Il sistema Bancario Polacco: un modello da seguire?
Il sistema Bancario Polacco: un modello da seguire?
a cura di Gabriele Longo, socio ELSA Siena
Il diritto comparato è una branca del diritto che si prefigge di studiare gli istituti tra ordinamenti giuridici evidenziandone le differenze e le similitudini, con questo spirito mi sono avvicinato ad un ordinamento giuridico est-europeo, la Polonia, del quale mi ha piacevolmente stupito un dato che è stato l’incipit della mia indagine: “il tasso di crescita medio annuo del Pil negli anni 1990-2018 in Polonia è stato il più alto nel gruppo di undici Paesi dell’Europa centrale e orientale e quasi tre volte superiore rispetto ai cosiddetti vecchi Paesi dell’Unione Europea (EU15), entro la fine del 2019 è probabile che superi il Portogallo”.
Secondo il rapporto “L’Europa centrale e orientale di fronte alle tendenze globali: economia, società e imprese” realizzato dalla Scuola di Economia SGH di Varsavia, la più antica università di settore polacca, la quale si è basata su una elaborazione dei dati Eurostat, Commissione Ue e Gus [1], presentato in apertura del 29/o Forum Economico di Krynica, la cosiddetta Davos dell’Est Europa, con oltre 4.500 partecipanti tra politici, esperti di economia e manager, la Polonia ha, in termini di Pil pro capite, completamente colmato il divario di sviluppo rispetto alla Grecia nel 2015 e, supponendo che le tendenze di crescita media persistano, occorreranno 14 anni per raggiungere il livello medio di reddito pro capite UE-15 e 21 anni per raggiungere la Germania [2].
La Polonia ha adottato durante gli ultimi anni una gestione prudente del sistema bancario nazionale, sotto questo aspetto un ruolo da protagonista è stato giocato dalla Banca Centrale che, nel suo ruolo di regolatore, ha posto una grande attenzione sulla totalità dei fenomeni economici concernenti il paese. I due atti normativi che disciplinano e reggono l’intero sistema creditizio Polacco sono il Banking Act e l’Act della Banca Nazionale Polacca, entrambi sono stati adottati dal legislatore nel 1997, e rivestono un ruolo fondamentale per la disciplina di settore; rendono infatti la struttura e le competenze della banca centrale in toto compatibili con la legislazione dell’Unione Europea. Le norme bancarie in esame hanno però una rilevanza che va oltre la sola regolamentazione dei fenomeni finanziari, lo dimostra il fatto che si tratta di norme che hanno contribuito ad avvicinare il settore bancario polacco agli standard mondiali favorendone l’integrazione con i mercati finanziari internazionali. L’Ente indipendente che svolge le tradizionali funzioni di Banca Centrale è la Banca Nazionale Polacca Narodowy Bank Polski (Banca Nazionale Polacca) o, molto più semplicemente, NBP. La funzione di vigilanza all’interno del settore Bancario è invece svolta da una Commissione, la quale dal punto di vista sistematico si pone alla stregua di un organo autonomo all’interno della NBP; più precisamente parliamo della Komisja Nadzoru Finansowego[3] (KNF) – Commissione di Vigilanza Finanziaria (CVF).
La Komisja, è stata costituita con legge del 21 luglio 2006, ed al fine di esercitare la vigilanza sul mercato finanziario ha assorbito le competenze delle preesistenti Autorità di vigilanza che operavano attraverso un approccio settoriale; infatti nel regime organizzativo pregresso esistevano diverse Autorità di Vigilanza che operavano sulla borsa, sulle assicurazioni, sui fondi pensione ed ovviamente sul settore bancario.
Al fine di facilitare la comprensione al lettore, propongo in estrema sintesi, le ampie competenze di quest’ Autorità attraverso una comparazione con il sistema italiano: la sola Komisja Nadzoru Finansowego in Polonia attrae verso di se tutte le competenze che secondo invece il diritto italiano sono da suddividere tra la Banca d’Italia come Autorità di vigilanza, la Commissione Nazionale per le società e la borsa (Consob), l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (Ivass) e la Commissione di Vigilanza sui fondi Pensione (Covip).
L’agenzia di rating Moody’s Corporation, società privata che esegue ricerche finanziarie e analisi sulle attività di imprese commerciali e statali, ha annunciato in un rapporto del 2018 che la prospettiva del sistema bancario polacco rimane stabile[4]; secondo le previsioni del gigante del rating infatti, la forte economia del paese sosterrà la domanda di servizi bancari e migliorerà la qualità dei prestiti concessi, si stima inoltre una continua crescita dello sviluppo del credito dovuto all’aumento dei consumi interni e degli investimenti. Secondo Heiko Peters, analista dell’agenzia per la Polonia, la Polonia è più resistente agli effetti delle tensioni commerciali globali rispetto ad altri Paesi dell’Europa centrale e orientale; il suo punto di vista è così deciso da affermare che nemmeno le minacce all’indipendenza del sistema giudiziario polacco potrebbero essere in grado di influenzare l’afflusso di investimenti esteri o la condizione dell’economia polacca. A sostegno della tesi di Peters, i dati emergenti dall’analisi della condizione economica del paese sono più che rosei: il sistema bancario polacco è contraddistinto da un elevato profilo di liquidità, con un rapporto prestiti/depositi molto buono e, contrariamente ad altri paesi del Centro ed Est Europa, il sistema bancario polacco non ha sofferto né in termini di funding a medio lungo termine né di liquidità. Inoltre la solidità del sistema bancario Polacco si evince altresì dal fatto che può ben vantare dei coefficienti patrimoniali per le principali banche piuttosto alti.
Per quanto concerne il contenuto del Banking law Act, più precisamente “Ustawa Prawo bankowe” nella sua lingua madre, leggere i primi articoli delle disposizioni generali è molto utile a comprendere la ratio che si cela dietro tale norma.
Ai sensi dell’art. 1 “La presente legge stabilisce le regole per l’esercizio dell’attività bancaria, per la costituzione e per l’organizzazione delle banche, delle succursali e delle rappresentanze di banche estere, e altresì delle filiali di enti creditizi, nonché le regole per l’esercizio dell’attività di vigilanza, per il concordato preventivo, per la liquidazione e il fallimento delle banche”. Con l’articolo 1 dunque il legislatore indica le finalità della legge, tali finalità possono rinvenirsi nell’individuazione delle regole che disciplinano l’esercizio dell’attività bancaria nonché dell’attività di vigilanza ad essa connessa, ed inoltre individua quali sono le disposizioni da seguire in relazione alla costituzione ed all’organizzazione delle banche.
L’art. 2 invece recita: “La banca è una persona giuridica costituita in conformità delle disposizioni di legge e operante sulla base di autorizzazioni che consentono l’esercizio di attività bancarie che gravano di rischio i fondi affidati con obbligo di restituzione a qualsiasi titolo”. Un approccio esegetico consente di comprendere che la rilevanza sottesa alle attività concernenti un rischio che ricade su fondi in relazione ai quali sussiste un obbligo di restituzione è tale da poter attribuire il “nomen” banca, non alle persone giuridiche che si siano meramente costituite secondo le previsioni di legge, ma è necessario altresì che queste si siano dotate delle autorizzazioni che consentono l’esercizio di tali attività.
Risulta molto interessante inoltre una disamina dell’art. 4, in quanto, sempre in ottica comparativa, risulta molto similare all’art. 1 del T.U.B[5]., ed infatti anche leggendo solo la sua prima parte, risulta palese la vicinanza tra i due testi:
“Nella presente legge si intendono per:
1) banca nazionale – la banca avente sede nel territorio della Repubblica di Polonia;
2) banca estera – la banca avente sede fuori dal territorio della Repubblica di Polonia, nel territorio di uno Stato extracomunitario;
3) istituzione finanziaria internazionale – l’istituzione finanziaria, nella quale la maggioranza del capitale sociale è detenuta da Stati membri dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico o dalle loro Banche centrali;
4) carta di pagamento – la carta che identifica l’emittente e il possessore autorizzato e che abilita al prelievo di contante e all’effettuazione di pagamenti nonché, nel caso di carta emessa da una banca o da un’istituzione autorizzata dalla legge alla concessione di crediti, anche al compimento di prelievi di contante o di pagamenti utilizzando il credito;
5) moneta elettronica – un valore monetario, costituente il corrispondente elettronico della moneta, che risponde congiuntamente alle seguenti condizioni:
a) è memorizzato su un supporto per dati elettronici;
b) è emesso sulla base di un contratto come corrispettivo di fondi monetari di valore nominale non inferiore al predetto valore;
c) è accettato come mezzo di pagamento da imprenditori diversi dagli emittenti;
d) su richiesta è convertito dall’emittente in mezzi monetari;
e) è espresso in unità monetarie.”
In entrambe le disposizioni emerge la portata definitoria, operare infatti all’interno di un settore così rilevante e complesso allo stesso tempo, richiede una corretta configurazione degli istituti e degli organi con i quali inevitabilmente ci si dovrà confrontare.
Da una disamina sommaria di alcune delle disposizioni inerenti alla disciplina di riferimento, il legislatore Polacco risulta essere molto attento agli aspetti organizzativi, regolativi e definitori del settore Bancario.
Note:
[1] Istituto di Statistica Polacco.
[2] Fonte (ANSA).
[3] Versione inglese del sito ufficiale della Komisja:
http://www.knf.gov.pl/en/index.html.
[4] Per approfondire si veda: .
[5] Per una attenta lettura del quale si veda: https://www.bancaditalia.it/compiti/vigilanza/intermediari/Testo-Unico-Bancario.pdf