loro giusta quota di tasse. Il numero dei tax ruling (o Apa, Advanced pricing agreements, la tipologia di accordo più diffusa) firmati da Stati membri della Ue è aumentato del 64% tra il 2015 e il 2016 , salendo da 1.252 a 2.053.[3] Ad oggi il Belgio tiene testa, ma rimangono esclusi molti Stati tra cui Bulgaria, Croazia, Cipro, Estonia, Malta e Slovenia. L’Italia con 73 accordi unilaterali alla fine del 2016 si riesce a posizionare nella parte alta della ipotetica classifica, con un aumento rispetto al 2015, quando gli accordi erano stati 61. Quali le prospettive future? Probabilmente un importante incremento della “strategia” tax ruling che riuscirà a prendere piede anche dove tutt’oggi risulta ancora bandita grazie agli innumerevoli benefici privati e fiscali della manovra fiscale.
C’eravamo già occupati di tax ruling, delineandone i caratteri generali ed esaminando la normativa di matrice europea.
Fonti
[1] https://it.wikipedia.org/wiki/Elusione_fiscale
[2] Contributo di Claudia Scardino in :
[3] Dati disponibili sul sito: http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2018-03-15/crescono-ue-accordi-fiscali-le-multinazionali-64percento-un-anno-115430.shtml?uuid=AET3DNHE