sabato, Novembre 9, 2024
Sustainability Age

Lo tsunami normativo europeo ESG e le implicazioni giuridiche e di business

A Cura di Gaetano Vittoria 

Il mese di marzo dell’anno 2024 passerà probabilmente alla storia come uno dei mesi più prolifici per quanto concerne l’attività normativa del legislatore europeo in ambito ESG. Nel corso dei primi 15 giorni del mese di marzo le istituzioni europee hanno raggiunto un accordo su alcuni normative fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi del Green Deal europeo. Nello specifico:

  • Il regolamento che vieta nel mercato dell’UE i prodotti ottenuti con il lavoro forzato (Forced Labor Ban Regulation, “FLBR”);
  • La direttiva sui green claim (Green Claim Directive, “GCD”);
  • Il regolamento sui rifiuti e rifiuti da imballaggio (Packaging and Packaging Waste Regulation, “PPWR”);
  • La direttiva sugli obblighi di due diligence per le imprese (Corporate Sustainability Due Diligence Directive, “CS3D”).

Sebbene questi accordi necessitino ancora dell’approvazione finale e della successiva pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale affinché entrino in vigore, l’accordo delle tre istituzioni europee segna una rivoluzione sotto vari aspetti: nel modo di fare e concepire il business del futuro, nel gestire la compliance aziendale e nei confronti dei propri fornitori, negli impatti giuridici connessi a ciascuna delle sopracitate proposte normative.

Queste proposte vanno ad integrare un quadro normativo ESG esistente e particolarmente rilevante per i business (si pensi, ad esempio, alla normativa sulla reportistica non finanziaria, la Corporate Sustainability Reporting Directive).

Tale quadro normativo ha una sua coerenza politica ed incide su ciascuno dei pilastri dell’acronimo ESG. Infatti, la FLBR impatta sulla “S” (Social), la GCD e il PPWR incidono sulla “E” (Environment), mentre la CS3D rappresenta la normativa più omnicomprensiva in quanto contiene, oltre alla “E” ed alla “S”, importanti previsioni che toccano la “G” (Governance).

 

Gli impatti sul business

Con questo nuovo quadro normativo, è evidente che fare business oggi implica necessariamente farlo in maniera sostenibile. Infatti:

  • la FLBR vieterà nel mercato dell’Unione Europea l’immissione, la messa a disposizione o l’esportazione dal mercato europeo di prodotti ottenuti con il lavoro forzato. Questo implicherà inevitabilmente degli obblighi di adeguata verifica (due diligence) da parte delle imprese. Tali obblighi non potranno essere derubricati a mera compliance vista la rilevanza del tema trattato, degli obblighi normativi sottesi e degli aspetti reputazionali connessi alla non ottemperanza alla FLBR.

 

  • La GCD mira a responsabilizzare le aziende nelle proprie attività di marketing, obbligando le stesse a provare con dati scientifici la veridicità di ogni claim ambientale che venga pubblicizzato. Tra i vari obblighi posti dalla GCT, si segnala la necessità per le imprese di validare i propri claim ambientali attraverso un sistema di certificazione indipendente. L’impatto sul business, con particolare riferimento alle funzioni di marketing, è evidente: non sarà più ammesso (pena sanzioni rilevanti) un indiscriminato utilizzo di claim ambientali senza ottemperare agli stringenti requisiti imposti dalla GCT. In questo quadro normativo, la GCT è stretta parente della, e deve essere letta congiuntamente alla, direttiva relativa alla responsabilizzazione dei consumatori per la transizione verde (DECGT), di cui si è scritto nel precedente articolo su questa rivista.
  • Il PPWR costituisce una rivoluzione sul piano ambientale. La proposta normativa modifica il preesistente assetto normativo con lo scopo di ridurre gli sprechi, vietando l’utilizzo di determinati imballaggi monouso in plastica e mirando in ultima istanza al riciclo, nell’ottica e con l’obiettivo di una economia circolare. Dal punto di vista del business, il PPWR impone ai settori impattati di trovare soluzioni alternative ai prodotti che saranno vietati e, pertanto, un cambio di paradigma su come fare impresa.
  • Infine la CS3D, che rappresenta, tra tutte le normative descritte, la più rivoluzionaria ed impattante. La CS3D costituisce, infatti, una normativa epocale, il risultato di un lungo percorso iniziato a livello internazionale anni addietro (con le Nazioni Unite, attraverso l’emissione dei “UN Guiding Principle on Business and Human Rights”) allo scopo di proteggere i diritti umani (la “S” di ESG) e l’ambiente (la “E”), attraverso stringenti obblighi di due diligence da parte delle aziende (la “G”). Obblighi di due diligence che non si limiteranno alle attività poste in essere dall’azienda stessa, ma si estenderanno alle attività ambientali e sociali della propria catena del valore (value chain), cioè fornitori, distributori, produttori ecc. Anche qui, dunque, non una mera compliance, ma un diverso modo di pensare, implementare e controllare il business per assicurare il rispetto di diritti fondamentali, l’ambiente e, in ultima istanza, la stessa reputazione aziendale.

Gli impatti giuridici

Tanto lavoro per i giuristi! Ciascuna delle normative sopra elencate fornisce la possibilità ai giuristi d’impresa di svolgere un ruolo chiave nell’implementazione dei nuovi modelli di business.

La FLBR e la CS3D, per esempio, imporranno l’inserimento (e la relativa negoziazione) di specifiche clausole nei contratti con i fornitori. La GCD imporrà al dipartimento legale una cooperazione costante con le funzioni di marketing e comunicazione, nonché una preventiva ed intensa attività di training per generare consapevolezza sul nuovo contesto normativo. Il PPWR richiederà la presenza del legale nelle strategie di impresa per la messa al bando dei prodotti che saranno proibiti dalla normativa.

Il dato incoraggiante, da un punto di vista giuridico, è rappresentato dal fatto che il proliferare di normative comunitarie assicurerà una certa armonizzazione tra le legislazioni dei vari Stati membri, garantendo pertanto (almeno per grandi linee) una maggiore certezza del diritto, una minore frammentazione normativa in materia e la possibilità per i business di avere un unico modello di implementazione valido per tutto il territorio europeo, migliorando, da una parte, efficienza e flussi e riducendo, dall’altra, costi e processi di implementazione.

In virtù di tutto questo, è fondamentale che il giurista d’impresa sia parte integrante del leadership team aziendale al fine di supportare il management nell’adozione della strategia aziendale e determinare in anticipo quella legale, garantendo al business velocità di esecuzione, efficienza ed al contempo riducendo i rischi di natura legali ex ante.

 

Conclusioni

Stiamo vivendo un momento epocale, una rivoluzione culturale che si traduce in uno tsunami normativo. La normativa ESG non è solo un trend europeo, ma globale, con il proliferare di norme, di diverso grado ed intensità, in tutti gli angoli del globo. Il business ed i giuristi di oggi, ed ancora di più quelli di domani, non possono non conoscere, studiare ed approfondire tematiche che segneranno il solco normativo negli anni a venire.

 

Ps. Nei prossimi articoli di questa rivista verranno analizzati nel dettaglio le normative sopra citate. Stay tuned!

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